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Valbasento: cinquant’anni di attese N.85 30/07/2011 - Giuseppe Balena

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Valbasento: cinquant’anni di attese N.85 30/07/2011

29 luglio 1961 – 29 luglio 2011: cinquant’anni di attese. Secondo Carlo Levi Cristo si sarebbero fermato a Eboli, alle porte della Lucania. Negli anni successivi al confino imposto al letterato torinese dal regime fascista, la situazione è progressivamente mutata, sempre nella perenne ricorsa verso il progresso economico. Quando il boom economico ha investito l’intera penisola anche la Valbasento ha intrapreso la strada della riscossa economica dopo gli anni bui a ridosso della fine del secondo conflitto mondiale. L’illusione di farcela è rimasta intatta, cristallizzata negli anni. In questi giorni si celebrano, o forse è meglio dire si commemorano, i cinquant’anni della posa della prima pietra dello stabilimento ANIC di Pisticci Scalo. In quell’occasione giunsero in Valbasento il Ministro dell’Industria Emilio Colombo, il Ministro delle Partecipazioni Statali Ferrari Agradi, il presidente del consiglio Amintore Fanfani e il presidente dell’Eni Enrico Mattei. Per un giorno la Valbasento svestì i panni della periferia agricola e interpretò un ruolo centrale nelle politiche industriali nazionali. Allo scalo di Salandra fu inaugurato il metanodotto che arrivava fino a Bari, aprendo, di fatto, la stagione dello sfruttamento metanifero. L’importanza dell’evento fu sottolineato qualche mese prima addirittura da un articolo del Times: “Grottole, il gas ha fatto quello che Garibaldi mancò di portare a termine qui. Ora la grande mira degli abitanti, essi stessi trasformati nella mentalità, è sperare che il gas sia sfruttato per i loro benefici, piuttosto che portato via, per favorire lo sviluppo di regioni vicine”. Tra la folla festante c’erano braccianti, bambini e donne; quest’ultime vestite di nero con il tradizionale vestito del posto. Una visione simbolica: la tradizione che lascia il posto alla modernità. Tutti avvertivano l’importanza di quel giorno, ma pochi effettivamente riuscivano a capire con precisione il vero significato di quel cambiamento epocale manifesto nelle fiamme che avrebbero iniziato a bruciare dalle sommità dei tubi delle postazioni dell’AGIP. Riecheggiava tra la folla il motto: “Dio ci ha dato il metano, guai a chi lo tocca”; spesso, però, la massa poco scolarizzata confondeva la parola “metano” con “letame”. L’assonanza risultò ben presto tragicamente profetica. La scoperta del metano risvegliò l’orgoglio sopito da decenni di rassegnata sonnolenza. All’epoca l’intera area industriale avrebbe dato lavoro a circa 3500 unità. In quel giorno assolato di fine luglio Enrico Mattei che sarebbe morto in uno strano incidente aereo l’anno successivo dichiarò: “Mi hanno insegnato una storia falsa, una geografia falsa, un sacco di cose false che io vado correggendo nella mia mente e di cui fornisco a tutti la dimostrazione con i fatti che sono false. Il Mezzogiorno è ricco! E’ ricco, prima di tutto, perché dispone delle materie prime più prestigiose, ossia la disponibilità degli uomini, del lavoro umano. Ed è poi ricco per la sua disponibilità mineraria, per le sue ricchezze nascoste che devono venir fuori. Metano ce n’è in questo sottosuolo e c’è dell’altro che io sono deciso a tirare fuori. C’è una sola esigenza: si ritocchi la legge mineraria, in modo tale che liberi dagli impacci chi vuol fare”. Ora la Valbasento conta qualche centinaia di lavoratori e le aziende si possono contare sul palmo di una mano. Il metano ha lasciato il posto al “letame” industriale. In cinquant’anni si è sempre parlato di rilancio, ma evidentemente la spinta è stata sempre troppo fiacca. Il titolo del libro “Cristo si è fermato a Eboli” continua ad avere una valenza intrinseca incontrovertibile.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.85 30/07/2011