Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012
Attualmente redattore del mensile Mistero
rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno
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«E ci fu una battaglia nel cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone». Nel passo biblico Apocalisse 12:7 si parla semplicemente di Michele e dei suoi angeli impegnati in una strana guerra presumibilmente nelle sfere celesti. Chi è questo Michele? Perché è così importante tanto da combattere contro il dragone che ovviamente incarna le forze opposte del male?
Michele in latino significa “Quis ut Deus” ossia “Chi è come Dio”. In vari passi della Bibbia è riconosciuto come Arcangelo ed è generalmente associato anche ad altri due arcangeli, ossia Gabriele e Raffaele. È considerato tale anche nell’ambito della fede ebraica e islamica, oltre come abbiamo visto in quella cristiana. Nell’ambito della liturgia della chiesa cattolica i tre arcangeli vengono venerati in una data specifica, ossia il 29 settembre. Come si può notare la data è particolare perché è vicina temporalmente all’equinozio d’autunno.
La parola Arcangelo, invece, deriva dal latino archangelus e significa "angelo capo" o "capo degli angeli. Già da questo, quindi, possiamo comprendere l’importanza di tale figura.
Chi è San Michele Arcangelo
Per capire la figura di San Michele Arcangelo bisogna far riferimento in prima battuta ai testi biblici. Nell'ultimo libro del Nuovo Testamento, l'Apocalisse di Giovanni, vengono decritti alcuni “strani” combattimenti celesti tra forze avverse; dopo la prima guerra in paradiso, l'Arcangelo è protagonista nel secondo scontro terreno contro il drago. San Michele Arcangelo guida di nuovo alla vittoria la milizia celeste degli angeli di Dio contro Satana e i suoi accoliti. Secondo la profezia, alla fine dei giorni, San Michele Arcangelo farà squillare la tromba annunziatrice del gran giudizio finale, quando il Regno dei Cieli verrà riconsegnato da Gesù Cristo al Dio Padre per l'eternità. Ecco perché è spesso raffigurato con in mano una bilancia con cui pesa le anime (psicostasia); questo particolare iconografico deriva dalla tradizione islamica, a sua volta tramandato dalla mitologia egizia e persiana e comunque non trova nessun fondamento e riscontro nelle scritture bibliche.
In origine Michele, comandante delle milizie celesti, dapprima accanto a Satana, si separa poi dallo stesso e dai suoi angeli che operano la scissione da Dio, poco prima di precipitare negli inferi.
Come abbiamo visto San Michele si celebra in prossimità del 21 settembre quando ha luogo l'equinozio d'autunno. Questo è un elemento simbolico non di poco conto. Il sole, infatti, in questa data entra nel segno della Bilancia, dando così inizio a un nuovo ciclo. Proprio la bilancia che per una strana coincidenza è uno degli elementi dell’apparato iconografico di san Michele.
L'autunno è il periodo nel quale avviene la separazione di cui parla Ermete Trismegisto quando dice: «Tu separerai il sottile dal denso con grande abilità». Separare il sottile dal denso vuol dire separare l’aspetto spirituale dal materiale. Metaforicamente il compito dell'Arcangelo Michele è forse quello di separare l'anima dal corpo in attesa proprio del giudizio finale e della grande mietitura.
Si tratta, dunque, di una figura molto importante non solo sul piano religioso ma soprattutto anche dal punto di vista spirituale e simbolico. Nel corso dei secoli, pertanto, la devozione ha determinato la nascita di diversi luoghi di culto in tutto il mondo e in particolare in Europa.
La linea di San Michele
Una misteriosa linea immaginaria unirebbe sette monasteri, dall’Irlanda fino a Israele, tutti dedicati alla figura dell’Arcangelo; sebbene lontanissimi tra loro, sembrerebbero perfettamente allineati su un asse geografico. Seconda la leggenda questa linea rappresenterebbe il colpo di spada con cui l’Arcangelo scacciò il demonio, relegandolo per sempre all’Inferno.
A quanto pare, però, questi punti geografici sarebbero anche dei punti energetici e proprio l’Italia è l’unica nazione ad avere sul proprio territorio la presenza di ben due nodi. Le leggende locali di questi luoghi sacri hanno una matrice comune: l’apparizione di San Michele, vincitore nella lotta contro il Drago, che avrebbe richiesto espressamente l’edificazione e l’istituzione del culto.
È importante notare che i punti di questa linea sono sette. Questo numero ha una valenza religiosa ed esoterica molto importante e particolare. Il numero sette, infatti, simbolo per eccellenza della ricerca mistica, rappresenta ogni forma di scoperta e conoscenza. Sette sono i chakra, ma anche i giorni della creazione. Il numero sette inoltre ha una valenza religiosa importante perché rappresenta Dio e la divinità proprio nell’atto della creazione.
Platone definiva il numero sette come “anima mundi”, mentre la settima lettera dell’alfabeto ebraico è ZAIN e indica l’eternità. Il numero sette quindi ha una perfezione intrinseca e rappresenta la mediazione tra umano e divino. Senza dimenticare poi che sette sono proprio gli arcangeli: Michele, Raffaele, Gabriele, Uriel, Raguel, Zedkiel e Jophiel.
Sette sono anche i metalli simbolici del percorso di trasmutazione alchemica: piombo, ferro, stagno, rame, mercurio, argento, oro. In quest’ottica alchemica, pertanto, la linea potrebbe rappresentare un percorso iniziatico verso la perfezione spirituale.
Tenendo conto di queste ipotesi la disposizione dei sette santuari potrebbe essere vista in un’ottica differente e in chiave simbolica.
Vi è poi una particolarità: è sorprendente notare la disposizione di questi santuari sulla linea. I tre siti più importanti Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Val di Susa e il santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano sono tutti alla stessa distanza di circa mille chilometri: un monito del santo affinché vengano sempre rispettati le leggi di Dio nella rettitudine e nella perfezione. Inoltre la linea sacra è in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d’estate.
La linea si snoda per oltre due mila chilometri tagliando l’intera l’Europa e può essere considerata una delle cosiddette “ley lines” ossia delle linee rette geografiche immaginarie che toccano alcuni punti importanti del mondo, venerati già in età preistorica.
Vediamo da vicino i singoli nodi di questa linea immaginaria.
Skelling Micheal
Il tracciato comincia in Irlanda, sull’isolotto semideserto di Skelling a 17 km dalle coste del Kerry, dove l’Arcangelo Michele sarebbe apparso a San Patrizio per aiutarlo a liberare il suo paese dal demonio. Si tratta di un monastero poco accessibile e visitato da pochissimi turisti perché non facilmente raggiungibile. È stato costruito intorno al 588 d.C.
Saint Micheal’s Mount
La linea si dirige poi verso sud e si ferma in Inghilterra, a St. Michael’s Mount, un isolotto della Cornovaglia che con la bassa marea si unisce alla terraferma. Proprio qui San Michele avrebbe parlato a un gruppo di pescatori nel 495 d.C.
Mont Saint Michel
La linea sacra prosegue poi in Francia, su un’altra celebre isola, Mont Saint-Michel, anch’essa tra i luoghi dell’apparizione dell’Arcangelo Michele nel 709 d.C. quando si è presentato al vescovo locale intimandogli che gli venisse costruita una chiesa nella roccia. Il santuario sorge su una formazione granitica e si eleva a un’altezza di 92 metri sul livello del mare, ma con la statua di San Michele collocata in cima alla guglia della chiesa abbaziale raggiunge i 170 metri. Il monastero si colloca precisamene in una località detta Gargant, pertanto non si esclude che furono proprio le popolazioni pugliesi del Gargano di Monte Sant’Angelo a edificarlo su richiesta di San Michele.
Sacra di San Michele
A ben mille chilometri di distanza, in Val di Susa in Piemonte, troviamo il quarto santuario. Sorge sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 chilometri da Torino. La costruzione dell’abbazia inizia intorno all’anno mille e nel corso dei secoli si sono aggiunte altre strutture. Secondo una leggenda un arcivescovo del luogo ebbe la visione dello stesso Arcangelo Michele che gli ordinò di erigere un santuario. La leggenda narra che una notte la cappella fu vista dalla popolazione come se fosse avvolta da un grande fuoco. La stessa scena si è ripetuta drammaticamente il 23 gennaio 2018 probabilmente a causa di un corto circuito.
Santuario di San Michele
Spostandosi di altri mille chilometri in linea retta si arriva in Puglia, sul Gargano, dove una caverna inaccessibile è diventata un luogo sacro. Il santuario fu iniziato intorno al 490 d.C. quando avvenne la prima apparizione dell’Arcangelo Michele a San Lorenzo Maiorano; da allora ci sono state poi altre tre apparizioni, l’ultima nel 1656. Ha ricevuto il titolo di “Celeste Basilica” e la sua torre ha la forma ottagonale.
Monastero di Symi
Dall’Italia la traccia dell’Arcangelo arriva poi al sesto santuario, in Grecia, sull’isola di Symi: qui il monastero custodisce un’effigie del santo alta tre metri, una delle più grandi esistenti al mondo.
La data della costruzione della chiesa non è nota ma secondo alcune notizie storiche molto probabilmente è stata eretta verso il 450 d.C. sul luogo ove sorgeva un antico tempio dedicato al dio Apollo. Sull’isola ci sono ben nove monasteri dedicati a San Michele ed è presente anche un antico castello che fu sede dal 1309 al 1522 dell'Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di Gerusalemme che governò l'isola.
Monastero del Carmelo
La linea sacra termina in Israele, al Monastero del Monte Carmelo ad Haifa. Questo luogo è venerato fin dall’antichità, ma la costruzione del santuario risale al XII secolo. Monte Carmelo significa letteralmente “Vigna di Dio” e ospita il cosiddetto monastero carmelitano di Stella Maris. Secondo la tradizione sarebbe stato fondato su una grotta che fu dimora del profeta Elia. È nominato anche nella Bibbia come luogo da cui lo stesso profeta sfidò Baal. Questo ultimo nodo della linea indicherebbe, dunque, simbolicamente proprio la battaglia finale, come abbiamo visto, che San Michele dovrebbe tenere contro il maligno in linea con il dettato profetico.
Una curiosità: il primo di questi santuari è stato scelto nel 2015 come sito per le riprese cinematografiche di due episodi della famosa saga di Guerre Stellari, usciti nelle sale di tutto il mondo rispettivamente nel dicembre 2015 e nel dicembre 2017 con i suggestivi titoli: “Il risveglio della Forza” (episodio VII) e “Gli ultimi Jedi” (episodio VIII). Due titoli stranamente profetici.
Box di approfondimento
Le ley lines
Sono definite anche linee temporanee e rappresentano allineamenti coerenti tra punti geografici distanti generalmente di interesse spirituale o che hanno comunque delle caratteristiche fisiche o simboliche simili e in comune. In Irlanda sono conosciute anche come “Sentieri delle Fate”, in Cina come “Linee del Drago”, per i peruviani sono le “Linee degli Spiriti” e i “Sentieri del Canto” per gli aborigeni australiani. Sono, dunque, comuni a varie culture.
L’espressione” ley line” è stata coniata nel 1921 dall'archeologo dilettante Alfred Watkins. Nel 1969 lo scrittore John Michell ha ripreso lo studio nel suo libro “The View Over Atlantis”, associandolo a teorie spirituali e mistiche sugli allineamenti delle forme della terra e collegandolo al concetto cinese di feng shui. Michell riteneva che esistesse una rete mistica di linee temporanee in particolar modo in tutta la Gran Bretagna.
Oltre alla funzione di collegamento tra diversi posti distanti tra di loro, queste linee nasconderebbero anche veri e propri flussi energetici simili a fiumi che si intersecano in linea retta sulla superficie terrestre. Il reticolato che verrebbe così a formarsi includerebbe tutta la Terra e sarebbe collegato, dunque, a nodi energetici dove generalmente vi è la presenza o l’abbondanza di acqua. Le linee hanno una valenza energetica perché sono collegate a particolari manifestazioni magnetiche e hanno una buona capacità di condurre elettricità. Il più delle volte è possibile rintracciare, proprio lungo le ley lines, anche i cosiddetti cerchi nel grano.
Esistono poi, all’opposto, punti di energie con valenza negativa, come per esempio il Triangolo delle Bermuda che potrebbe essere considerato una deformazione delle stesse ley lines.
Inoltre generalmente i posti che si trovano su queste linee hanno dei legami particolari con le fasi lunari e con i solstizi.
«Così, quando un mago è versato nella filosofia naturale e nella matematica e conosce le scienze che ne derivano, l’aritmetica, la musica, la geometria, l’ottica, l’astronomia e quelle che si esercitano a mezzo di pesi, di misure, di proporzioni, di giunzioni, nonché la meccanica, che è la risultante di tutte queste discipline, può compiere cose meravigliose che stupiscono gli uomini più colti». Così si esprimeva Cornelio Agrippa, convinto che la matematica, con le sue applicazioni pratiche e teoriche, possa essere considerata l’arte magica per eccellenza. Forse è effettivamente così, sebbene sin da piccoli siamo stati abituati a pensare che la matematica sia essenzialmente solo un groviglio di fredde e distaccate regole e formule astratte avulse da applicazioni reali. In effetti, però, non è così: la matematica può avere risvolti e utilizzi concreti anche nella vita di tutti i giorni (basti pensare per esempio al funzionamento dei più moderni strumenti tecnologici), ma soprattutto può essere la base di riferimento per importanti interpretazioni simboliche e in particolare legati alla numerologia, spesso utili per decodificare alcune opere d’arte o monumenti come per esempio le Piramidi che sono state costruite secondo calcoli ben precisi. In altre parole la matematica può essere considerata uno strumento importante, basti pensare, per esempio, ai risvolti esoterici e mistico-simbolici legati al pensiero di Pitagora. Tenuto conto di questo quadro di riferimento vi è poi un’applicazione matematica che si perde nella notte dei tempi, ma che ha un fascino particolare. Il suo nome è il quadrato magico.
Le origini
I quadrati magici erano già noti in Cina nei primi secoli dopo Cristo e forse addirittura nel IV secolo a.C. I primi quadrati magici risalgono addirittura all’antica Cina, ai tempi della dinastia Shang, nel duemila a. C., quando secondo la leggenda un pescatore trovò lungo le rive del fiume Lo, un affluente del fiume Giallo, una tartaruga che portava incisi sul suo guscio strani segni geometrici. Il pescatore portò la tartaruga all’imperatore e i matematici al suo servizio studiando quei segni scoprirono un’imprevedibile struttura: un quadrato di numeri con somma costante 15 su ogni riga, colonna e diagonale. Si trattava di un quadrato magico 3x3 (ossia di ordine 3) definito “Lo Shu”.
Le proprietà più interessanti di questo primo quadrato magico sono collegate alla teoria dello Yin-Yang, secondo la quale ogni cosa deriva dall’armoniosa opposizione di due originali forze cosmiche. Yang è la forza maschile, sorgente di calore, di luce e di vita, sotto l’influenza del Sole; Yin è invece la forza femminile che si sviluppa al buio, al freddo e nell’immobilità, sotto l’influenza della Luna. Nel “Lo Shu” i numeri dispari rappresenterebbero l’elemento maschile, mentre quelli pari l’elemento femminile. Il numero cinque, inoltre, rappresenta la Terra mentre gli altri numeri i punti cardinali e le stagioni. Ad esempio: uno è il nord e l’inverno, il nove è il sud e l’estate, il tre rappresenta l’est e la primavera e il sette l’ovest e l’autunno. Attorno al numero cinque si alternano coppie di numeri che rappresentano i quattro elementi: l’acqua, uno e sei; il fuoco, due e sette; il legno tre e otto e il metallo, quattro e nove.
In occidente, invece, i quadrati magici apparvero intorno al XIII secolo. Se ne trova traccia in un manoscritto in lingua spagnola, ora conservato nella biblioteca Vaticana, attribuito a Alfonso X di Castiglia. Già in questo testo i quadrati sono messi in relazione con i pianeti. Ricompaiono poi a Firenze nel XIV secolo in un manoscritto di Paolo Dagomari, matematico, astronomo e astrologo che fu tra l'altro in stretto contatto con Jacopo Alighieri, uno dei figli di Dante.
Con l'avvento della stampa, i quadrati magici crebbero enormemente, soprattutto grazie all’opera di Cornelio Agrippa che li descrisse in gran dettaglio nel libro II della sua opera Filosofia Occulta, definendoli "tavole sacre dei pianeti e dotate di grandi virtù, poiché rappresentano la ragione divina, o forma dei numeri celesti".
La vera riscoperta dei quadrati magici si ebbe, però, con lo sviluppo in Italia del neoplatonismo rinascimentale e quindi di riflesso delle scienze esoteriche. Il quadrato magico, però, è prima di tutto un concetto matematico.
Gli aspetti matematici
Si tratta di una disposizione di numeri interi all’interno di una tabella quadrata in cui siano rispettate due condizioni: i valori siano tutti distinti tra loro e la somma dei numeri presenti in ogni riga, in ogni colonna e in entrambe le diagonali, dia sempre lo stesso risultato, denominato "costante di magia". In matematica, una tabella di questo tipo è detta matrice quadrata. In modo analogo il numero di righe (o di colonne) è detto "ordine" del quadrato magico. Se si moltiplica la costante magica per l'ordine, si ottiene la somma di tutti gli interi del quadrato. Dunque una vera e propria struttura magica basta sui numeri.
I quadrati magici di ordine tre sino al nove, descritti come strumenti per attirare le influenze dei pianeti, si ritrovano in numerosi manoscritti a partire dal XV secolo. Tra i più noti possiamo citare il Liber de Angelis, un testo di magia angelica. I quadrati con ordini compresi tra tre e nove sono invece collegati simbolicamente ai vari pianeti. Nel corso dei secoli sono stati utilizzati per costruire talismani: le loro incisioni su placche d'oro o d'argento venivano impiegate come rimedi, per esempio, contro la peste o il mal d'amore.
Nell’edizione del 1533 nel libro II della sua opera Filosofia Occulta di Cornelio Agrippa i quadrati magici sono associati alla magia celeste, cioè al potere delle stelle e dei pianeti. Di ogni quadrato magico Agrippa fornisce la descrizione in chiave planetaria, secondo il seguente schema:
Ordine 3: quadrato di Saturno
Ordine 4: quadrato di Giove
Ordine 5: quadrato di Marte
Ordine 6: quadrato del Sole
Ordine 7: quadrato di Venere
Ordine 8: quadrato di Mercurio
Ordine 9: quadrato della Luna.
Vi è poi una particolare forma evoluta del quadrato magico che è definito invece quadrato cabalistico di ordine sei, cioè con una matrice quadrata 6x6 che contiene i numeri da 1 a 36. In numerologia questo quadrato magico assume una valenza particolare poiché la somma di tutti i numeri utilizzati determina il famigerato numero 666.
È possibile definire i quadrati magici secondo il loro utilizzo e la loro funzione: ordinari, panmagici, satanici, diabolici e cabalistici. A partire dal XVI secolo la loro diffusione è arrivata anche in ambito artistico: la matematica così si fonde e si nasconde nell’arte, sconfinando nel simbolismo e nell’esoterismo.
Il quadrato magico di Dürer
In ambito artistico il quadrato magico lo ritroviamo in una strana opera tanto affascinante quanto enigmatica. Un quadrato magico di ordine quattro, quindi quadrato di Giove, infatti compare in una delle incisioni più famose dell’artista tedesco Albrecht Dürer, ossia la Melencolia I, realizzata nel 1514. Il quadrato magico è raffigurato sulla parete dietro il soggetto, in alto a destra. L’incisione è stata oggetto di diversi studi che in prima battuta hanno evidenziato il collegamento, in linea con la dottrina medioevale, degli stati d’animo con i quattro elementi naturali e con i pianeti, secondo lo schema: umore sanguigno – aria – Giove, umore collerico – fuoco – Marte, umore flemmatico – acqua – Luna, umore melanconico – terra – Saturno. In maniera enigmatica e simbolica l’artista pone, dunque, l’attenzione sul pianeta Giove, in virtù del fatto, come abbiamo detto, che il quadrato magico è di ordine quattro e pertanto collegato ad esso. Cosa vuole esprime, però, effettivamente sotto questo velo simbolico?
Il soggetto ritratto nell’opera regge un compasso, ha una borsa per contare il denaro ed è circondato da oggetti di forma geometrica, tra i quali uno strano poliedro che ha interessato generazioni di matematici. La figura alata è seduta con aria pensosa davanti a una costruzione in pietra circondata da strani oggetti, appartenenti al mondo dell'alchimia: una bilancia, un cane scheletrico, attrezzi da falegname, una clessidra, un putto, una campana, un coltello e una scala con sette pioli.
L'opera, simbolicamente, rappresenta in termini alchemici le difficoltà che si incontrano nel tentativo di tramutare il piombo (anime delle tenebre) in oro (anime che risplendono). Si tratta quindi di un vero e proprio compendio del pensiero dell'artista sull'arte e sull'animo umano attraverso la scienza alchemica.
In questa visione e seguendo queste chiavi interpretative è possibile forse capire meglio la presenza del quadrato magico.
In prima battuta è possibile notare che i due numeri nelle caselle centrali dell'ultima riga formano 1514, anno in cui venne eseguita l'incisione. Le due caselle poste alle estremità, invece, contengono i numeri quattro e uno che corrispondono alle lettere D e A dell’alfabeto, ossia proprio le iniziali di Albrecht Dürer.
Il quadrato magico contenuto nell'opera è molto complesso. Infatti non è in funzione solo del fatto che la somma dei numeri delle linee orizzontali, verticali e oblique riporta sempre come risultato 34 ma anche la somma dei numeri dei quattro settori quadrati in cui si può dividere lo schema e anche i quattro numeri al centro se sommati danno ancora proprio 34. La stessa cosa vale anche per i quattro numeri agli angoli. Inoltre se si prende un numero agli angoli e lo si somma con il numero a lui opposto si ottiene sempre 17 ossia la metà proprio di 34.
È importante notare che il numero 34 simboleggia il potere della realizzazione dell'uomo e rappresenta l'evoluzione risultante dall'organizzazione cosmica e dalla legge naturale, ossia il cosiddetto asse del mondo. Si tratta, dunque, di un numero magico per eccellenza e rappresenta la compresenza di vari elementi allusivo al processo di trasformazione oggetto dell’opus alchemico. Si tratta di un numero complesso: il principio del tre, il numero perfetto, si unisce al quattro, il numero della materia, creando la cifra del perfetto mutamento.
Il quadrato magico dell’incisione di Dürer, ma in generale tutta l’opera, è dunque un complesso sistema di conoscenze celate in pochi centimetri quadrati: la matematica al servizio di altre discipline come in un percorso iniziatico.
Diceva ancora Cornelio Agrippa: «Solo per voi, figli della dottrina e della sapienza, abbiamo scritto quest'opera. Scrutate il libro, raccoglietevi in quella intenzione che abbiamo dispersa e collocata in più luoghi; ciò che abbiamo occultato in un luogo, l'abbiamo manifestato in un altro, affinché possa essere compreso dalla vostra saggezza».
Nasce il Blog di Uno Editori
https://revoluzione.unoeditori.com/
«Vedere ciò che si trova davanti al nostro naso richiede un impegno costante» George Orwell.
Nella società democratica le opinioni, le abitudini e le scelte delle masse vengono indirizzate, spiegava nel 1928 Edward Bernays – considerato il fondatore delle Pubbliche Relazioni e l’ideologo degli attuali spin doctors − da un «potere invisibile che dirige veramente il Paese». Nel suo saggio Propaganda, Bernays spiegava che nei sistemi democratici la propaganda è fondamentale per “dare forma al caos”: per evitare che la democrazia ci porti al caos e alla paralisi sociale, un “governo invisibile” manipola, le opinioni, le abitudini e le scelte dei cittadini, lasciando a costoro l’illusione di essere liberi.
La lezione di Bernays, in estrema sintesi, è che ai metodi repressivi si preferisce affiancare la manipolazione “dolce” volta a far credere ai cittadini che costoro siano liberi di scegliere quando invece le loro decisioni vengono orientate dall’alto. Questo processo nei decenni ha portato alla costituzione di una “scienza della manipolazione” di sconcertante raffinatezza che riesce a influenzare comportamenti e modi di essere, a volte senza nemmeno dover fare uso della coercizione fisica. Il potere oggi, per risultare maggiormente efficace, preferisce infatti rimanere “nell’ombra”, manipolando da dietro le quinte i sentimenti e la mentalità di massa senza dare l’impressione di farlo.
Qualcosa, però, di questo meccanismo, oggi sembra essersi inceppato: la manipolazione costante e capillare dell’opinione pubblica ha raggiunto al contempo il suo apice e forse il suo declino.
La frattura tra il potere “democratico” e la base della popolazione è sempre più drammatica, perché sempre più evidente è la diseguaglianza economica e sociale che certe politiche basate sull’austerity, il mondialismo e la globalizzazione hanno portato. Stiamo inoltre assistendo a una erosione capillare di tutte le identità forti, alla costituzione di una società sempre più liquida e a una generalizzata perdita dei valori che stanno comportando uno spaesamento collettivo e come reazione la diffusione dei cosiddetti “populismi”.
La popolazione sta infatti iniziando ad acquisire la capacità e la volontà di andare oltre l’apparenza per capire meglio gli avvenimenti e la loro genesi. Sempre più persone iniziano a informarsi in modo alternativo rispetto ai classici media di massa: il problema per loro è trovare un “contenitore” in cui poter recuperare notizie e fonti attendibili che non scadano nel becero cospirazionismo.
Il Blog Revoluzione nasce con un obiettivo ben preciso: la ricerca della migliore produzione giornalistica ed editoriale dedicata alla libera informazione. Il fine è formare una squadra di pensatori indipendenti che sia solidale e che faccia fronte unico contro la narrativa mainstream, rifuggendo da protagonismi o dal clamore del sensazionalismo.
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Ci rivolgiamo a quanti vogliono emanciparsi da questo meccanismo per liberarsi dal giogo del controllo e della manipolazione. Il cambiamento passa anche attraverso la conoscenza. L’obiettivo è conseguire una rivoluzione interiore che possa fungere da punto di partenza per un’evoluzione collettiva globale. Siamo convinti che partendo dall’evoluzione interiore del singolo si possa trasformare l’intera società in un mondo nuovo e migliore in cui essere realmente liberi di pensare, di scegliere, di agire.
Dobbiamo essere consapevoli di essere immersi quotidianamente nella propaganda e che se non vogliamo ritrovarci in una società distopica come quelle immaginate da saggisti e romanzieri visionari (da Aldous Huxley a George Orwell), siamo ancora in tempo a “svegliarci” e riappropriarci del nostro futuro, sapendo che anche la libertà, come la verità, richiede un impegno costante.