Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012
Attualmente redattore del mensile Mistero
rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno
Per contatti e richiedere la presentazione dei libri mail: g.balena@libero.it
«Per quanto brutto sia il tuo ritratto, mi serve per il migliore degli scopi e ora capisco perfino come mai le madonne nere, i più offensivi ritratti della divina madre, possano trovare una venerazione indistruttibile e perfino più veneratori di quanti ne hanno i bei ritratti». Queste frasi sono tratte da una curiosa lettera del 1856 scritta da Karl Marx e indirizzata alla moglie. Non propriamente, forse, la persona più adatta a parlare di madonne nere, ma questo testimonia effettivamente, da sempre, la grande curiosità sull’argomento.
La madonna nera è una rappresentazione iconografica sottoforma di dipinto o di scultura, spesso accompagnata dal Bambino Gesù, il cui volto ha un colorito scuro se non proprio nero. É molto diffusa in Italia, Francia, Polonia, Spagna e in molte altre nazioni.
Molti santuari dedicati a questa devozione sono sorti in corrispondenza di luoghi di culto più antichi. La diffusione in occidente di queste immagini è molto antica: secondo la leggenda il presule sardo sant'Eusebio di Vercelli, primo vescovo del Piemonte, esiliato in Cappadocia per le persecuzioni ariane, nel IV secolo avrebbe portato in Italia tre statue di madonne nere, tuttora venerate rispettivamente nei santuari di Oropa, di Crea e nella cattedrale di Cagliari.
Gli elementi distintivi
In tutto il mondo esistono una miriade di icone dipinte classificate come madonne nere; secondo alcuni il ritratto originario potrebbe essere stato dipinto da San Luca. Il modello iconografico di riferimento è quello dell'Odigitria. Questa parola deriva dal greco ed è composta dai termini odos che significa strada ed egheter ossia indicare e indica in maniera composita colei che indica la via. In queste raffigurazioni, infatti, la madonna è rappresentata seduta, con il Bambino Gesù in braccio che in genere indica con la mano sinistra. Gesù è simbolicamente la Via. Questa iconografia era prevalentemente diffusa durante il periodo medievale nell'arte bizantina e in quella russa.
Ci sono alcuni elementi caratteristici che rendono le madonne nere distintive: in particolare alcuni aspetti orientaleggianti come i diademi regali tipici della cultura arabo – bizantina. Altri simboli ricorrenti della composizione sono: il trono, i globi terrestri o le mele, i gioielli risalenti ad epoche precristiane e gli abiti scuri. Tutti questi elementi, a esclusione del trono e dei globi terrestri o altro frutto generico, non sono presenti nelle statue e icone dall’incarnato roseo.
L’autore francese Jacques Huynen, uno specialista delle vergini nere, ha individuato tredici caratteristiche tipiche:
Perché il volto è nero
La ragione principale della colorazione scura del volto potrebbe essere rintracciata in primo luogo nel fatto che probabilmente questo sia stato alterato dal fumo (delle candele o di un incendio) o dal cambiamento dei pigmenti a base di piombo della pittura; sarebbe questo, per esempio, il caso della Madonna di Montserrat in Catalogna. Spesso la finitura in foglia argento di micro spessore si è ossidata nel tempo, lasciando la superficie nera.
In altri casi, invece, il colore scuro potrebbe essere dovuto a un adattamento ai caratteri somatici delle popolazioni non europee: come per esempio nel caso di molte madonne africane e di Nostra Signora di Guadalupe in Messico.
Vi è poi il caso delle icone bizantine (molto diffuse nell'Italia meridionale e nell'Europa orientale) che rispondono a una precisa scelta stilistica e teologica di non rappresentare i personaggi sacri con corpi naturali, ma come evocazioni spirituali.
In altri casi il valore simbolico dei loro volti scuri resta sconosciuto e misterioso anche per gli esperti, lasciando spazio a diverse opzioni spesso anche troppo fantasiose.
Il collegamento con la dea Iside
Il culto delle madonne nere quasi sicuramente è riconducibile a dee antichissime come Iside, ma anche Demetra, Artemide, Cerere, Cibele, Diana e alle divinità celtiche ovvero le Matrone. Le antiche madri della civiltà mediterranea sono tutte epifanie di un’unica divinità primigenia: la Grande Madre della Terra, matrice di tutte le cose.
Suggestivo è invece il collegamento con la divinità dell’antico Egitto conosciuta come Isis con il figlio Horus. Anch’essa si presenta in trono ma in una composizione primitiva e nettamente diversa: Iside non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento di madre premurosa delle rappresentazioni mariane dall’incarnato scuro; ma semplicemente l'iconografia originale che identificava la dea Iside era nera in quanto rappresentava la notte che partoriva l'alba, cioè il Dio sole. Successivamente, con la diffusione del cristianesimo si è avuta un'identificazione e trasposizione del culto isiaco con quello mariano.
Le madonne nere e i templari
La diffusione e il culto delle madonne nere in occidente sembrano essere stati particolarmente intensi all'epoca delle crociate, sia perché molti dalla Terrasanta portarono in patria icone orientali, sia per l'azione di diffusione di alcuni ordini religiosi, come per esempio carmelitani e francescani in primis. Anche i templari sono stati particolarmente legati al culto delle madonne nere, soprattutto tramite la figura di san Bernardo di Chiaravalle (estensore della regola dei templari) che ha scritto un commento al Cantico dei Cantici in cui la sposa nigra sed formosa (Ct 1, 5), principale personaggio del libro, è considerata una delle figure femminili dell'Antico Testamento che può essere interpretata come archetipo profetico della figura della Vergine. Il colore scuro di alcune statue potrebbe essere stato scelto per identificare la madonna con la donna del Cantico dei Cantici (“bruciata dal sole” e “scura come le tende dei beduini”). La predicazione di san Bernardo, quindi, potrebbe essere una delle cause della diffusione del culto delle madonne nere.
Le Madonne Nere presenti in Italia
Tra le madonne nere più famose in Italia troviamo la Madonna di Loreto o Vergine Lauretana. Questa devozione risale al XVI secolo ed è indirizzata a una madonna con il volto annerito presumibilmente dal fumo delle lampade a olio, oltre che dall’alterazione dei pigmenti originari. Quando nel 1921 un terribile incendio ha ridotto in cenere la statua originale, si è deciso di farne un’altra mantenendone il colore e per fare questo è stata scolpita nel legno di un cedro del Libano preso dai Giardini Vaticani.
Nel Santuario di Oropa, presso Biella, invece si venera dalla prima metà del Trecento la statua gotica della madonna nera le cui origini si perdono negli antichi culti precristiani dei celti. Infatti, l’intero santuario sorge presso i massi erratici che anticamente erano luoghi di culto pagani legati alla fecondità.
Nel santuario della Madonna Nera di Tindari si venera una statua bizantina giunta dal mare per sfuggire alla persecuzione iconoclasta in Oriente. Anche in questo caso è stata realizzata in cedro del Libano e raffigura la madonna seduta su uno scranno che riporta incisa la citazione dal Cantico dei Cantici: nigra sum sed formosa ossia sono nera ma bella.
Le Madonne Nere presenti nel mondo
Secondo l’ultimo censimento specifico sono state schedate 745 rappresentazioni mariane dall’incarnato scuro nella sola Europa. Tra queste possiamo citare Saintes-Maries-De-La-Mer in Francia dove si venerano tre Marie giunte dal mare dalla Palestina, in fuga dalle persecuzioni dopo la crocifissione di Gesù. Una di loro era Maria Maddalena, sorella di Marta e di Lazzaro; le altre erano Santa Maria di Cleofa e Maria Salomé, due delle pie donne che sono state testimoni della morte di Cristo. La venerazione per queste donne si mescolò con il folklore gitano, assimilando a loro la figura di Sara, la Kalinera, ossia una regina rom che comandava le tribù del delta del Rodano e che aveva predetto l’arrivo delle pie donne e le aveva salvate dal naufragio della loro zattera. Anche Sara ha il volto nero e nel tempo ha preso il posto di Maria Maddalena nell’immaginario e nella devozione popolare.
L’analisi simbolica
È innegabile che il Cristianesimo nascente abbia dovuto, per potersi imporre, soppiantare i culti esistenti, in particolare sostituire i culti primigeni della Grande Madre con quello della Vergine Maria.
Bisogna innanzitutto partire dall’analisi simbolica cromatica in chiave religiosa e spirituale: il colorito scuro delle rappresentazioni mariane potrebbe essere inteso come riferimento dell’iniziazione alla vita eterna. Il colore nero, in questo contesto, è altamente simbolico: si tratta della Prima Materia, l'ingrediente base che permette all'alchimista la realizzazione della Grande Opera, ossia la realizzazione della Pietra Filosofale nella prima e cruciale fase detta appunto nigredo. Non a caso, rivela l'adepto Fulcanelli nella sua opera più famosa Mistero delle Cattedrali, le parole materia e madre hanno la stessa radice, mater, che sancisce il connubio tra la Grande Madre, la Madre di Dio e la Prima Materia dell'Opera. Rappresenta, altresì, la morte spirituale dei filosofi e dei grandi mistici, la morte in sé che precede la rinascita, il ritorno alla luce e l'unione spirituale con il principio divino.
In antichità, infatti, era opinione comune che la vita avesse avuto origine dal nero; a questo colore si attribuisce una potenzialità generatrice e feconda in quanto nel ventre materno conosciamo l’oscurità e ci prepariamo a incontrare la luce. Il nero, dunque, non come fine ma punto da cui sorgerà la luce e per questi motivi il colore prescelto per raffigurare la Vergine, cioè colei che con la sua maternità ha dato la vita terrena al Cristo.
Secondo alcune teorie le raffigurazioni della vergine con la pelle di colore scuro in realtà non rappresentano Maria di Nazareth, la madre di Gesù, ma Maria Maddalena e il bambino che tiene in braccio sarebbe in realtà il figlio avuto da Gesù. Tra le varie ipotesi proposte c'è chi afferma, in particolare, che la Maddalena appartenesse a un sodalizio sacro chiamato Ordine di Dan; le adepte erano naziree laiche e le madri superiori, come lo era appunto Maddalena, avevano il diritto a vestire di nero come i nazirei.
Alla luce di tutte queste considerazioni sibillini appaiono, pertanto, i versi del Cantico dei Canti: «Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita».
«Oggi abbiamo bisogno di un tipo speciale di coraggio. Non quello necessario in battaglia, ma quello che ci fa difendere tutto ciò che sappiamo essere giusto, vero e onesto. Abbiamo bisogno di quel coraggio che può resistere alla sottile corruzione dei cinici, in modo da poter mostrare al mondo che non abbiamo paura del futuro». Queste parole, pronunciate da Elisabetta II durante il tradizionale discorso di Natale del 1957, trasudano di speranza, quella stessa che probabilmente aveva una giovane regina salita al trono solo pochi anni prima. Il suo regno poi è durato settant’anni: una vita lunghissima, un regno altrettanto lungo a cavallo di due secoli pregni di avvenimenti storici; è stato il più lungo della storia britannica, avendo superato il 9 settembre 2015 il record precedente detenuto dalla sua trisavola Vittoria e il secondo più duraturo della storia tra quelli storicamente accertati, dietro solo al regno del Re Sole ossia Luigi XIV di Francia.
La regina più amata
Elisabetta II è nata al n. 17 di Bruton Street a Mayfair a Londra il 21 aprile 1926 nel Castello di Balmoral. Winston Churchill così ha descritto la piccola Elisabetta quando ancora aveva solo due anni: «Ha un'aura di autorità e di riflessività sorprendente per un'infante».
Dai familiari più vicini è stata sempre chiamata Lilibet, soprannome che lei stessa si è data. Era la figlia maggiore del Duca di York che in seguito diventò re con il nome di Giorgio VI e di sua moglie Elisabetta, prima Duchessa di York e poi regina consorte.
Nel 1947 sposò il principe Filippo Mountbatten dal quale ha avuto quattro figli: Carlo, principe di Galles, Anna principessa reale, Andrea duca di York ed Edoardo conte di Wessex.
È diventata regina il 6 febbraio 1952 quando aveva soli 25 anni ed è stata poi incoronata il 2 giugno 1953 nell'Abbazia di Westminster.
Nel complesso circa 150 milioni di persone nel mondo sono stati sudditi di Elisabetta II poiché era anche regina di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu, oltre che governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra, comandante in capo delle forze armate, Signora dell'Isola di Man e sovrana di Jersey e Guernsey.
La morte
Elisabetta II è deceduta nella tenuta scozzese di Balmoral giovedì 8 settembre 2022 alle ore 15:10.
Soltanto due giorni prima la regina aveva formalmente incaricato la neopremier Liz Truss (appena eletta dall'assemblea del Partito Conservatore dopo le dimissioni di Boris Johnson) di formare il nuovo governo. In tale occasione la sovrana era apparsa visibilmente deperita e con le mani emaciate, a fronte dei trattamenti ai quali si era sottoposta per il progressivo aggravarsi delle sue condizioni di salute. Poche ore prima dell'annuncio del decesso, un comunicato affermava che la Regina era stata posta "sotto osservazione medica" e che i medici si dicevano preoccupati per il suo stato di salute.
La notizia del decesso poi ha immediatamente avuto una risonanza mondiale: il sito della casa reale è andato in tilt a causa dell'improvviso aumento delle visite e la BBC ha interrotto la normale programmazione per seguire in diretta gli sviluppi circa lo stato di salute della sovrana sino all'annuncio del decesso. Sulla cancellata di Buckingham Palace e delle altre residenze reali è stato affisso un annuncio che recitava: "La Regina è morta serenamente questo pomeriggio a Balmoral. Il Re e la Regina Consorte resteranno a Balmoral questa notte e torneranno domani a Londra".
Subito dopo il decesso della regina è scattata l'Operazione London Bridge, ovvero il piano riguardante tutti i dettagli del funerale; il figlio Carlo è diventato automaticamente re con il nome di Carlo III, mentre l'11 settembre il feretro della defunta monarca è stato trasportato con un'auto funebre a Edimburgo; lì è stato esposto prima nel Palazzo di Holyrood (residenza ufficiale dei sovrani britannici in Scozia) e poi nella Cattedrale di St. Giles. Due giorni dopo la bara della regina ha lasciato la Scozia, giungendo a Londra con un volo militare della RAF; il 14 settembre un solenne corteo funebre ha scortato il feretro da Buckingham Palace al Palazzo di Westminster, sede del Parlamento. I funerali della sovrana si sono svolti lunedì 19 settembre nell'abbazia di Westminster. La salma ha poi raggiunto il castello di Windsor per la sepoltura nella cappella commemorativa di re Giorgio VI dedicata a San Giorgio. A cinque giorni dalla sepoltura, la casa reale ha pubblicato la prima foto della lapide con incisi i nomi dei genitori della regina, seguiti da quelli di Elisabetta II e del marito. Al centro della lapide c'è la stella della Giarrettiera, simbolo dell'antico ordine cavalleresco del quale tutti e quattro i reali facevano parte.
Il curioso ordine della Giarrettiera
Il Nobilissimo Ordine della Giarrettiera (in inglese The Most Noble Order of the Garter), risalente al Medioevo, è il più antico ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito.
É stato fondato molto presumibilmente nel 1349 dal re Edoardo III come «compagnia e collegio di cavalieri». Diverse fonti riportano l'evento che, secondo la leggenda, sarebbe all'origine del curioso nome dell'ordine: durante un ballo a corte, una contessa (probabilmente Giovanna di Kent) perse una giarrettiera. Il re si chinò per raccoglierla e si offrì di aiutare la sua ospite a indossarla di nuovo, ma uditi i bisbigli e le risatine maliziose dei cortigiani si alzò e disse loro in francese: «Honi soit qui mal y pense!» (Sia vituperato chi ne pensa male) che divenne poi il motto dell'Ordine.
Un'altra leggenda vorrebbe la fondazione dell'ordine come omaggio di Edoardo III al suo antenato Riccardo I Cuor di Leone: durante la Terza Crociata, prima di una battaglia, Riccardo fece indossare una giarrettiera ai suoi soldati, perché così comandatogli in sogno da San Giorgio la notte prima (chiara ripresa di un tema caro alla storiografia cristiana che ha origine nel sogno dell'imperatore romano Costantino prima della battaglia di Ponte Milvio con l'antagonista Massenzio).
Da allora la giarrettiera è indossata dai membri dell'Ordine durante le occasioni formali.
Capo dell'ordine è il sovrano del Regno Unito; l'ammissione è riservata a non più di ventiquattro membri la cui scelta è di competenza esclusiva del sovrano, contrariamente a quanto accade per altri ordini inglesi nei quali il sovrano in genere designa i membri su proposta, anche informale, del primo ministro.
Gli uomini che entrano nell’ordine diventano Knight Companion, mentre le donne Lady Companion. Eccezionalmente l'ordine può ammettere membri fuori dal limite (chiamati soprannumerari), in genere familiari del sovrano oppure sovrani stranieri. Data l'esclusività dell'ordine, l’affiliazione viene conferita solo a personalità che si siano distinte per altissimi meriti nel servire il Regno Unito.
La strana profezia
L’8 settembre del 2022 il mondo intero si è fermato: la regina Elisabetta II, per ben 70 anni sovrana del Regno Unito, è deceduta. In quel momento così drammatico è tornata alla ribalta una profezia scritta oltre 450 anni fa da Nostradamus che potrebbe aver predetto, tra le altre cose, anche la morte della regina. Tale previsione è stata interpretata dall'autore Mario Reading il cui libro Nostradamus: The Complete Prophecies for the Future. Nel volume, pubblicato per la prima volta nel 2006, Reading interpreta una delle quartine di Nostradamus come «La regina Elisabetta II morirà, circa nel '22, all'età di circa 96 anni». La profezia è stata pubblicata sui social media poco dopo la morte della regina e ha fatto il giro del web. Da quel momento le vendite del libro di Reading sono salite alle stelle.
Il riferimento è ad alcuni versi criptici scritti nel Cinquecento dall'astrologo francese e in particolare la centuria 8 quartina 97 in cui si parla di «un regno che avrebbe cessato di crescere»: per molti analisti si tratterebbe proprio della monarchia britannica. In un altro punto è scritto: «La morte improvvisa del personaggio e ne metteranno un altro nel suo regno» che molti hanno interpretato come la fine improvvisa del regno di Carlo III e la successione del figlio William.
Leggendo il libro di Reading, pubblicato all'indomani del divorzio tra Carlo e Diana e del matrimonio di Carlo e Camilla, lo scrittore aveva previsto che il re Carlo III sarebbe presto stato forzato ad abdicare in favore del figlio William, quindi avrebbe avuto un regno breve.
Ma c'è di più. Reading interpreta un altro verso di Nostradamus che recita: «un uomo lo rimpiazzerà, uno che mai si sarebbe aspettato di divenire re» e lo stesso autore nel libro si chiedeva: «Significa che il principe William, che si aspetta di succedere al padre, è uscito di scena? Che il principe Harry diventerà re al suo posto? Potrebbe diventare re Enrico IX, a 38 anni». Reading scriveva tutto questo ben prima che William diventasse padre, per cui Harry è attualmente il quinto in successione, dopo non solo William, ma anche i figli di lui George, Charlotte e Louis. Tutti e quattro dovrebbero essere indisponibili all’incoronazione prima che Harry salga al trono.
Insomma, qual è effettivamente il futuro della monarchia più potente al mondo? Qual è il vero significato delle sibilline quartine di Nostradamus? La regina Elisabetta ebbe a dire: «Ci sono momenti in cui la vita sembra piccola, noiosa, meschina e senza un obiettivo. E poi a un certo punto veniamo trascinati in un grande evento che ci fa capire quanto sia solida e profondamente durevole la nostra esistenza».