C'erano una volta i danni della Materit...
C’era una volta una valle incantata. In principio la Val Basento doveva essere proprio così, come in una favola. Poi è arrivata la modernità: soldi, inquinamento, malattie e morte. Un canovaccio che si ripete, ad esempio, anche per l’insediamento produttivo ex Materit s.r.l. situato nella zona industriale di Ferrandina. L’azienda del gruppo Fibronit ha svolto attività di lavorazione e trattamento dell’amianto dal 1973 al 1989. Questo elemento è stato utilizzato fino alla fine degli anni ottanta per produrre la miscela cemento-amianto (nome commerciale Eternit) impiegato per la coibentazione di edifici, tetti, navi e treni; inoltre è stato utilizzato per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni e addirittura come coadiuvante nella filtrazione dei vini. La Materit è stata posta in liquidazione e, di fatto, una bonifica definitiva del sito non è stata mai effettuata, sebbene la Val Basento sia stata riconosciuta quale sito d’interesse nazionale ai sensi dell'art. 14 della legge n. 179 del 31/07/2002. Una bonifica mancata nonostante un fiume di denaro stanziato (vedi tabella) e la moratoria sancita nel 2004 da parte della comunità europea. Da ultimo nel documento preparatorio all’ennesima conferenza di servizi del 31/03/2011 il costo stimato per la rimozione e la bonifica delle aree interessate è di circa 2.580.000 euro. Tanti soldi per una bonifica che non si è mai fatta. Ciò che è rimasto, invece, è l’inquinamento. Nello stesso documento preparatorio dell’ultima conferenza di servizi si precisa che sono stati smaltiti 14 big-bags e si stimano presenti sul sito ancora circa 500 metri cubi di materiale. Il sito produttivo dista circa 300 metri dal fiume Basento, tanto che quando lo stabilimento era in funzione il materiale di scarto, abitualmente accompagnato con l’acqua, era smaltito tramite un condotto che sfociava direttamente nel fiume. La stessa acqua lungo il percorso del Basento era impiegata per irrigare i campi. L’amianto, insieme con altre sostanze inquinanti presenti nell’area industriale, entrava così direttamente nel ciclo alimentare. L’aspetto preoccupante è proprio il cocktail di veleni presenti in loco. Attualmente l’amianto rimasto non è solo quello della Materit, ma la sostanza killer è presente anche nei dintorni dello stabilimento; infatti, sono numerosi i tetti in amianto degli altri opifici della zona. Da studi effettuati si è accertato che dopo solo cinque anni dall’installazione il materiale inizia a degradare, rilasciando nell’aria e sul terreno le polveri che immancabilmente inquinano le falde ed entrano nel ciclo alimentare. In Italia si contano circa quattromila decessi all’anno per patologie correlate all’amianto. Più di 20 mila dal 1993 a oggi. Una strage silenziosa. In questi numeri sono compresi anche i lavoratori dell’ex Materit. Si parla di malattie gravi e spesso mortali: dal mesotelioma pleurico all’asbestosi, dal fibroma polmonare alle lesioni pleuriche e peritoneali fino al carcinoma bronchiale. Di queste malattie spesso sono state vittime anche i familiari dei lavoratori che portavano a casa gli indumenti del lavoro, contaminando di fibre l’intera abitazione. Complessivamente in Val Basento sono stati riconosciuti circa 660 esposizioni all’amianto rispetto alle oltre 1850 domande pervenute all’INAIL. I lavoratori dell’ex Materit hanno ottenuto, comunque, un abbuono del versamento dei contributi previdenziali. Magra consolazione. Su 260 casi di patologie tumorali ci sono stati oltre 160 casi di decessi di lavoratori di età compresa tra i 50 e i 70 anni. L’INAIL, inoltre, non accetta casi postdatati, ossia quando siano passati più di tre anni e 150 giorni dal decesso. Una lotta contro la malattia e contro la burocrazia. Per fronteggiare queste situazioni è attiva sul territorio la Sezione Val Basento – Basilicata dell'AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto). Considerato il lungo tempo di latenza della malattie in questione (da 15 a 40 anni), l’associazione guidata da Mario Murgia si sta impegnando per sostenere l’intera vertenza amianto che si trascina ormai da diversi anni al fine di avere una corretta definizione e permettere ai lavoratori ex esposti di ottenere il giusto riconoscimento dei benefici previdenziali, così come previsto dalla legge 257/92. Grazie all’azione dell’AIEA nel 2009 una legge regionale ha stanziato circa 200 mila euro per gli screening dei lavoratori anche non riconosciuti come esposti all’amianto. La favola ha lasciato il posto all’incubo. C’era una volta una valle incantata, ora c’è solo una valle inquinata e disincantata, dove le responsabilità non saranno mai accertate.
I soldi della bonifica
ANNI |
SOLDI STANZIATI |
1999 |
5 miliardi di lire copertura finanziaria regionale a sostegno degli interventi di bonifica |
2002 |
4.225.609,18 euro attività di consulenza e supporto tecnico scientifico per la bonifica da amianto |
2003 |
166.011,60 euro realizzazione mappatura completa della presenza amianto |
2004 |
500 mila euro interventi di bonifica di particolare urgenza dell’area ex Materit al comune di Ferrandina |
2006 |
300 mila euro impegno di spesa da approvazione graduatoria e assegnazione finanziamenti per 5 interventi presentati nel 2005 (76.098,11 euro eccedenti rinviati a successivo atto di finanziamento) |
2006 |
2.272.727 euro risorse aggiuntive per la Valbasento, Decreto 28 novembre n. 308 |
Pubblicato sul settimanale L'Indipendente Lucano N. 3 15/10/2011