Giovedì, 18 Aprile 2024

Cabreo della commenda dei SS. Giovanni Battista e Marco di Grassano redatto dal regio compassatore Arcangelo Perruccio per conto del commendatore Fra Domenico Antonio Chyrulia. 1737-38 Grassano - Giuseppe Balena

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Cabreo della commenda dei SS. Giovanni Battista e Marco di Grassano redatto dal regio compassatore Arcangelo Perruccio per conto del commendatore Fra Domenico Antonio Chyrulia. 1737-38 Grassano

Cabreo della commenda dei SS. Giovanni Battista e Marco di Grassano redatto dal regio compassatore Arcangelo Perruccio per conto del commendatore Fra Domenico Antonio Chyurlia. 1737—38 Grassano

NLM, AOM 6014, commenda di San Giovanni Battista e San Marco di Grassano.

In Nomine Domini Iesu Christi, eiusque Matris Virginis Mariae, et Sancti Ioannis Baptistae. Amen.

Cabreum, Inventarium, sive Platea omnium bonorum jurium, actionum, Censuum, Redditum, omnium Stabilium Commendae Terrae Grassani, eiusque Grancias. Factum, et renovatum de Ordine Illustrissimi Domini Fratris D. Dominici Antonij Chyurlia ex Marchionibus Lizzani, et Commitibus Modunij, et Roccae Fortinte et Baronis uti Commendatarij dictae Terrae Grassani, per me infrascrictu Josephum Striccoli Civitatis Altamure per totum hoc primus Regnum, totiusque Siciliae Regium Notarium, praecedentibus Licteris Commissionalibus, sub die decimo tertio. Mensis Maij currentis anni 1737

[...]

Grassano

Die vigesima quarta mensis maij primae indictionis millesimo septigentesimo tregesimo octavo, in terra Grassani, et coram Magnifico Leonardo Nicolao Briganti Locotenente Commendae Terrae praedictae cum intervenctu, et patie etiam lllustrissimi domini Fratris D. Dominici Antonij Chyurlia actualis Commendatoris Commendae praedictae, et presentia pariter Magnificos Carmenij Nicoletti Civitatis Altamurae, et Michaelis Valeris Civitatis Montispelusis, pro testibus licteratis, atque rofatis.

Constituti personalmente avanti di Noi Notar Giuseppe Striccoli della Cittànd’Altamura suddelegato per la Confezzione del nuovo Cabreo della Commenda suddetta, in virtù dell’ante descritte lettere commissionali spedite a 13 Maggio del prossimo elasso anno 1737 dall’antedescritto Illustrissimo Consigliere Sig. D. Francesco Crinelli delegato della Sagra Religione Gerosolimitana, e Signori suoi Cavvallieri e del Magnifico Nicolò Procaccio Regio Giodice a contratto della Terra di Grottola per quest’Atto chiamato. Il Magnifico Pietro Lacertosa Sindaco, Signori D. Giovanni Vmgenzo Santoro Capo Eletto, Magnifico D. Filippo Maurizio Falcone, e Domenico Caputi, anco Eletti, ed assente l’altro eletto Pietro la Tiosca; Nel qual atto vi ci sono intervenuti ancori il detto Signor Salvatore di Felice, Signor Francesco Ruprellone Professore di Legge, Signor Giuseppe Nicola Candeloro, Signor Giulio Falcone, Signor Giacomo Tortorelli, e Magnifico Notar Domenico Albanese.

Quali Magnifici del Governo per la richiesta con particolar ordine fattaseli da noi sin da 24 del spirato Mese d’Aprile anno corrente 1738; con giuramento factis scripturis, dichiarano, come il suddetto Illustrissimo Signor Commendatore è Barone di detta Terra, ed averci, tenerci e possederci l’infradetti stabili deritti, giurisdizioni, assoggettazioni, facoltà di proibire, e con volere feudali, ed altri di detto Signore: Primo. In primis possiede, e tiene la suddetta terra di Grassano la quale sta’ sita e posta in Provincia di Basilicata, sotto i titoli di S.do si pretende da detto lllustrissimo Signor Commendatore, e tiene sotto di sé diecinove Grancie in diversi luoghi di essa Provincia di Basilicata, come altresì in quella di Bari, della cui Commenda, dà nove anni in circa, vi è stato, e Vi è Commendatore detto lllustrissimo Signor Fra’ D. Domenico Antonio, asserendo esservi in essa terra trecento, e sette fuochi, attenta l’ultima numerazione fattane dalla Regia Corte nel passato

1736.

Secondo. Possiede la giurisdizione civile, di cui detto Signor Commendatore pretende di starne in possesso privativamente, in virtù dell’antichi Cabrei, e di altri documenti; avanzandosi ancora pretendere detto Illustrissimo Signor Commendatore, anche la mista, in virtù delli detti Cabrei, ed accennate altre scritture; Intorno alle quali giurisdizioni, così civile privativa, come altresì mista non appartenendo a’ questa Università, se la deve vedere coll’Eccellentissimo Signor Duca della Salandra; contruervi esso Signor Commendatore in essa Terra, il Capitano, Assessore, ed ogn’altro officiale per esercizio della sua giurisdizione, come altresì della mastrod’attia, che l’affitta a’ chiunque li pare e piace.

3°. Di più dichiarano aver intesi da’ vecchi di detta Terra, che anticamente e da’ cent’anni a’ dietro, li predetti Signori Commendatore avevano anche la giurisdizione spirituale, ed il jus d’ispedire dimissorie a’ Preti, quali giurisdizioni sta’ usurpata da’ vescovi antepassati di Tricarico, e ne sta’ il processo in Roma,e per Ingiurie delli passati Commendatori, non se n’è fatto niente, ed oggi sta’ nel processo di detti Vescovi di Tricarico detta giurisdizione, li quali riconoscono li Preti di detta Terra, e visita la Chiesa della medesima Terra, sotto il titolo di San Giovanni, e di San Marco, secondo l’antichi Cabrei.

4°. Di più han dichiarato che detta Commenda tiene, e possiede tutti il territorio circum circa di detta Terra di Grassano limitato, e situato, secondo la misura fatta dal Magnifico Arcangelo Petrucci di Gravina Regio Compassatore da’ noi eletto, qual territorio si è di terre colte, ed incolte, e vi sono Colline, Valloni, Piani, e Fiumi, che confina nella parte di Levante col territorio di Grottola; nella parte di Borea col Fiume Bilioso, verso Montepeloso; nella parte di Ponente col territorio della città di Tricarico; e nella parte di Mezzogiorno col Fiume Basento, verso li territorio di Calciano, e Salandra.

5°. E dentro l’istessa Terra esso Signor Commendatore possiede il Castello, o sia Palazzo Commendale esalato, e sta’ attaccato verso tramontana con detta maggior Chiesa, nel Palazzo si entra per un Portone con mascatura, e chiave, e si va’ dentro un Cortile; Nella parte di fuori di detto Portone vi sta’ un Arma grande, scolpita sopra Pietra del fu’ Commendatore Fra’ D. Giovanni Quarti, con una iscrizzione; da’ dentro detto Cortile si saglie per una Scaletta scoverta di nove gradini di Pietra, e vi ci è una Porta nuova grande con Mascatura, e chiave; sopra la qual Porta nuova grande di fuori scolpita Sopra pietra vi sta’ l’Arma di detta Sagra Religione, e del Commendatore Fra’ Giulio Malvicino, ed centrato in detta Sala grande, nella man sinistra vi è un Focolaio, o sia Camino, per qual parte si va’ in un appartamento di tre Camere l’ultima delle quali è quella, che nel vecchio Cabreo dell’anno 1704, si disse esser luogo scoverto, chiamato la Loggetta, e presentemente sta’ coverta, con vetriate nuove e Ferri, ed un Alcovo di Legnami, e frà dell’ultima Camera, e predetta vi un altro Cammerino con due lumi ingredienti all’attorniato, ò sia à volta, e nella prima Carnera, vi è il Facolaio, ò sia Camino, ed a tutte e tre, le Anteporte di tavole; e detta due prime Camere presentemente esso Signor Commendatore Chyurlia à proprie sue spese l’ha fatto pittare tutte per intiere, tanto j parieti quando j soffitti, e nella parte di sopra, ed in turno la prima Camera fattoci imprimere alcune Armi de’ antipassati Signori Commendatori, e principalmente quella della medesima Sagra Religione, cioè dell’Altezza Eccellentissima del Signor Gran Maestro Despuigh Regnante; dell’Altezza Eccellentissima del Signor fu’ Gran Maestro Manuel de’ Vigliena; dell’Altezza Eccellentissima del Signor fu’ Gra’ Maestro Percellos y Roccaful; e sopra la Porta dell’entrata della Camera di Mezo, l’Arma del sopradetto Illustrissimo Signor Commendatore Chyurlia. Aman dritta dell’entrata di detta sala vi è un altro quarte, con tre’ Camere, e nella prima, e seconda vi sono 1i focolai, o siano Camini, e nellaterza, che era torretta, vi è il Commune; e tutte tre’ dette Camere con porte, ed antiporte, e la prima con finestra, e vitrata, e la seconda, con fenestra senza vitriata, che ambedue guardano verso Mezzogiorno, e la terza con finestrino, che guarda verso Ponente; coverta con suffitti di tavole, ed imbrici. Da’ dentro detta Sala, e proprio dietro la Porta di man destra, vi è una scaletta di Pietre, per cui si scende nella Cucina, ove vi è un’altra Camera, ed un Camerino, che serve per dispensa quale Cucina, camera, e camerino, sono sotto dette tre’ Camere descritte. Nel di fuori di detta sala, con la saglita di due altri gradini, e dirimpetto a’ detta scala, vi è un altro quarto, consistente in un’altra saletta, e tre’ Camere, due delle quali sono coverte con suffitti, e tavolati, che stanno situate dietro al Coro dell’ante detta Chiesa, e l’altra Camera con Sala stan coverte a’ tetti, e nel pavimento di dette tre’ Camere, che sono intravate, e mattunate, vi ci sono quattro buchi per cadauna, per quali buchi, in tempo di raccolta si fanno calare li grani, ed altre vettovaglie si raccolgono de’ terraggi delle terre di questo territorio si seminano da’ Cittadini, ed abitanti in essa quale vettovaglie da’ detti buchi vanno dentro l’undeci granali cascioni, seù Cannacamere di grossi tavoloni, stanno dentro li Magazeni di sotto dette Camere, quali undeci cascioni sono di capacità di tomola duemila incirca, che furono fatti dal fu’ Signor Commendatore Fra’ D. Fabrizio Ruffo, e le suddette tre’ Camere, e magazeni furono fatti dal suddetto fu’ Commendatore Quarti, e sopra la Porta, nel di fuori dell’entrata di detti Magazeni scolpita sopra Pietra Vi stà l’Arma di detta Sagra Religione, e nel di dentro del primo Magazeno vi stà una fossa da’ riponer Vettovaglie di capacità, circa tomola cinquecento, e l’altri due Magazeni tengono le Porte d’uscita, che corrispondono nel Giardino Commendale, sopra una de’ quali nella parte di fuori scolpita sopra Pietra Vi staà un’altra Arma dell’antedetto fu’ Commendatore Quarti. E dentro l’antidetto Cortile, nella man sinistra dell’entrata vi sono tre’ camerelle all’Amiate, seù a’ Volte, che vanno in piano e stanno sotto l’antedescritta Camera ove sta l’Alcuovo di legname, e la prima Camerella attaccata à detto Portone serve per uso di Carcere, la seconda serve per li Guardiani, ò per uso di Magazeno, e la terza ha’ servuta, e serve per uso di Paglieta; al di cui, dirimpetto vi è una stalla grande capace per dieci cavalli, e sta’ situata sotto detta Sala, e prima Antecamera, che ora si è pittata.

Sotto di detta Paglieta vi sta una stalluccia con la porta al di fuori di detto Palazzo, e sotto di detta stalla grande vi è una Grotta, che può servire per abitazione, ò Magazeno, e presentemente sta’ affittata à Giuseppe Bolettiero per carlini dieciotto, e tiene l’entrata, anche da’ fuori detto Palazzo, nella parte di detto Giardino quale Giardino gira in essa parte il Palazzo predetto, per dove anco vi sono le suddette due Porte di Magazeni;E nell’entrata di detto Portone, edattaccato al Muro della Maggior Chiesa, vi è una lamia, seù volta, che forma un supportico; sopra della qual Lamia ci si potrebbero fabbricare stanze d’abitazione, e nella parte dell’entrata di detto Cortile, e proprio al dirimpetto della suddetta gradiata di saglita di Palazzo, vi è una Porta, per cui si va’ dentro detta Chiesa per solo commodo de’ Signori Commendatori, e loro servitù, e l’apran, (: serrano quando l’aggrada, mentre dalla parte di detto Cortile vi è il ferro a’ manetta, ed il Catenaccio per detta parte verso detti Magazeni vi è un pozzo d’Acqua piovana, che parte la riceve dà sopra li tetti di detta Chiesa, ed parti dalli tetti dell’istesso Palazzo, ed al dirimpetto di detto Pozzo, e propriamente sotto l’archicello di detta Scala, vi è un commodo di fabrica per lavorar li Panni; e detta Chiesa tiene la Porta Maggiore, che guarda verso Levante, ed è attaccata all’entrata di detto Palazzo.

6°. Sotto l’Atrio di detta Chiesa, detto Signor Commendatore vi tiene una Grotte, seù Cellaro colla Niviera di dentro Iventata, che discente con tre botti della Commenda, per carlini venticinque sta affittata à Francesco Iacobelli per ogn’anno.

7°. E più detta Commenda tiene, e possiede una casa attaccata al predetto Giardino del Palazzo, dalla parte di Tramontana, e Ponente; e giusta la casa fù di Gasparro Mulieri, oggi si posside dal R.do Clero dà Scirocco; ed al dirimpetto La Casa di Nicolò Antonio lo Russo verso Levante quale Casa presentemente

per carlini venti stà affittata à Margherita Santoro.

8°. E più possiede un’altra casa verso la Piazza, giusta la casa d’Angelo Carbone dà Levante; da Ponente con la casa di Geronima Canosa; e da Mezogiorno per sopra la Casa di Gio. Domenico Schiavone con finestra quale per carlini ventidue presentemente stà affittata à Mastro Domenico Fajani di Matera, abitante in questa terra di Grassano.

9°. E più tiene, e possiede tre fosse dà riponervi vettovaglie, site nella strada dalle grotti d’abitazione, cioè una vicina la casa di Carmine Parise, di capacità di tomola cinquecento, e più; una di rimpetto alla Casa dotale d’Antonio lo Trivata, di capacità di tomola quattrocento cinquanta in circa, e l’altra al portone di detta strada, e proprio avanti la casa di Matteo Davia; e casa d’Innocenzio di Paulo Mattia, di capacità d’altri tomola quattrocento cinquanta in circa, e tutte tre stanno colli coverchi di legno, e furono comprate dalli fu’ Commendatori Quarti, e Ruffo.

10°. E più detta Commenda, e suoi Signori Commendatori tiene, e possiede una casa, sita, e posta nel mezo di detta Terra, dentro la qual vi sono due Forni, uno de’ quali cuoce il pane di detta Terra, ed uno, ch’è più piccolo è anche atto a cuocere in tempo di necessità, qual casa, e Forni stanno situati nel modo seguente: verso Mezogiorno confina colla strada publica; verso tramontanaconfina colla casa di Paolo Russo, che fu’ del quondam Domenico lo Muto; verso Ponente confina con la Casa d’Angelo lo Liscio, che fu’ del quondam Giovanni Le Rise, ed altri confini, e tiene la Porta verso Levante nella publica strada; sopra li quali Forni, detto lllustrissimo Signor Commendatore tiene il jus, e raggione d’esiggere la Fornatica da’ ogni persona, così secolare, come ecclesiastica, qual fornatica volendola esso Signor Commendatore concederla in affitto ad cstinto di Candela, e liberarla al più offerente, ed à chi 1i pare, e piace n’è il presente; qual fomatica, ò sia jus fumi alla Commenda suddetta appartinente; dichiarano che consiste nell’esiggere per ogni venti otto Scanate [qual scanata vuol dire un pezzo di rotola due di pane cotto] un rotolo; e l’altro rotolo spetta all’Università quale l’assegna al Fornaro che ne destina, per suo salario, giusta il solito, e detta università è tenuta corrispondere per metà alla spesa de’ risarcimenti, ò qualsivogl’altro accomodo bisognasse per detto Forno, e Fornello dentro d’esso.

11°. Di più coll’istesso giuramento anche dichiarano, che detta Commenda, e suoi Signori Commendatori tengono il jus proibendi di non potersi cuocere pane con altri Forni, ma solamente in essi suddetti della Commenda, sotto pena di docati sei per ciascuno contraveniente, perdita del pane, e dimolizione d’altri forni, ove si portasse à cuocere detto pane per essere tenuti tutti andar à cuocere il pane né suddetti Forni di detta Commenda; fuoro di, che tengono Forni in Case proprie per loro uso solamente, così concessali da’ Commendatori antepassati, e coll’obligazione, che non possono cuocere pane ad altri, altrimenti incorrono anche nella pena suddetta.

12°. Inoltre col suddetto giuramento dichiarano, come detta Commenda, e suoi Commendatori hanno la facoltà, ed autorità di proibire, siccome proibiscono, che niuna persona di detta Terra, ò abitante in essa possa far case, vigne, forni, grotti, foggie, fossi, né altra casa, se prima non ottenerà la concessione in scriptis de’ Signori Commendatori pro tempore, è Affittajoli in segno del diretto dominio sotto pena di docati sei, mesi due di carcere per ciascun contraveniente, devoluzione della Vigna, e perdita d’ogni altro fatto senza concessione in scriptis, secondo i banni soliti emanarsi; Per la qual concessione, sono tenuti j concessionarij pagare per ciascuna volta una gallina à detti Signori Commendatori, procuratori, ò Affittajuli in segno del diretto dominio, e di tal prestazione di Gallina ne stà in pacifico possesso. Tal facoltà però è stata ristretta a detti Signori Commendatori colla sentenza emanata dal S.R.C. alli nove decembre 1734 imp. limiter liccae, et licitum sit civibus reficere vineas antiquas desertas absque licentia Commendatoris previa solutione annos. granos. sex prò qualibet inodio, seù tumulo, salvis tamen juribus dicto Commendatorìs prò devolutione in casu deficientiae solutionis per triennium,et in eiusdem possint facere repacula, et rusticas lzabitationes prò sé ipsis, et con Animali/Jus, vulgo appellatis, tazzi, intra tamen limites territori/' concessi; e se bene detto Signor Commendatore pretenda di non aver compresa detta sentenza, le Masserie della Commenda concedente, in guisa, che non ostante la medesima possa in essa Masseria fare l’accennate proibizioni; in ogni modo per parte di detta Università si pretende il contrario, cioè, che attente le parole della suddetta sentenza, ne vengono escluse dall’accennata proibizione, anche le suddette Masserie, e che alla peggior lettura detta sentenza hà bisogno di maggior spiega, e circa il far piantar nuove vigne, coll’istessa sentenza si trova ordinato: Nec note passant cives construere nuovas vineas cum licentia Commendatoris,‘ et pro‘ pretio liquidando, prò qua liquidatiorzc praecedentur ad ea quae incumbzmtprò compilatione termini; onde intorno à ciò sen’attende la decisione del S.R.C. ove tal predetto rctrovasi già dedotto.

13°. Di più dichiarano sotto l’istesso giuramento, che tutte quelle terre, che per uso di cultura trovansi dalla Commenda concedente à Cittadini, ò abitanti in essa, siano seculari, ò ecclesiastici sono tenuti corrispondere il terratico in beneficio di essa Commenda à tutta semenza à tenore delle sentenze si trovano emanate dal S.R.C., e ciò almeno per il terzo del territorio concedutoli, annualmente somministrando detto territorio seminandosi, ò non seminandosi il suddetto territorio nella cennata terza parte, affinché la suddetta Commenda non remanesse fraudata nella accennata corrisponzione; nel caso però, che in niuna maniera venisse seminata annualmente detta terza parte per lo spazio di tre anni, ipso facto, et ipso jure s’intende detto territorio devoluto a beneficio della riferita Commenda, ed i Signori Commendatori possono quello ritenere per loro uso, Ò concederlo ad altre persone, e riscuotere la solita Gallina per la nuova concessione, anche in Signum directi dominij senza che potesse pretendere veruna quantità di terraggio, e non poter soggiacere a due pene; Ma qual’era si seminasse dà qualsivoglia Concessionario in un qualche anno più della terza parte, o per intiero, e si riscuotesse dal Commendatore lo stabilito terratico, in tal caso seminando meno della terza parte né due susseguenti anni, ò pure affatto non seminando per detti anni, dov’è stato seminato per intiero. Non possa esser tenuto né casi suddetti ciascuno di essi respettivamente, senonchè a quello si troverà d’essersi seminato, in maniera che coacervando li suddetti tre anni, si seminasse più delli tre terzi, si debba sempre corrispondere quellarata sopra detto terzo, che si ritrova seminata.

14°. Con l’istesso giuramento han dichiarato ancora, come detta Commenda, e Signori Commendatori tengono, e possedono il jus detto dello Scannaggio quale consiste in esigere e riscuotere secondo il solito per ogni animale, che si scanna, venne, ò macella, tanto minuto, come porco, capre, castrato, zimmaro, pecora e ogni altro animale piccolo che s’ammazza, vende, ò macella, un rotolo di carne  per ogni pezzo d’Animali predetti, quanto anche grosso, come bue, vacca, ò altro, la pettoverina per quanto corre di ciascuno Animale grosso, che s’ammazza, vende, ò macella, escludendo affatto ogni sorte d’Animali mortaccini, che si vendesse, ò macellasse, ed anche detta Commenda tiene, e fitta,e libera ed estinto di candela à chi li piace.

15°. E più con detto giuramento ha dichiarato avere, e tenere detta Commenda, e suoi Signori Commendatori il jus d'esigere la Piazza dà ogni Forestiere venisse à vendere, ò comprare qualsisia sorte di Mercanzie, grana dodeci ad on-cia, e dà carlini quindici a basso un tornese à carlini; Per ogni tomola di grano, orzo, ò legumi, ò altra sorte di vettovaglie, che si estragono dà questa Terra una grana, e mezo; Per ogni seme grana sei; per collata grana uno, e per ogni barrile di vino grana uno, e mezo.

16°. Di vantaggio dichiarano esser tenuta la suddetta Università assegnare alli Commendatori prò tempore il Camerlengo quale se bene dalli passati Signori Commendatori, ed odierno si pretende di dovere esiggere tutte l'entrade della Commenda in Grassano, e di prendersela anche quelle per esatte con doverne poi infine dell'anno darne lucido, e chiaro conto, e per l'effetti sudetti aver la facoltà l'istesso Camerlengo di eseguire, e carcerare tutti li debitori Commendali in ogni maniera; ed all'incontro si è preteso, e pretende dà essa Università di Grassano, che quantunque fusse tenuta di destinare la persona per l'esercizio di detto Camerlengo, in ogni modo in altro non fusse esso Camerlengo obligato, se non à servire assolutamente la Corte Commendale, senza punto aver peso di riscuotere dett'entrade Commendali, che per tal peso se li dovesse corrispondere dal Sig. Commendatore la provisione, siccome già si truova ordinato dal S.R.c., senza che se li fusse tassata à che raggione; e rispetto alle vicende vole pretenzioni, che già si ritrovano dedotte in detto S.R.C. dà dove se n'aspetta la decisione.

17°. Questo istesso dichiarano per quanto appartiene al Baglivo dà destinarsi parimenti dall'Università in essa Terra di Grassano, attendendosene similmente la decisione del S.R.C., circa la quantità del Salario dà stabilirsi, e rispetto all'Ufficio in che consiste.

18°. Hanno dichiarata coll'istesso giuramento come detta Commenda possiede il censo delle Vigne, orti, e vignali quale censo al parte si corrisponde à raggione d'annui docati diecinove, e sebbene cossì dalli passati, come dall'odierno Commendatore si sia preteso, e si pretenda farsi nuova liquidazione de' censi, per la quale liquidazione tanto per le vigne vecchie, quanto per le vigne de farti, e per le nuove faciende, in virtù delle parole della sentenza emanata dal S.R.C. nell'anno 1728. Qui nec non ad solvendos census liquidandos prò terratico vineas prò qua liquidazione in biduo andeantur partes, et illterim com tribus annuos ducatos decem, et novem, prò ut actemus fuit con instrumento. Ed in vigore dell'altra sentenza dell'anno 1734. In quelle parole = Similiter liceat, et licitwn sit civibus reficere vineas antiquas desertas absque licentia eiusdem Commendatoris previa solutione annos granorwn sex pro qualiber modio, seù tumolo, salvis tamen juribus dicti Commendatoris. (Nec non possuilt cives construere novas vineas cum licentia Commendatoris, et prò pretio liquidando, prò qua liquidatione precedente ad ea quae incwnbunt prò compilatione terminis). Se n'attende la providenza dà detta Università, si pretende all'incontro, che dà dette parole delle Sentenze suddette siano stati già liquidati li censi delle vigne antiche e deserte, che la liquidazione solamen¬te debba cadere nelle vigne noviter costruende.

19°. Dichiarano ancora d’esser tenuta detta Università di corrispondere per l’espurgo dell’acquedotto in ogn’anno carlini quindeci à detta Commenda in vigore della sentenza del S.R.C. dell’anno 1728; e similmente di dover pagare il luogo della legna, e paglia annui carlini tre per ciascuno Fuoco, ò suffuoco di detta Terra, che pagano di pesi publici juxtus Catastum, giusta le parole della sentenza del 17(..), a decreto dell’esecuzione della medema interposto à diecinovc Giugno dell’anno 1736 settembre cum efiectu exequatur sententia S.R.C. prò numero effective foculatiorum, ut subfaculatiortmz, quae sustinent onera publica juxta Catastum, e pretendendosi dall’Università, che nella Terra di Grassano non vi siano libri di Catasto adforman Pragmatica/wnRegiarum, ma semplici libri di tassa, che si formano in ciascun’anno dove vi sono notati non solo li fuochi, e suffuochi, ma altre persone, che non sustinent onera publica, ma solamente li pesi forzosi, ed extraordinarj; vi è insorto il dubbio, chi deve provare li veri fuochi, e suffuochi, se il Commendatore, ò l’Università, e ne pende la determinazione dal S.R.C., (: fràtanto stà in possesso d’esiggere li tre carlini dà quelli fuochi, e suffuochi, che non si dubbita di non essere tali.

20°. Parimenti dichiarano possedere detta Commenda il terraggio per la summa, che si dà ciascuna persona di Grassano ò altra qui commorante, nelle terre dà essa Commenda concedute, qual terraggio l’esigga, cossi in grano, orzo, avena, ed ogni specie di legumi, come anche nella decima della bambace, lino. Ò altro, secondo la quantità del [erratico come dè sopra espressato nel capitolo 13°. Dovendosi corrispondere ad essa Commenda tomolo per tomolo il terratico sudctto, conforme in esecuzione d’altre sentenze antecedenti, fù ordinato colla sentenza delli nove settembre 1734 in quelle parole: Insuper omnes C ives suivant terraticum in stita pro toto…se/nin, ac etiam prò rata quam servant; e più precisamente indi fù stabilito dall’istesso S.R.C. con suo decreto sotto li diecinovetione eiusdem sententiae, C ives salvant luglio 1738; in quelle parole: pro exequi juxta mensuram tumulum unum semines pro qualibet modio terme mensurando solitum loci, et conviciniorum locurukm; ed essendo successivamente insorta controversia dell’aversi preteso, e pretendere per parte di questa Università, che il tomolo, ò sia moggio di terra debba essere di sedici, e non di dideci catene per poter esser capace di un tomolo di semenza, ancorche per modum provisionis de fusse dall’esecutore delle suddette sentenze ordinato di doversi somministrare il terratico suddetto a raggione di dodici catene, et pro interim per quello riguarda al trasporto, se fusse parimente data dell’istesso esecutore la provvidenza, in ogni modo di tutto ciò sen’aspetta la totale determinazione del S.R.C.

21° E più dichiarano possedere detta Commenda una difesa, e palude, detta la Macchia quale confina col fiume Basento quale Difesa dalli quattordici settembre tutto li venticinque dicembre di ciascun'anno è chiusa, né vi può entrare niuna sorte d'Animali indomati grossi, ò piccoli, ma assolutamente li bovi domiti, servata in omnibus la forma della sentenza emanata dal S.R.C. alli quindeci ottobre 1575; e confirmata dall'istesso S.e. con altra sentenza à primo Luglio 1728, restando a beneficio di esso Signor Commendatore l'ultra usum delli bovi domiti sudetti quattordeci settembre persino à venticinque dicembre dà poterla affittare, giusta la suddetta sentenza del 1575 alla quale in omnibus, senza che possa detto Signor Commendatore concedere detta difesa per uso di semina, secondo con decreto del S.R.e. delli nove dicembre 1734, fù ordinato di consensO di ambidue le parti in quelle parole: Ulterius S.R.e. in declarat non licere Magnifico Commendatori reducere ad culturam defensam nuncupatam la Macchia, et hoc etiam, stante partium consc( ... ); come che dall'odierno Signor Commendatore si è preteso, che tal decreto riguardava il futuro in quanto non si potesse in avvenire dare per uso di semina li accennati territorj della Macchia, e che non comprendesse le terre già smacchiate, e ridotte à cultura prima dell'interposizione d'esso decreto, essa Università vi si è opposta, e ne pende la decisione dà farsi detto S.R.C.

22°. E più con detto giuramento dichiarano, come detta Commenda, e suoi Signori Commendatori han posseduto, e possedono entro essa difesa della Macchia un Molino ad Acqua, che 10 fa girare la Corrente del Fiume Basento, che passa dentro, e da Commendatori è stato solito affittarlo ad accenzione di Candela al più offerente, ò a chi 1i pare, e piace, e da chi và a macinare si paga la solita molitura.

E più con detto giuramento dichiarano, come contiguo, ed attaccato à detto Molino essa Commenda, e suoi Commendatori tengono, e possiedono un balcaturo, ò balli era dà imbalcar panni con tutti li suoi stigli, qual balcaturo riceve l'acqua, che và all'istesso molino, e vi è una torretta soprana abitabile, e nel balcare sempre sono preferiti li cittadini il giorno, e nella notte stanno à necita li cittadini con li Forestieri, ed in ogn'anno dè Signori Commendatori si è dato in affitto à chi li pare, e piace.

E perche detto Molino avea bisogno di molte reparazioni, e la piena del Fiume n’avea trasportato una gran quantità di terreno di detta defesa della Macchia, per dove passava la corrente dell’Aquedotto, che fù in molte parti corroso, ed attraversato dalla corrente di detto Fiume, e stato obligato il suddetto Illustrissimo Signor Commendatore Chyurlia di fare nel sito più superiore un’Aquedotto di centinaia di passi, colla Spesa di più centinaja di docati, tanto che l’ha reso atto à macinare, facendo fare ancora delle palizzate, ò siano passonati per detto fiume Basento per far alzar l’acqua, nel che chi hà speso, e spende ogn’anno più centinaja di docati.

E più con detto giuramento dichiarano, come detta Commenda, e suoi Signori Commendatori han posseduto, e possiedono un pezzo di territorio distaccato dà questo territorio di Grassano, sito, e posto dalla parte di Tramontana del Fiume Bilioso, chiamato di S. Angelo in Territorio di Tricarico, che verso Levante confina colla Procesa della medesima Commenda, che stà censurata per un asserto annuo Canone di docati cinque si paga dal Signor duca della Salandra, e Monache di S. Chiara di detta Città di Tricarico; qual comprensorio di terre compassato dal suddetto nostro Regio Compassatore Perrucci, con giuramento ave dichiarato in nostra presenza, che alla grossa, cioè a raggione di catene dodici, ò passi mille, e duecento per ciaschedun tomola; si è trovato essere in tutto tomola trecento trentacinque, e secondo la misura Napoletana, à raggione di catene nove, ò siano passi novecento o ciaschedun tomola; ascende à tomola quattrocento quarantasei, stuppelli cinque, ed un terzetto. Qual pezzo di territorio, tomola venti sono in coltivabili, il più coltivabili, che secondo la Figura fatta dal predetto nostro Regio Compassatore d’allegarsi nel presente Cabreo; dall’A sino al B per Ponente confina colle terre del Rev.do Capitolo di detta Città di Tricarico chiamata Galluccio; dal B sino al C, ancoper Ponente confina colle terre delle Monache di S. Chiara di detta Città, ove vi stà la Grotte di S. Angelo, sopra la qual Grotte vi ci stà un principio d’edificio di Fabbriche, e vicino a detto edificio una Fossa con alcun’Arbori di Fichi d’intorno; dal C sino al D per Tramontana confina colla Difesa di Calderaio, che si è detta Marchional Corte di Montepeloso, ove Vi ci sono alcun’Arbori di Gercale; dal D sino all’E per levante confina colla Difesa della Precesa, che si è di detta Commenda censurata, come si è detto nella Grancia di Tricarico confina col Canale secco; dall’E sino all’F per Scirocco, confina colle terre del Signor D. Giovanni Vincenzo Santoro; e dall’F sino all’A, per Mezogiorno confina colla strada Vecchia di Gravina, e suddetto Canale secco.

Ed in ultimo essi Magnifici del Governo han dichiarato, come detta Commenda, e Signori Cornmendatori tengono, e possedono tutto l’intiero comprensorio di questa Terra con tutti l’antedescritti j ussi, azioni, e ragioni. Qual territorio cireuì circa confina colli territorj di Grottola per la parte di Levante; con quelli della Salandra, e Calciano nella parte di Mezogiorno, e fiume Basento e mediante con quello della Città di Tricarico nella parte di ponente,e col Fiume Bilioso nella parte di Tramontana.

Detto territorio poi misurato dal suddetto nostro Regio Compassatore Perrucci, alla grossa, à raggione di catene dodici il tomolo, ò siano passi mille e duecento per ciascheduno, si è trovato ascendere in tutte a tomola nove mila cento ottant’otto, che alla Napoletana à raggione di catene nove, o siano passi novecento pe.r cadaun tornolo, sono tomola dodici rnila due cento cinquanta, stuppelli cinque, e due terzetti, in qual territorio circuì circa misurato à quadratura è dà miglia quattordici, e passi ottocento ottantadue.

Dentro il qual territorio, e sopra la cima dell’antedescritto Molino stà situata la suddetta Terra di Grassano, e vi è un convento dè Frati Reformati sotto il titolo della Madonna Santissima del Carmine edificato dà quarant’anni sotto a questa parte, come pure vi è una gran quantità di Vigna, Masserie di campo, e Pecore, Giardini, ed altro concessi da Signori Commendatori, e dentro il medesimo territorio vi sono molti fonti, seù Fontane d’acque Sorgive, frà quali in poca distanza dà detta Terra, ve ne sono trè delle Principali, colla nominata Difesa della Macchia, ove vi è l’antedescritto Molino colla Balchiera Commendale, e detto circuito misurato à cavalletto circuì circa e di miglia diecisette, e passi duecento, ed è in maggior parte coltivabile.

E secondo esso Regio Compassatore riferisce d’aver principiato à compassare detto territorio dalla via, seù tratturo si và da Matera à Tricarico, che dà detta strada sin ad un sterpone di circola per levante, vi è il cammino di passi, cento cinquanta, da detto sterpone confina con questo territorio la difesa chiamata delli Cacciatori di Grottola, e camminando più altri, da detto strappone verso detto Levante per sino ad un canale, che scende nel fine di detta difesa delli Cacciatori per altri passi ottocento trentotto, e camminando detto circuito confina per altri passi cento novanta si trova la strada, che và dà Grottola à Grassano, chiamata la Scariuta, e calando a basso, anco per Levante, in altri passi duecento settanta si trova un Canale secco, e chiamato delle Manche, e calando detto Canale secco per l’attezogiorno per passi mille ottocento trenta, si trova la strada che và dà Grassano à Ferrandina, e camminandosi per la medesima strada in passi duecento, e dieci per Levante, s’incontra col fiume Basento; e seguitando a camminare per l’antedetto Canale secco per altri passi duecento, e dieci, si giunge alli demanij di Grottola che confinano con l’Ischia di Cristo per sino a detta fiumara, cui è ancora un’altra via, che và a Grassano; e voltandosi poi per Mezogiorno, in cammino di passi ottocento. si trova il Molino, e Balcatura di detta Commenda, e strada che và alla Salandra, e camminando dà detto Molino, anco per Mezogiorno, passi mille cento trenta, si trova la via di Garaguso. e confina di là dal fiuma colla Salandra, e camminando per detta 'via, anco per Mezogiorno per passi mille e duecento sessanta, si trova il Vallone d‘Acquafredda. che lascia detta fiumara, e confina da là con la Macchia delli Cerri di Calciano, e camminado dal suddetto Vallone d’Acquafredda per un Vallone, che và sempre serpeggiando per passi mille cinquecento trenta. Si trova la strada di detta Terra di Calciano, e confina con la Chianella del Signor duca di Tricarico, c camminando per detta strada di Calciano per passi duecento novanta, anco per detto Canale si trova il Forgiane di S. Chiara di Tricarico, e camminando da detto Forgiane, anco per detto Canale. in altri passi settecento, e dieci. si trova il Cugno del Percettore di S. Chiara; e voltandosi dà detto Canale per passi quattrocento sessanta si trova il Tratturo di Tricarico, che confina colle terre del Signor Duca. e camminando da detta strada, e calando a basso ad un Canale secco per tramontana, si và a Taverna Arsa, e terre di esso Signor Duca, c calando a basso Biglioso. Biglioso sempre serpeggiando con altri passi cinquecento, per dove si và al Vallarello secco, che cala dà Ripaguadagna, e confina colle terre del Signor Duca, e camminando da detto Vallorello. anco per tramontana Biglioso per altri passi ottocento cinquanta, anco sempre serpeggiando si trova la via di Siggiano.

E dà detta via di Siggiano camminando Biglioso, Bilioso passa detto tratturo, ed una strada. che va a Montepeloso e da ivi va ad incontrarsi con la strada di Gravina. poco passi distante vi è un pozzo, che si è dentro l’lschia della Avena quale pozzo si è di detto Convento di S. Chiara di Tricarico.

E da detta strada di Siggiano, in sino a detta Ischia dell’Avena, ove il detto pozzo, sempre confinano le terre di S. Chiara verso Tramontana in cammino di passi due mila quattrocento sessanta.

E calando a basso detto Pozzo Biglioso. Biglioso, sempre serpeggiando dove passando per avanti una cercola grossa infra l’Ischia delli Salici, ò sia Fontana, in passi mille e novecento, confina sempre colle terre del Signor D. Giovanni Vingenzo Santoro.

E calando a basso per tramontana sempre serpeggiando. s’incontra con un vallone detto Montefalcone. dove vi stà una cercula travagliata, dove passa il tratturo per detto Biglioso confina con la Precesa di detta Commenda, che tiene censurata dette Monache di S. Chiara, e Signor Duca. come s’asserisce, passi cinquecento ottanta sei.E calando per Levante per detto Biglioso rivolta, rivolta per dove và detto Biglioso, per passi trecento trenta, si và ad incontrare con detto tratturo di Tricarico, che và à Matera dove si è principiata detta Misura, che confina colla Difesa chiamata Montefalcone, che si è del Signor Principe di Grottole, ed attaccato à detta Difesa delli Cacciatori, che in tutto compongono passi diecisettemila due cento ottanta nove à cavalletto, in miglia diecisette, e passi duecento ottanta nove, che a quadratura sono miglia quattordici, passi ottocento ottanta due […]. Grassano Li 4 Maggio 1738 [...].

Pomarico

Die ultima Mensis Maij Millesimo Septingentesimo trigesimo septimo Pomarici […].

In detta Terra di Pomarico vi è una Chiesa sotto il titolo di S. Giovanni Battista, che primo luogo era quasi deruta, e fuori di detta Terra, ed ora si trova tutta rifatta, e ben’acconcia, e tutta in ordine, tanto, che di continuo si celebrano le Sante Messe e per l’ampliazione di detta terra, si trova dentro di essa, sita nella contrada detta del Casale, qual Chiesa è di lunghezza palmi quarantuno, larga palmi dieci otto, che tiene Capo Altare con un Quadro grande con cornice Schiette di Legno con l’effigie della Madonna Santissima delle Grazie di S. Giovanni Battista, S. Francesco Saverio, ed Anime del Purgatorio sopratela, nella parte destra di detto Quadro pittato al muro l’effigie di S. Donato, e nella parte sinistra, anco pittata al muro l’effigio di S. Ciborio, un altro altare con statuetta di legno di S. Francesco di Paula, con pannicello di accanti di taffità rosso, con due quadretti senza cornice, con l’Effigie di S. Maria Madalena de’ Pazzi, e l’altro di S. Francesco di Sales, nella parte destra, e due altre nella parte sinistra, uno con S. Rosa di Lina, e l’altro di S. Ignazio, ed un altro Altare con statua di legno di S. Antonio Abbate, che dicono essere di Monsignor Arcivescovo di Matera, guarniti detti tre altari, cioè il primo con sei candelieri di legno, due teste di fiori fatte a frasche, con graste di legno indorate, Carte di Gloria, panno pittato sopra tela, coscini, tovaglie di bambace con pezzillo ordinario, e pedarda, e così guarniti gl’altri due con li scannelli per il Missale, Candelieri, e fiori, un quadro di S. Nicolò, sopratela con cornice vecchie di legno, con confessionario. ed un inginocchiaturo d’Apeto, che l’Abbate Signor D. Cesare Padula asserisce averli fatti fare di suo proprio denaro, per sua devozione, frà detto capo Altare. e Confessionario in faccio al muro vi è pittata l’effigie della Beatissima Vergine col suo Bambino Giesù in braccio, S. Giovanni e S. Leonardo, che secondo la descrizione, vista, apparisce essere stati fatti nell’anno rnille seicento, e sci; Vicino al suddetto Altare di S. Francesco di Paola, in faccia al muro, vi è pinata l’effigie di S. Apollonia, tra detto Altare e quello di S. Antonio Abbate, anche nel muro vi e dipinto il Patriarca S. Giuseppe, nel mezo di detta Chiesa vi stà una Lampada di rame bianca con questa di vetro dentro; l’entrata della porta guarda verso del scirocco con il Campaniletto, con campana di bronzo di rotola cinquanta in circa, un inginocchiaturo con carta preparatoria, e rendimenti di grazia per la Santa Messa. Una torcia di cera appesa avanti S. Francesco di Paola, un Calice col piede d’altare, coppa, e patena d’Argento indorato, antica di detta Chiesa, verbo, borsa, corporali, pallio, Cammise, ammetto, e Cingolo, tutti fatti dà esso Signor Abbate Padula per sua devozione, una chianeta con stola, e manipolo di seta fiorita, col fondo verde prorpij d’essa Chiesa nella quale vi sono tre finestrelle con vitriate, e tutte dette robbe consignate, e lasciate in parte del detto Signor Abbate Padula, che ne conserva la chiave, ed è Procuratore di questa Grancia [...]

Ferrandina

La Commenda di Grassano tiene in questa Città di Ferrandina una Grancia, sotto il titolo di Santa Maria Civita troila, seù dello Spirito Santo, che tiene la Chiesa nella parte eminente di dentro detta Città, coll’ingresso della porta grande verso Ponente, coverta avvolte, seù lamie, con quattro Sott’Archi in faccia ai Muri, che da’ quattro Angoli, e colonne fabricate viè sostenuta ed è di lunghezza quadrata palmi vent’uno; nel Nicchio di Sopra l’altare in faccia al muro vi è pittato lo Spirito Santo, con una statuetta vi stà sopra detto Altare della Beatissima Vergine di Civita troila con suo Bambin Gesù in braccia. Sopra di esso Nicchio nella man dritta Vi stà pittata l’effigie della Madonna Santissima dell’Annunciata, e nella man sinistra l’effigie dell’Angelo Gabriele. Sotto detta Santissima Annunciata vi stà pittata l’effigie di S. Giovanni Battista, e di sotto di esso lo stemma Gerosolimitano, di sotto detto Angelo Gabriele vi stà pittata l’effigie del Glorioso Patriarca S. Giuseppe, e sotto di esso l’arma di detta Città di Ferrandina. Per Panno di detto Altare vi stà una rezza di Ferro filato, e di dentro, e sotto di dentro Altare vi stà l’effigie dell’Eccehomo, nella sua man dritta l’effigie della Beatissirna Vergine di Sette Dolori, e nella man Sinistra vi stà l’effigie di S. Giovanni Evangelista, tutti tre pittati in faccia al Muro, nella parte di sotto, e di dentro detto Altare nella man dritta nell’entrata di detta Chiesa conficcate al muro vi è una piccola Fonte di Pietra; vi sono dentro detta Chiesa quattro sepolture con le Chianche di pietre, e catenelle di Ferro, vi sta' un Confessionario di tavole d’Apeto usato, un Calice d’Argento con pietre d’ottone indorato, con Patena d’Argento indorata. Sopra di detto Altare vi stanno duoi Scalini d’Apeto pittati di colore giallo, e rosso, con sei candelieri di legno usati, con argento, e vernice, carte di Gloria. In principio, e Lavabbo, con cornice, anco con Argento, e vernice, una Pianeta con stola, e Manipolo di seta di diversi colori, con fondo bianco, e trene di seta à color d’oro, col suo camise, ed Ammitto di seta bambacina, e cingolo, un’altra Pianeta di damasco Nuovo violata, e verde, colla sua stola, e Manipolo, un’altra Pianeta un poco usata di damaschetto con un fondo violato schetto, e l’altro bianco, due borze per sopra il calice e corporale, duoi Missali, uno de’ Morti, e l’altro de’ Santi, un Coscino di seta lavorata con fiori rossi, duoi candelieri d’ottone, una cotta di tela bambacina con pezzillo, tredici tovaglie d’Altare di tela con pezzilli, tre tovaglie di faccie di Bambace con pezzilli d’intorno, un campanello per Messa, due lmbulline, una lampade di vetro, in un laterale dell’entrata di detta porta di Chiesa vi sono due Colonne di Pietra, nel muro, di man dritta vi e un’altra portella che corrisponde avanti la porta della Cammerella del Fratocchio, (: nel piccolo Campanile vi è una campana di Bronzo da circa rotola cinquanta di peso la quale nella parte di dentro di Chiesa vi e un portuso nella Lamia, tiene una Catena, e pezzo di funa di sotto per sonarsi, ed inoltre vi stanno dentro d’essa Chiesa de’ voti fatti da’ Cittadini, cinque para di Ferri Cavallini, e sommarini, di torce, e Candelotti di cera numero otto, due Santi donati, ed un Coretto, ed un Crocifissetto d’Argento basso, una para di Gioccaglie d’ottone indorate, una con pietra rossa, e l’altra con pietra verde, una Gioccaglia tonda d’Argento, una Cozzetta ferrata d’Argento per figlioli, un S. Donato di Piombo, una Candacca d’Ambra, una Galluceia di Pietra bianca per sopra figlioli, una corona di pietra negra con due smeraglie d’ottone, un Rosario di Granatella, un’altra Cannacca d’Ambra, dicci fila di Coralli, un mazzo di zagarelle di diversi pezzi, e colori, con alcune treccie di capilli, due coretti di seta lavorati di canettigli, e pedarda di tavola d’Apeto, vi e avanti detta Chiesa un Atrio di lunghezza di palmi trenta sette, e di larghezza palmi venti, e nelli laterali di avanti, per ingrandire detta Chiesa, vi stanno fabricati i pedamenti il palmi quattro, d’Altezza di Fabrica d’intorno, e solo nella parte sinistra palmi due in circa d’altezza, quali beni tutti, tanto d’ornamenti di Chiesa, quanto di voti, sono stati consignati al Signor D. Giacomo di Leonardis di della Città di Ferrandina, che hà cura di detta Chiesa, e se li è lasciato procura del detto lllustrissimo Signor Commendatore Chyurlia. acciò avesse cura di destinare li cappellani per mantenere il culto divino, e giurisdizione, che la Sagra Religione Gerosolimitana tiene in detta Chiesa, e per esiggete la rendita di carlini trenta cinque di censo enfiteutico, che per ogn’anno paga la Magnifica Universita, che s’impiegano per tenere accese dette lampade, e per altri bisogni di detta Chiesa, ed in fede [...].

Pisticci

[...] Questa Grancia di Pisticci della Commenda di Grassano sotto il titolo di Santa Maria la Strada con una Cappella detto titolo, che sta’ situata nel mezo della publica strada miglia tre in circa distante da’ detta Terra, frà la medesima, e la fiumara di Ferrandina, e detta Chiesa stà tutta diseoverta, e li parieti inmaggior parte cascati a terra, a quelli vi stanno in piedi minacciano, anco rovina, e dentro di essa Chiesa vi è nata molt’erba, e cose salvatiche. che dimostra la cascata di detta Chiesa esser seguita da’ tempi immemorabili, ed avanti detta diruta Chiesa vi è un pozzo vecchio, e possiedi detta Grancia li seguenti stabili beni [....].

Tursi

[...] Noi Regio, e pubblico Notaro Giuseppe Striccoli della Città d’Altamura, in virtù di commissione speditaci dal Regio Consigliere Signor D. Francesco Crivelli delegato della Sagra Religione Gerosolimitana, e suoi Signori Cavvallieri per S.M., che Dio guardi, ci siamo di persona conscriti in detta Citta di Tursi, unitamente con il rubricato lllustrissimo Signor Commendatore Chyurlia, e Regio Unito detto Compassatore Perrucci per misurare tutti li territorj, o rinnovare l‘oblighi reddcnti alla Grancia di detta Città, sotto il titolo di San Giovanni della rubricata Commenda di Grassano. abbiam trovati, che detta Grancia stava quasi abbandonata, e da molti anni non esservi esatto cosa alcuna. né di terratico e censi, né altro, anzi quasi perdutasi la memoria di detti terreni, siccome viene anco accennato dall’antedetto Cabreo dell’anno 1704, e col trattenimento di più giorni fatto in detta Città. con tanto dispendio di detto Illustrissimo Signor Commendatore, per le tasse esatte, si sono acclarate alcun partite di territorij, e censi, ed accapatare l’oblighi, e dichiarazioni per la corisponsione di quelli, sincome qui si votano distintamente, e distintamente da quando non si poteva acclarare dal Signor Commendatore Quarti, e si è tutto cio appuntato, ed acclarato per li tanti ordini spediti. rigore di giustizia da noi praticati, e munitorij di scomunica fatti pubblicare.

Eodem die Octava Mensis Junij 1737. Tursi [...].

Viggiano

[...] La Commenda di Grassano possiede la Grancia della suddetta Terra di Viggiano sotto il titolo di S. Giovanni, e possiede l'infradetti territori] solamente, e la Chiesa dello Glorioso Santo, diruta, e disfatta in tal forma. che da dentro la medesima n’esce una grandissima foce d’acqua, quali si possiede dalla Principal Casa di detta Terra, C li territori]. che possiede appariscono notati nel vecchio Cabreo del 1704, fatto dall’olim Signor Commendatore Quarti, e che pur anche li possiede detta Commenda [...].

Sant’Arcangelo

[...] La Commenda di Grassano tiene in questa Terra di S. Arcangelo la Grancia sotto il titolo di S. Giovanni. nella quale non vi e Chiesa di detto Santo, mentre da quello, che anticamente vi era, né pur anco se ne vedono li vestiggij, ove stata fusse, non possiede territorij, ma ben vero l’infradetti Censi enfiteutici in buona parte acclarati, e postesi in corrente dall’olim antecedente fù Commen-datore Quarto [...].

Laurenzana

[...] Fò fede io sottoscritto Notar Domenico Antonio Savina di questa Terra di Laurenzana, come avendo perseguito il mio Protocollo dell’anno mille settecento, e tredici, trovo, che è dieci otto Novembre li suprascritti Francesco di Lettino, e Giuseppe Bonamassa donationi titolo irrovabiliter inter vivos alla Venerabile Cappella della Beatissima Vergine Maria di Cielcalata in tenimento di detta Terra, Grancia della Venerabile Commenda Gierosolimitana, donano le di loro persone, e tutti li di loro beni, cossi in stabili, come mobili, acquisiti, ed acquirenti, ed in particulate esso Signor Giuseppe docati cinquanta contanti dà industriarsi, e li Frutti di essi dà Signor Commendatori, ò dàj loro Legittimi Procuratori applicarsi in compra d’Oglio, per traersi di continuo accesa la lampada avanti detta Santissima Immagine, ed il di più, che forse avanzerà fare celebrare tante Messe ne’ giorni Festivi, come pure una Casa Terrana nella Contrada dell’Illustrissimo nella quale solamente riserbi l’abitazione vita durante a due sue sorelle zitelle, e nella di loro Morte del prezzo di detta Casa perdetti Signori Commendatori, ò di loro Procuratori pagarsi carlini dieci otto al Reverendo Capitolo per il jus sepeliendi di ciascheduna di dette due sorelle, ed il dipiù avanzante applicarsi per la compra di dett’oglio, e celebrazione di dette Messe; ed esso Signor Francesco lasciò una casa soprana, e sottana nuova eretta all’ulmicello, ed una vigna Pastina alli tirandoli sopra li quali parte si riserba la dote di una sua figlia casanda, e parte li verile di un suo figlio Maschi, e portando il caso, che questi non si casassero, ò pure casandi, no figli, il che in tal caso, l’intiera detta Casa, e Vigna, vada in beneficio di detta Venerabile Cappella, e 1i frutti di detti beni applicarsi in detto Oglio, e celebrazione di Messe ed in oltre essi quandam Giuseppe, e Francesco, se avesse avanti ad elementare dalle di loro fatighe, ed elemosina facienda, senza servirsi di cosa alcuna di detti beni, ut sopra donati, e quel tanto di più li potrebbe sopravanzare dà dette fatiche, ed elemosinare faciende, similmente applicarsi in compra di detto oglio, e celebrazione di Messe, con condizione, e patto espresso, che tanto il Signor Commendatore di quel tempo di detta Commenda Signor Fra’ D. Giovanni Quarti quando tutti gl’altri Signori Commendatori successori in perpetuum fussero stati semplici direttori della proprietà, e frutti pervenienti da’ detti beni, ut supra donati, ed aver cure di essi frutti far comprare l’oglio, e di continuare a far stare sempre detta lampade in onore, e gloria dell’Onnipotente Iddio, e detta Sempre Vergine Maria Sua Santissima Madre, senza che si possano mai detti Signori Commendatori appmpriare a sé frutto alcuno, mà più presto ammentarlo, di modo che di continuo detta lampada stia accesa, ed in tutte le Feste Precettive far celebrare le Sante Messe, esopravanzandosi qualche cosa far seguire la detta celebrazione anco né giorni feriali, per tanto, quanto, ed altri più diffusamente appare dà detto istrumento di donazione a quale in tutto e per tutto s’abbia relazione dato in Laurenzana li 15 Giugno 1737 ed in fede l’ho signato richiesto adest signum Notorij [...].

La Grancia della Commenda di Grassano sotto il titolo della Beatissima Vergine del Cielcalata, in questa Terra di Laurenzana, tiene la Chiesa sotto detto titolo, dà circa miglia tre, e mezo distanza dà detta Terra qual Chiesa si è tutta di fabrica di Pietra, e coverta à tetti, colla porta grande in faccia à Tramontana, e l’altra piccola verso Ponente, il suolo lastrato di Chianche di pietre quale Chiesa è lunga palmi trenta, e larga palmi ventiquattro, e sopra della suddetta Porta grande vi è un piccolo Campanile con una Campana di Bronzo circa rotolo sessanta di peso, vi è un Altare col di sopra la statua di legno di detta Beatissima Vergine col dilettissimo suo Bambin Giesù nelle braccia, che tiene nella man destra una Fella, ed ambedue colle corone di legna indorata nella testa, qual statua col detto Bambin stanno dentro una Cassa di tavole d’Apeto pittata, che s’apre, e serra à due porte, ed in faccia al muro di man destra di detta Cassa, vi stà scolpita, l’effigie di S. Giovanni Evangelista, e nella man sinistra l’effigie di S. Giovanni Battista. Sopra d’esso Altare vi sono li Gradini di legno pittati, sopra de’ quali vi stanno sei candelieri di legno indorati, con quattro teste di Fiori di Talchi, duoi Coscini per il Missale, Carte di Gloria con cornice di legno, e crocifissetto indorato, e dell’istessa maniera l’inprincipio; e Lavabbo, con tre tovaglie di tela con pizzillo ordinario, ed all’interno di detta Cassa della Beata Vergine, ed Altare, anche pittata in faccia al muro, vi ci stanno pittati li S. dodeci Apostoli, ed il panno di avanti esso Altare è di legno pittato, e la Pidarda fatta di Chianche. Nella man sinistra di detto Altare, Vi è un Altaretto, ove si preparano li Sacerdori per celebrare li S. Sacrificij della Messa, e vi stà un Quadro grandetto di tela, con l’effigie di S. Caterina, e cornice d’Apeto pittato. Frà detto Altaretto, e porta, vi è una pittata in faccia al muro con l’effigie della Madonna Santissima del Carmine, sotto la quale inginocchioni pittati vi stanno il Signor Francesco Lettieri, che lasciò a detta Cappella la Casa soprana all’ulmicello, sita in detta Terra di Laurenzana; Qual casa dal fù Commendatore Signor D. Giovanni Quarti, dà molt’anni sono fù venduta a Mastro Domenico Perrone della medesima Terra per docati cinquanta cinque: quali dal medesimo fù Commendatore Quarti furono dati in annuo censo parte al Mastro D. Giovanni Folonico, e parte à Mastro Domenico Lucera, alla raggione del dieci per cento, secondo ci rifarisce Giuseppe Lettieri figlio del suddetto signor Francesco; e Vedova Margherita Cerabona, che anco in ginocchioni pittata stà nell’altra parte di detto Quadro della Madonna Santissima del Carmine, qual Giuseppe Lettini è attualFratocchio, seù infierto di detta Chiesa, e riferisce ancora essersi affrancati detto Capitoli dà essi suddetti D. Giovanni, e Mastro Domenico, non sapendo però a chi nuovamente si fusscro dati, ed inoltre riferisce, che il medesimo Signor Padre alla medesima Chiesa, seù Cappella lasciò una vigna la quale dal medesimo fù Commendatore Quarti ad Egidio Crippa fù venduta per docati trentacinque, quali diede ad annuo censo à diverse persone. Nella parte del medesimo muro, e nell’altra parte di detta piccola parte, vi stà pittata l’effigie della Beatissima Vergine dello Reto, con quella di S. Domenico à man destra, e nella sinistra quella di Cesare Motta, anco di Laurenzana, che secondo la descrizione vi stà sotto di dette Pitture, apparisce esser state fatte nell’anno 1590.

Vi sono dentro essa Chiesa, seù Cappella due Confessionarij usati di tavole d’Apeto, una Sepoltura, ove vi vuole accomodata La Chiuta, seù Chianca di Pietra e nella mandritta quando s’entra la suddetta porta grande, fissa nel muro una acquasantiera di Faenza di color nero, e nel menzo di essa Chiesa vi stà appesa una piccola Lampada d’ottone lavorato con lampade di stagno dà dentro, e nel suddetto Altare vi stanno appese due torce di voti, una grandotta, e l’altra piccola.

Vi sono in essa Chiesa li seguenti ornamenti, ed utenzilij per la celebrazione di dette S. Messe. Un Calice d’Argento col piede d’ottone, e per stare detto piede, cappa, e patena d’argento indorato distrutte, tengono di bisogna dell’indoratura = due Pianete, una di damasco verde nova, guarnita con galloni d’oro, e foderata di Sangalle verde, con stola, e manipoli simili, con camise di tele, e pizzilli ordinarij, ammitta e cingolo, e l’altra con stola, e manipolo di tela di Portanova, rossa, e bianca, con fodera di Sangallo bianco, in tal maniera usata, che è resa inservibile, Borza, volo, e due Corporali per il Calice quale robbe tutte si conservano dentro una cassa d’ApetO vecchio, e vi stanno ancora due Missali, uno bianco, el’altro vecchio, affatto inservibile, e vi è bisogno del nuovo.

Il coverto del suffitto di detta Chiesa di tavole ed imbrici, tiene di bisogno di molto rifacimento.

Nel Cortile grande vi è avanti detta Chiesa, seù Cappella, al dirimpetto di essa vi sono due case, cioè una grande, e l’altra più piccola con la communicativa d’una porta nel mezo con porta di legno, e mascatura, ed essa Carnera piccola tiene una finestra, che guarda verso Scirocco e sopra la salita della gradiata, che forma un piccolo ballaturo, vi è la porta grande, per l’ingresso di dette Camere con porta di legno, mascatura, e Chiave, e tiene la finestra nella parte di Levante, e sotto di essa camera vi sono due stanze, ad uso di servire per magazeni, abitazioni, ò altri per essere una separata dall’altra, ed ambedue avere le porte con chiave al dirimpetto di detta Chiesa; dentro uno degli sottanirenzana, ed in particolar del Rev.do D. Giovanni Falotie o, D. Antonio Asselde, e Mastro Francesco Regginelli à tal’effetto dà noi chiamati, e così ne fò fede io ddelegato per la eonfezzione del Notar Giuseppe Striecoli Altamurano e du nuovo Cabreo di detta Commenda.

Calvello

[...] Questa grancia di Calvello, tiene sotto il titolo di S. Giacomo la Chiesa della quale era fuori detta Terra, e di tal maniera affatto è distrutta, che ne meno se ne vedono j pedamenti, e ciò sia eseguito dal gran tempo fa’, siccome d’alcuni vecchi di detta Terra riferito ci viene [...].

Pietrapetosa

[...] Questa Grancia di Pietrapertosa, sotto il titolo di Santa Maria Maddalena della Commenda di Grassano, seù di San Giovanni nel Sacrificio nella Chiesa suddetta, che si è circa miglia tre distante dà detta Terra, che tiene la Porta di Mezzogiorni, con il Campaniletto sopra, lunga palme quarante cinque, e larga palmi diecisette, con tutti li tetti Crascati, e poco coverta nella parte dell’Altare, e con li parieti in buona parte cascati, e quelli, che stanno impiede in maggior parte stanno aperti e cadenti, e volendosi rifare, e ridurla in atto di potersi celebrare il Santo Sacrificio de la Messa, secondo il giudizio, e conto si è fatto dal Maestro Muratore Francesco Montano di detta Terra di Pietrapertosa, che avanti di noi hà detto osservazione, ci vuole di spesa dà docati sessanta e più, ed in fede [...].

San Mauro

[...] Questa Grancia di S. Giovanni in questa Terra di S. Mauro soggetta alla Commenda di Grassano, e tiene la sua Chiesa sotto il titolo di San Giovanni, sita, e posta mella parte Orientale nella parte di fuori, e sotto la Costa di detta Terra, in distanza un ottavo di miglio distante la medesima Terra, tiene l’ingresso per una Porta grande nova in detta parte Orientale, con Mascatura, e Chiave, tiene sei Finestrini di lumi ingredienti ne’ due lati laterali, due de’ quali stanno affatto serrati, la medema Chiesa viene sostenuta da’ quattro Colonne di Pietre, tutt’un pezzo, con capitelli di sopra formate di tre nave, di sette Lamie con un arco avanti dell’Altare, che sostiene, anco lo tetto, che è formato di travi, tavole, ed imbrici, qual tetto vuol rifatto per essere molto vecchio, e nello spino stà tutto scoverto dal Portone del Pariete di detta Porta, per sin alla Lamia, con cui viene coverto dett’Altare, Pedarla di tavole d’Apeto, e tre gradini di Pietra, è lunga detta Chiesa palmi trentatré, e larga palmi trentadue e mezo.

Il detto Altare stà guarnito col panno avanti di tela di Portauova di Bambace, e seta listata, e Fiorita, cioè di colore incarnato, e bianco, e nastro con tre tirate di piccoli pizzilli d’oro, e una tirata lunga di Pizzillo largo sopra, con duoi Cuscini peril Missalc di tela di Persia con Fiori torchini, e (…), tre tovaglie de detto Altare, cioè una di tela di Fiume con Pizzillo nuovo, e due usate di tela ordinaria di lino, e Bambace, con duoi scalini di tavole d’Apeto pittati.

Il quadro grande di detto Altare si è coll’immagine dell’Immacolata Concezione; Nella man destra vi stà pittata l’effigie del Glorioso S. Giovanni Battista, e nella parte sinistra quella del Glorioso S. Giovanni Evangelista; La grandezza del qual Quadro, è d’altezza palmi diciotto con cornice ordinaria di legno pittato con molti serafini d’intorno, e fatto da Celebre Pennello.

Sotto di detto Altare vi è un Fonte d’acqua sorgiva, nel qual si scende per due gradini per comodo d’empir l’acqua per l’Ammalati, profondo detta Fonte di palmi cinque.

In faccia al Pariete della Lamiola di detto Altare vi stà un’Arma con corona, e croce bianca nel mezo, sostenuta da due Leoni con sottoscrizione di sotto, che dice: Ecclesia S. Joannis Religionis Hyerosolimitanae Commendae Grassani.

Vi sono li seguenti ornamenti cioè una Pianeta di cataluste bianca, e rossa con treme di seta gialla, con stola, manipolo, e borza consimile, nella parte di sotto di detta Pianeta, vi stà l’Arma del fù Commendatore Bali Ruffo; Qual robbe tutte d’ordine di detto Illustrissimo Signor Commendatore Chyurlia, dà me sono state consegnate a detto Signor Francesco Acquaviva Procuratore di detta Grancia, in presenza dell’Arciprete Signor D. Pietro Marzano, secondo qui l’inserta ricevuta, che vel’hò fatto fare, ed è del tenor seguente: Dichiaro iosottoscritto D. Francesco Aequaviva attuale Affittatore della Grancia, sotto il titolo di S. Giovanni della Terra di S. Mauro della Commenda di Grassano, come nella visita del giorno de’ ventitre del corrente Giugno dall’illustrissimo Signor Commendatore Chyurlia, coll’assistenza del Signor Notar Giuseppe Striccoli, suddelegato per la confezione del nuovo Cabreo di detta Commenda, nella visita fù fatta in detta Chiesa di S. Giovanni si trovano li seguenti suppellettili di detta Chiesa. Il Panno d’avanti l’Altare di Portauova di bambace, e seta listata, e Fiorito con colori Rossi, torchini, bianchi, e museo, con trè tirati di pizzilli d’oro, ed una tirata da lunga, e lunga Pizzillo lungo, più largo, duoi Cuscini di tela di Persia, tre tovaglie di detto Altare, una di tela di Fiume con pizzilli nuovi, e due di tela ordinaria di lino, e bambace. Una Pianeta di Catalusta bianca, e Rosa con trene di seta Gialla, Manipolo, stola, e Borza di Calice consimile, e nella parte di sotto detta Pianeta, vi stà l’Arma del fù Commendatore Ruffo, quali beni, e m’obligo 10 suddetto d’Acquaviva tenerli paenes me conservati, e darne conto in ogni futuro tempo a detto Signore Commendatore, ò Signori Commendatori Successori, ò oltre di loro legittimi persone, e così prometto, e m’obligo. Dato lì 23 Giugno 1737 in S. Mauro.

Io D. Francesco Acquaviva, dico tenere in mio potere la suddetta suppellettile, de’ quali dall’Abbate Sacerdote Giovanni Acquaviva mio Fratello se ne fe’ altra ricevuta a Leonardo Nicola Brigante sostituto di Grassano = D. Pietro Marzano Arciprete testimonio: Io Nicolò Marzano sono testimonio.

E fatta detta visita di Chiesa, annotazione, ò consegna dell’antedescritti utensili, ed ornamenti, il sudetto Illustrissimo Signor Commendatore Chyurlia per essersi presentamente trovato in questa Terra, in questo giorno della Vigilia del sudetto Glorioso S. Giovanni, per solennizzarla la sua Festa, come si conviene, ave invitato il R.do Capitolo, e con suono di tamburo, e sparo di più mortaretti, col concorso di numeroso popolo si e cantato il solenne Vespro e dimani / giorno di detto Glorioso Santo/ cantarsi solenne Messa, e nel concorso di detto Populo; per esservi stati alcuni vecchi, cioè Magnifico Giovan Battista Volpe d’anni settanta cinque, Pietro Ciliberto d’anni settantasei, e Francesco Antonio di Notari d’Anni settanta, li medemi con giuramento han riferito, e testificato, come quando loro erano Giovanotti raccordarsi d’aver visto esser la strada d’avanti detta Chiesa di S. Giovanni più larga, ed’ alcun’anni a questa parte star occupata, che misurarla avanti di loro, si è trovata dett’occupazione di Palmi dodici secondo il luogo primiero dà loro designato, e che l’Arbore del Pitazzo vi è, primo luogo stava attaccato alla strada, ed ora si vede allargato altri dodici Palmi.

Di più con detto giuramento han rivelato, e giustificato, come nella Grotta cavata da Michele Piscitelli, che stà nel luogo di mezzo, sotto la Pentina della Commenda, seù Grancia predetta, vi ci hà fatto un muro di Palmi dodici in circa triangolato. Coverto d’imbrici, con la Porta, e per fare in piano l’ingresso di detta Porta, col casamento di palmi sei in circa di terreno, vici hà fatto una via larga palmi otto in circa, e la terra levata dal Casamento suddetto per fermare detta via, l’ave tirata nella strada, che Và per dietro, ed al laterale di detta Chiesa, qual Strada non solamente l’ha resa occupata, ma la terra ivi trovata, molto pregiudica la Fabbrica di detta Chiesa, per causa vi ci si riseggono l’acque scaturiscano dal cielo, e dal medemo Michele Piscitello nel medemo luogo, sotto l’Arboscelli dell’Amendole, stanno al portone di detta Pentina, vi hà cavato un’altra Grotta, e sottaci accanto un Casaleno di ristoppie ad uso di magliaro quale due Grotte perché non stanno annotate nell’antedescritto Cabreo dell’anno 1704, si vede esser state fatte doppo la fattura di detto Cabreo, e sincome il medemo Piscitello, Volper e Ciliberto, ed Onorato riferiscono esserli state concesse dal rubricato olim Commendatore Quarti, però non hà pagato censo per dette due Grotte, perché il Procuratore della Commenda di S. Maria di Priato hà preteso, e pretende spettare à lui non ostante che dette Grotte stiano fatte dentro il luogo di Grancia della Commenda di Grassano; E parimente nel medemo luogo, e sotto detto tempa, frà detta grotta con Fabbrica d’avanti ad un Arbore di Cipresso vi è Marco Troyolo vi hà principiato à cavare un’altra Grotta. Due stanno cavato, e finite dette due Grotte, e quella si è principiata à Cavare dal suddetto Troyolo, d’alcun’anni si è tenuto, e pur anco si tiene in affitto dal suddetto Marco di Troyolo, qual luogo incomincia dà dentro detta Chiesa, e tira verso dove sono piantati alcun’arbori di Fichi, ed Arborelli d’Amendole, che stanno verso detta Terra di S. Mauro, confina colle sepale vi è col luogo Gamillo Altero, gira per sopra detta Tempa, e viottola viene dà ditta Terra, e và sin passato detto Arbore di Cipresso, ed un Arbore grande d’Amendole, ed esce alla via di sotto, e proprio dov’è il paruto, che và verso detta Chiesa, e dà Signori Commendatori, procuratori, ed Affittatori si è dato in affitto ad altri, ed ultimamente al suddetto Marco Troyolo perché non stà dato, ò concesso ad annuo censo enfiteutico à Persona alcuna cui sono in esso luogo quantità d’Arbori diversi […].

Salandra

[...] La Commenda di Grassano per la Grancia tiene in questa Terra della Salandra, sotto il titolo di S. Margherita, la di cui Chiesa si era fuori di detta Terra in poca distanza, e proprio vicino la via si và nella Città di Ferrandina, ed al dirimpetto il Giardino del Convento de’ Frati Reformati, qual Chiesa di S.

Margherita dà tempo immemorabile è cascata, e destrutta, assegno tale, che poco edificij di pedamenti ci si vedono, cui sono nati dentro Arbori di Fichi , e spine, e possiede l’infradette Censi enfiteutici, e Territori [...].

Grottola

[...] In questa Terra di Grottola non vi e Chiesa della Commenda per non esser di memoria, per quanto ci siamo informati, e solo possiede l’infrascritti censi enfiteutici [...].

Miglionico

[...] Nella suddetta Terra di Miglionico, 1a suddetta Commenda di Grassano vi ave anticamente tenuta la Grancia col titolo di S. Maria Canusino, la di cui Chiesa dà immemorabile tempo, e destrutta in forma tale, che ne’ meno se ne vedono le vestigia, ove stata fusse, e ne possiede l’infradetti beni, e censi [...].

Gravina

[...] La Commenda di Grassano, e suo Illustrissimo attual Commendatore Sig. Fra’ D. Domenico Antonio Chyurlia possiede la Grancia in questa Città di Gravina nel piano della parte di Levante, frà le due vie, che si và, e viene dalla Città d’Altamura, vi è la sua Chiesa sotto il titolo di S. Giorgio, lontano un quarto di miglio distante dà detta Città di Gravina, verso la quale guarda la porta Maggiore, e l’altra porta piccola, che guarda verso Scirocco: lunga detta Chiesa palmi quaranta sette, e larga palmi trent’uno, e mezo, cossi misurata davanti di noi, e di detto Illustrissimo Signor Commendatore con una meza canna con tutta attenzione; detta Chiesa è alta palmi tranta, con grossezza uguale di tutti quattro li parieti palestrati da fuori, e da dentro, con una vuota, seù lamia a spicolo, e coverta di imbrici, e stante che d’intorno il Cornicione di Sopra nel di fuori di detta Chiesa stava tutto scencio, e rovinato; per mano del Capo muratore Mastro Francesco Brunetti di detta Città di Gravina dal suddetto Illustrissimo Signor Commendatore, per non far cascare, ò almeno più rovinare le fabriche della Chiesa predetta, di proprio suo denaro, presentemente vi fa fare tutto l’intiero Cornicione sudetto di grossi pezzi di tufi lavorati, Architrave, (f. 186v) ed altro attinente a detto Cornicione, e fabrica, in portante in tutto detta spesa docati trenta in circa, s’intanto, che si finisce, secondo detto Mastro Francesco ne hà fatto il conto, ed avanti di noi con giuramento testifica, dal qual Mastro Francesco si è misurata la lunghezza, larghezza, ed altezza di detta Chiesa, come pure l’altezza di detta porta grande, e trovatala palmi dodeci, e di larghezza palmi sette, e la suddetta porta piccola alta palmi dieci, e larga palmi quattro, e sopra di detta porta grande vi stà una finestra rotonda per lume in grediente, con rezza di ferro filato, e la suddetta Porta è nuovamente fatta con Mascatura grande, e chiave, e sopra di detta porta piccola vi stà una finestra lunga palmi sei, e larga un palmo, con vetriata nella parte di dentro, e rezza di ferro filato nella parte di fuori, con un’altra consimile nel medesimo pariete verso l’Altare, e quantunque al dirimpetto nell’altro pariete vi stanno due altre finestre consimile, pure queste stanno serrate con tufi nella parte di fuori, enell’istesso pariete di detta parte di Scirocco, vi è una finestra, seù nicchio, ove stava pittata l’effigie di S. Giorgio, e per stare la medesima consumata dall’acque; esso Illustrissimo Signor Commendatore à sue proprie spese ne fa fare la nuova pittura. Nel di dentro vi è un Altare con nicchio dietro ad esso Altare tutto pittato; nel di sopra vi è pittato il Padre Eterno, nel mezo l’effigie della Madre Santissima delle grazie col suo bambin Giesù in braccia, nella parte destra quella di S. Giovanni Battista, e nella sinistra quella di S. Antonio Abbate. Vi stanno due gradini di tufi coloriti, e dell’istessa maniera è il panno dell’Altare ed avanti di esso) la Pedarola di tavole d’Apeto, sopra un gradino di tufi, e nella parte destra di detto Altare, esso Signor Commendatore presente mente vi ci hà fatto depingere l’Arma della Sagra Religione Gerosolimitana, e nella sinistra la sua.

Vi stanno sopra li duoi gradini sudetti dell’Altare quattro candelieri di legno, coloriti di colore Rosso, gialle, e torchino, e bianche con sei graste consimili, e seu frasche di Carte colorate di diversi colori Carta di Gloria, principio, et Lavabo con cornice di legno inargentate, e Pietra sagra.

Vi sono in essa Chiesa l’infrascritti ornamenti per la celebrazione delle Sante Messe.

Tre tovaglie di tela di Fiume per l’Altare, un Camise con pizzillo mediocre, Ammitta, e cingolo, una Pianeta, stola, e Manipolo di Portanova col fondo verde lavorate di più colori, con fodera di Sangallo e borza del Calice consimile, un Calice col piede d’ottone indorato, Corporale, palla, e velo di Seta rigato di color rosso, bianco, e verde, con lettorino di legno, un Missale non molto usato, e nell’entrata di detta Porta Grande, che è spezzata in due Porte, à man sinistra in faccia al muro, ed al frontespizio di detta Porta piccola vi stà pittato un quadro grande di palmi dodeci, quadro con l’effigie di S. Giorgio a Cavallo,e la sudetta Porta piccola è un poco usata, e dà dentro si serra con varra, e stante, che in essa Chiesa sopra dell’Altare vi ci vuole però Crocifisso e sei candelieri nuovi, stante li quattro vi sono, stanno in stato di non poter servire, vi mancano le Bollino, e Sotto Tassa, ed una Bosletta per potersi appoggiare le Parati, e vestirsi li Sacerdoti, il Illustrissimo Signori Commendatore ave ordinato al Signor D. Pietro Polino Cappellano di detta Chiesa, che dalle rendite di detta Grancia vi facesse tutto quello bisognende, ed in fede [...].

Montepeloso

[...] La sudetta Grancia di S. Giovanni di questa Città di Montepeloso tiene la Chiesa sotto detto titolo fuori di detta Città, e proprio verso dove si và nella parte la Terra di Spinazzola, e proprio nel dirimpetto del Convento de’ PP. Agostiniani, frà quali, è detta Chiesa di S. Giovanni vi passa detta via; meno di un quarto di miglio distante dalla Città la Chiesa predetta la quale per che teneva la Porta Vecchia, e situata alla parte di Ponente molto remota al Popolo, ed esso sudetto Illustrissimo Signor Commendatore Chyurlia, per accettare al Popolo la devozione, consituare detta Porta in luogo esposto, ed à vista di dettapubblica strada, per cui si và al Convento di PP. Capuccini, e per darli segno d’apparire esser Chiesa, stante nel giungere in questa detto Illustrissimo Signor Commendatore, si vedeva, che altra vista non faceva detta Chiesa, se non che d’una Capanna di Masseria, colla dimora fatta in questa Città di più giorni, dà Mastri Muratori, e fa lignami, colla Spesa di docati venti in circa di proprio suo denaro, con tufi hà fatto serrare detta Porta ed in luogo di essa vi ci hà fatto situare l’Altare col Quadro di S. Giovanni Battista, e fatt’Aprire una porta consimile nel muro, ove situato stava detto Altare, e sepra di essa Porta nel di fuori l’ha fatta ornare, in modo che pare che effettivamente sia Chiesa, e fattovi dipingere l’Arma della Sagra Religione Gerosolimitana, come pure accomodare il tetto d’imbrici, e tavole, e postoci un travo nuovo di traversa il luogo di quello vi stava rotto, per cui periclitava detto tetto, e fattoci fare altri riparamenti ne’ parieti di detta Chiesa; lunga palmi ventiquattro, e larga palmi dieci otto, alta palmi dodeci, ne’ due laterale, e ne’ due Frontespizij alta palmi dieci otto, ed il tetto è a due Arque.

Il Quadro coll’effigio di S. Giovanni Battista è pittato sopra tela, con cornice d’Apetro negro, alto palmi otto, e largo palmi sei.

Li Gradini dell’Altare erano di Mattoni, e cossì nuovamente si sono fatti; vi sono sei Candelieri con sei Ciarlette di legno, e tanto sono usate, che nuova mente vogliono fatte, e vi vogliono ancora le sei Frasche, e similmente è uopo di farsi, il Galiotto dell’Altare nel pingersi stante la pittuta stà tutta rovinata, e guasta, ed accomodata ancora la Pedarola di tavole d’Apeto per essere la predetta molto vecchia.

Vi necessita il calice, Camise con cingolo, borza, velo, corporale, palla, tovaglia per l’Altare, Pietra Sagra, Messale e coscini, Carta di Gloria, Inprincipio, e Corno Evangelio, Ambolline con sotto tassa per potersi Celebrare le S. Messe, non essendovi altro, che una Pianeta di portanuova con Frasche di colori rosso, e bianco coll’Arma di sotto nella porta di dietro dell’olim Signor Commendatore Fra’ Baly D. Fabrizio Ruffo.

La sudetta Grancia di Montepeloso possiede, ed esigge l’infrascritti censi enfiteutici dall’infrascritte persone [...].

Tolve

[...] La Grancia di detta Terra di Tolve sotto il titolo di S. Giovanni vi era in essa Terra la Chiesa di detto Santo la quale dà tempo immemorabile si trova destrutta in forma tale, che ne’ meno se ne vedono le vestigie, ove situata stata fusse, e tiene, e possiede 1i soli beni infrascritti stabili [...].

Tricarico

[...] In questa Città di Tricarico vi è la Grancia della Commenda di Grassano sotto il titolo della SS. Trinità, di cui vi è la Chiesa lontana dà questa dà circa un miglio, qual Chiesa dà molt’anni sono è stata, e stà discoverta, e mal ridotta, e senza Porta, a segno tale, che dentro la medema, e nelli di lui Parieti vi ci è nata molt’erba, ed Arbori infruttiferi procreati dalla natura, e s’entra nella medema per un Arco Maestro con due consimili à fianchi più piccoli, e ciechi, è di lunghezza palmi cento, e otto, e di larghezza palmi trentadue ed il juro quando s’entra à man dritta, dalla sommità sin al basso si è aperto in più parte, ed ivi vi sono nati dett’Arbori selvatichi, e volendosi rifare detta Chiesa, sarebbe uopo buttarsi tutto à terra detto muro, e rifarsi dal pavimento, e nel medemo lato di detto muro, vi sono le mura d’una Cappella grande, che anche stà discoverta, e dicono fusse questa stata la Cappella di S. Giovanni Battista, l’Altare maggiore stà fatto ad uso di Cappellone à lamia spica, e per stare in molte parti aperto minaccia eccedente roina di cascare, e ne stanno levato l’Altari; larga detta Cappella palmi vent’otto, e lunga palmi ventisei, e per rifarsi detta Chiesa, secondo si è inteso il parere de’ Mastri fabricatori, e falegnami, non vi basta la Spesa di docati mille; e detta Grancia possiede l’infrascritti censi [...].