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Le meridiane lucane: il fascino del tempo che fugge - Giuseppe Balena

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Le meridiane lucane: il fascino del tempo che fugge

“Fin che il sol mi dona i vividi raggi suoi senza parlar tu puoi l’ore del dì saper. Ma se nemica nube l’amico sol mi togli son pianta senza foglie senza timon nocchiero”. Sono questi i versi riportati nella meridiana di casa Torraca a Matera. Da sempre l’uomo ha dovuto fare i conti con lo scorrere del tempo. Per misurare l’impercettibile fuga degli istanti che si sommano, sin dalla notte dei tempi, sono stati costruiti i cosiddetti orologi solari, più comunemente conosciuti come meridiane. Anche in Basilicata esiste una nutrita testimonianza di tali manufatti, come ben documentato nel libro “Meridiane di Basilicata” di Lucio Saggese di recente pubblicazione. Grazie a questo lavoro sono state censite oltre ottanta meridiane. Complessivamente sono 31 i comuni lucani con almeno un quadrante. Il numero, però, sale notevolmente se si considerano anche quelle rovinate, in abbandono o perse definitivamente. Il comune nel territorio regionale con il maggior numero di orologi solari è Matera con ben 12 esemplari. Quest’opera certosina di censimento, catalogazione e descrizione è stata fatta dal professor Lucio Saggese, laureato in fisica con indirizzo astrofisica e attualmente docente di matematica e fisica.

Da dove nasce questa passione?

Mi ha sempre affascinato il rapporto che l’uomo ha instaurato con gli astri e da sempre m’interesso di storia dell’astronomia, in particolare di archeoastronomia. Alla gnomonica (scienza che studia la traiettoria del sole sull'orizzonte mediante l'uso di proiezioni su diverse superfici) mi sono accostato quasi per caso, rispondendo all’invito dell’Unione Astrofili Italiani (UAI) che cercava collaboratori nelle diverse regioni per realizzare il primo catalogo nazionale delle meridiane d’Italia.

Che cos’è precisamente una meridiana?

Sostanzialmente è un quadrante, piano o curvo, sul quale scorre l’ombra proiettata da uno gnomone. Questo è la punta di un’asta - lo stilo - che può essere orientato come l’asse polare e in questo caso è l’ombra di tutto lo stilo a indicare l’ora, oppure può essere perpendicolare al piano del quadrante e in tal caso, invece, l’ora è indicata solo dalla punta dello stilo.

Spesso si fa confusione tra orologi solari e meridiane. Qual è la differenza?

Ormai i due termini sono usati come sinonimi, ma c’è una differenza. La meridiana è solo la linea che indica il mezzogiorno, il “meridies” latino. In Basilicata, per esempio, una vera meridiana si trova sul campanile della cattedrale di Matera. Tutti quei quadranti, invece, che indicano anche altre ore della giornata sono chiamati più correttamente orologi solari.

In che epoca sono state costruite la maggior parte delle meridiane lucane e qual è quella più antica?

Quella di Latronico, in provincia di Potenza, è del 1862. Le altre sono distribuite quasi uniformemente nei decenni successivi, con una vistosa interruzione durante le guerre mondiali. Un terzo circa sono state realizzate negli ultimi 50 anni. Molte però sono prive di data e potrebbero essere anche più vecchie di quella di Latronico; penso, ad esempio, a quella di Salandra o a quella di Matera conosciuta come meridiana di Vitognuro.

Perché spesso sono accompagnate da diciture?

Quando gli orologi meccanici erano una rarità, il quadrante solare era osservato più volte al giorno e da molte persone e per questo era un ottimo cartellone pubblicitario. I motti riportati avevano quasi sempre una finalità morale e spesso giocavano con le parole, come nel caso di “Sine sole sileo” (senza il sole taccio) a Chiaromonte o “Tempora tempore tempera” (il tempo lenisce le ferite) a Castelgrande; oppure riportavano frasi imperative come “Utere, haec hora non reditura” (approfittane, quest’ora non tornerà) a Castelluccio Superiore.

Qual è, secondo lei, la meridiana lucana di maggior pregio?

Difficile dirlo, dipende dai gusti personali. Da un punto di vista tecnico la più ricca d’informazioni è la meridiana Telfi di Roccanova perché fornisce notizie sul calendario e riporta, attraverso la lemniscata (una curva a forma di 8), la correzione oraria del mezzogiorno secondo l’ora di Roma; fa riferimento a un sistema orario in vigore nel 1882, ossia all’epoca della sua costruzione.

Certamente curioso è il caso delle meridiane di Policoro.

Il sig. Carmine Spaltro di Policoro ha abbellito la propria casa con ben quattro quadranti. Dopo uno studio condotto da autodidatta è riuscito a costruirle da solo, personalizzandole e abbellendole. Oggi chi costruisce questi affascinanti segnatempo lo fa per passione: non hanno più un’utilità pratica, ma è avvincente poter catturare un raggio di sole e costringerlo a indicare il lento ma inesorabile fluire del tempo. Inoltre, se ben fatti, diventano arredi urbani di un certo pregio.

 

Pubblicato sul settimanale L'Altravoce N. 1 12/05/2012