Le Madonne Nere - Dicembre 2022
-
«Per quanto brutto sia il tuo ritratto, mi serve per il migliore degli scopi e ora capisco perfino come mai le madonne nere, i più offensivi ritratti della divina madre, possano trovare una venerazione indistruttibile e perfino più veneratori di quanti ne hanno i bei ritratti». Queste frasi sono tratte da una curiosa lettera del 1856 scritta da Karl Marx e indirizzata alla moglie. Non propriamente, forse, la persona più adatta a parlare di madonne nere, ma questo testimonia effettivamente, da sempre, la grande curiosità sull’argomento.
La madonna nera è una rappresentazione iconografica sottoforma di dipinto o di scultura, spesso accompagnata dal Bambino Gesù, il cui volto ha un colorito scuro se non proprio nero. É molto diffusa in Italia, Francia, Polonia, Spagna e in molte altre nazioni.
Molti santuari dedicati a questa devozione sono sorti in corrispondenza di luoghi di culto più antichi. La diffusione in occidente di queste immagini è molto antica: secondo la leggenda il presule sardo sant'Eusebio di Vercelli, primo vescovo del Piemonte, esiliato in Cappadocia per le persecuzioni ariane, nel IV secolo avrebbe portato in Italia tre statue di madonne nere, tuttora venerate rispettivamente nei santuari di Oropa, di Crea e nella cattedrale di Cagliari.
-
Gli elementi distintivi
In tutto il mondo esistono una miriade di icone dipinte classificate come madonne nere; secondo alcuni il ritratto originario potrebbe essere stato dipinto da San Luca. Il modello iconografico di riferimento è quello dell'Odigitria. Questa parola deriva dal greco ed è composta dai termini odos che significa strada ed egheter ossia indicare e indica in maniera composita colei che indica la via. In queste raffigurazioni, infatti, la madonna è rappresentata seduta, con il Bambino Gesù in braccio che in genere indica con la mano sinistra. Gesù è simbolicamente la Via. Questa iconografia era prevalentemente diffusa durante il periodo medievale nell'arte bizantina e in quella russa.
Ci sono alcuni elementi caratteristici che rendono le madonne nere distintive: in particolare alcuni aspetti orientaleggianti come i diademi regali tipici della cultura arabo – bizantina. Altri simboli ricorrenti della composizione sono: il trono, i globi terrestri o le mele, i gioielli risalenti ad epoche precristiane e gli abiti scuri. Tutti questi elementi, a esclusione del trono e dei globi terrestri o altro frutto generico, non sono presenti nelle statue e icone dall’incarnato roseo.
L’autore francese Jacques Huynen, uno specialista delle vergini nere, ha individuato tredici caratteristiche tipiche:
- Sono tutte di legno e risalgono per la maggior parte al XI, XII e XIII secolo;
- Sono tutte Vergini Regine, ossia sedute su di un piccolo trono di forma più o meno cubica (quasi tutte hanno il bambino in grembo, ma non necessariamente);
- I loro volti non riflettono sentimenti. Appaiono distaccate e ieratiche;
- L’attenzione dell’artista che le ha realizzate è sempre rivolta soprattutto alle fattezze della madonna, mentre il bambino, se presente, è ritratto con minore accuratezza;
- Qualora gli abiti dipinti della statua conservino ancora tracce della colorazione originaria appaiono sempre tre colori: bianco, rosso e blu;
- Le vergini hanno tutte le stesse dimensioni e misurano circa settanta centimetri di altezza, trenta di larghezza e trenta di spessore;
- I luoghi in cui esse sono state collocate erano considerati sacri già nei tempi più remoti e molto spesso vi si venerava una divinità celtica o pagana;
- La storia o leggenda che viene tramandata sulle origini di ogni scultura presenta sempre elementi collegati all’Oriente;
- Tutti i luoghi in cui si trovano sono stati nel Medioevo importanti centri di pellegrinaggio;
- La storia dei santuari che custodiscono le vergini nere presenta immancabilmente una relazione stretta con abbazie benedettine e cistercensi oppure con commende templari;
- Tutti gli edifici sacri in cui le vergini sono state collocate rivelano segni e simboli di carattere esoterico;
- Le storie miracolose sulle origini e sui prodigi operati dalle madonne presentano tutte evidenti analogie;
- Anche i rituali e alcuni dettagli dei culti cristiani dedicati alle madonne recano similitudini strane e tutte molto simili che non possono essere spiegate né in senso religioso né in senso esoterico.
Perché il volto è nero
La ragione principale della colorazione scura del volto potrebbe essere rintracciata in primo luogo nel fatto che probabilmente questo sia stato alterato dal fumo (delle candele o di un incendio) o dal cambiamento dei pigmenti a base di piombo della pittura; sarebbe questo, per esempio, il caso della Madonna di Montserrat in Catalogna. Spesso la finitura in foglia argento di micro spessore si è ossidata nel tempo, lasciando la superficie nera.
In altri casi, invece, il colore scuro potrebbe essere dovuto a un adattamento ai caratteri somatici delle popolazioni non europee: come per esempio nel caso di molte madonne africane e di Nostra Signora di Guadalupe in Messico.
Vi è poi il caso delle icone bizantine (molto diffuse nell'Italia meridionale e nell'Europa orientale) che rispondono a una precisa scelta stilistica e teologica di non rappresentare i personaggi sacri con corpi naturali, ma come evocazioni spirituali.
In altri casi il valore simbolico dei loro volti scuri resta sconosciuto e misterioso anche per gli esperti, lasciando spazio a diverse opzioni spesso anche troppo fantasiose.
Il collegamento con la dea Iside
Il culto delle madonne nere quasi sicuramente è riconducibile a dee antichissime come Iside, ma anche Demetra, Artemide, Cerere, Cibele, Diana e alle divinità celtiche ovvero le Matrone. Le antiche madri della civiltà mediterranea sono tutte epifanie di un’unica divinità primigenia: la Grande Madre della Terra, matrice di tutte le cose.
Suggestivo è invece il collegamento con la divinità dell’antico Egitto conosciuta come Isis con il figlio Horus. Anch’essa si presenta in trono ma in una composizione primitiva e nettamente diversa: Iside non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento di madre premurosa delle rappresentazioni mariane dall’incarnato scuro; ma semplicemente l'iconografia originale che identificava la dea Iside era nera in quanto rappresentava la notte che partoriva l'alba, cioè il Dio sole. Successivamente, con la diffusione del cristianesimo si è avuta un'identificazione e trasposizione del culto isiaco con quello mariano.
Le madonne nere e i templari
La diffusione e il culto delle madonne nere in occidente sembrano essere stati particolarmente intensi all'epoca delle crociate, sia perché molti dalla Terrasanta portarono in patria icone orientali, sia per l'azione di diffusione di alcuni ordini religiosi, come per esempio carmelitani e francescani in primis. Anche i templari sono stati particolarmente legati al culto delle madonne nere, soprattutto tramite la figura di san Bernardo di Chiaravalle (estensore della regola dei templari) che ha scritto un commento al Cantico dei Cantici in cui la sposa nigra sed formosa (Ct 1, 5), principale personaggio del libro, è considerata una delle figure femminili dell'Antico Testamento che può essere interpretata come archetipo profetico della figura della Vergine. Il colore scuro di alcune statue potrebbe essere stato scelto per identificare la madonna con la donna del Cantico dei Cantici (“bruciata dal sole” e “scura come le tende dei beduini”). La predicazione di san Bernardo, quindi, potrebbe essere una delle cause della diffusione del culto delle madonne nere.
Le Madonne Nere presenti in Italia
Tra le madonne nere più famose in Italia troviamo la Madonna di Loreto o Vergine Lauretana. Questa devozione risale al XVI secolo ed è indirizzata a una madonna con il volto annerito presumibilmente dal fumo delle lampade a olio, oltre che dall’alterazione dei pigmenti originari. Quando nel 1921 un terribile incendio ha ridotto in cenere la statua originale, si è deciso di farne un’altra mantenendone il colore e per fare questo è stata scolpita nel legno di un cedro del Libano preso dai Giardini Vaticani.
Nel Santuario di Oropa, presso Biella, invece si venera dalla prima metà del Trecento la statua gotica della madonna nera le cui origini si perdono negli antichi culti precristiani dei celti. Infatti, l’intero santuario sorge presso i massi erratici che anticamente erano luoghi di culto pagani legati alla fecondità.
Nel santuario della Madonna Nera di Tindari si venera una statua bizantina giunta dal mare per sfuggire alla persecuzione iconoclasta in Oriente. Anche in questo caso è stata realizzata in cedro del Libano e raffigura la madonna seduta su uno scranno che riporta incisa la citazione dal Cantico dei Cantici: nigra sum sed formosa ossia sono nera ma bella.
Le Madonne Nere presenti nel mondo
Secondo l’ultimo censimento specifico sono state schedate 745 rappresentazioni mariane dall’incarnato scuro nella sola Europa. Tra queste possiamo citare Saintes-Maries-De-La-Mer in Francia dove si venerano tre Marie giunte dal mare dalla Palestina, in fuga dalle persecuzioni dopo la crocifissione di Gesù. Una di loro era Maria Maddalena, sorella di Marta e di Lazzaro; le altre erano Santa Maria di Cleofa e Maria Salomé, due delle pie donne che sono state testimoni della morte di Cristo. La venerazione per queste donne si mescolò con il folklore gitano, assimilando a loro la figura di Sara, la Kalinera, ossia una regina rom che comandava le tribù del delta del Rodano e che aveva predetto l’arrivo delle pie donne e le aveva salvate dal naufragio della loro zattera. Anche Sara ha il volto nero e nel tempo ha preso il posto di Maria Maddalena nell’immaginario e nella devozione popolare.
L’analisi simbolica
È innegabile che il Cristianesimo nascente abbia dovuto, per potersi imporre, soppiantare i culti esistenti, in particolare sostituire i culti primigeni della Grande Madre con quello della Vergine Maria.
Bisogna innanzitutto partire dall’analisi simbolica cromatica in chiave religiosa e spirituale: il colorito scuro delle rappresentazioni mariane potrebbe essere inteso come riferimento dell’iniziazione alla vita eterna. Il colore nero, in questo contesto, è altamente simbolico: si tratta della Prima Materia, l'ingrediente base che permette all'alchimista la realizzazione della Grande Opera, ossia la realizzazione della Pietra Filosofale nella prima e cruciale fase detta appunto nigredo. Non a caso, rivela l'adepto Fulcanelli nella sua opera più famosa Mistero delle Cattedrali, le parole materia e madre hanno la stessa radice, mater, che sancisce il connubio tra la Grande Madre, la Madre di Dio e la Prima Materia dell'Opera. Rappresenta, altresì, la morte spirituale dei filosofi e dei grandi mistici, la morte in sé che precede la rinascita, il ritorno alla luce e l'unione spirituale con il principio divino.
In antichità, infatti, era opinione comune che la vita avesse avuto origine dal nero; a questo colore si attribuisce una potenzialità generatrice e feconda in quanto nel ventre materno conosciamo l’oscurità e ci prepariamo a incontrare la luce. Il nero, dunque, non come fine ma punto da cui sorgerà la luce e per questi motivi il colore prescelto per raffigurare la Vergine, cioè colei che con la sua maternità ha dato la vita terrena al Cristo.
Secondo alcune teorie le raffigurazioni della vergine con la pelle di colore scuro in realtà non rappresentano Maria di Nazareth, la madre di Gesù, ma Maria Maddalena e il bambino che tiene in braccio sarebbe in realtà il figlio avuto da Gesù. Tra le varie ipotesi proposte c'è chi afferma, in particolare, che la Maddalena appartenesse a un sodalizio sacro chiamato Ordine di Dan; le adepte erano naziree laiche e le madri superiori, come lo era appunto Maddalena, avevano il diritto a vestire di nero come i nazirei.
Alla luce di tutte queste considerazioni sibillini appaiono, pertanto, i versi del Cantico dei Canti: «Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita».