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Nuovo bando Valbasento, vecchi problemi e occasioni perdute N.49 13/11/2010 - Giuseppe Balena

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Notizie ANSA

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Nuovo bando Valbasento, vecchi problemi e occasioni perdute N.49 13/11/2010

Una valle di lacrime. E’ questa l’immagine ricorrente cui si fa riferimento quando si parla di Valbasento. Un territorio di circa 1500 chilometri quadrati a cavallo tra la collina materana e l’alto e medio Basento che comprende al suo interno i comuni di Tricarico, Grassano, Grottole, Ferrandina, Salandra, Pisticci e Bernalda. Dagli anni’80 questo territorio è diventato uno dei più grandi cimiteri industriali d’Italia. Dei quattro comparti produttivi originari, ossia Pisticci scalo, il sito di Ferrandina-Salandra, la zona P.I.P e S.I.N di Bernalda, resta ben poco. Nel corso degli anni i tassi di natalità e mortalità delle imprese sono stati perfettamente paralleli. La speranza ha lasciato il posto allo sconforto. Negli anni ’60 l’attività agro-pastorale del posto è stata spazzata via dall’arrivo dei colossi industriali della chimica, tanto da attirare in patria anche i numerosi emigranti del posto sparsi in tutta Europa. Da anni, ormai, si continua a parlare di rilancio, di bonifica e di reindustrializzazione. La Valbasento somiglia molto al cimitero degli elefanti. Una zona vasta, sterminata e desolata dove si possono trovare solo grandi carcasse inanimate. A queste somigliano, infatti, le strutture industriali abbandonate che sfregiano la valle. In questi giorni, come avviene ciclicamente, si parla nuovamente del bando pubblico che dovrebbe portare nuove aziende sul territorio. La polemica verte sulla mancanza di dati certi riguardo le risorse disponibili. A giugno scorso si parlava di uno stanziamento di circa 34 milioni di euro e per un totale di 869 posti di lavoro complessivi a regime, di cui 434 nuovi. Il bando dovrebbe promuovere la realizzazione di Piani di Sviluppo Industriale utilizzando la copertura finanziaria riveniente dai residui del “Bando Valbasento” del febbraio 2000 e del “Pacchetto Integrato di Agevolazioni” del dicembre 2002. Del rilancio della Valbasento si parlava già nell’accordo di programma governativo nel lontano 1987. Corsi e ricorsi storici. Insomma nulla di nuovo sotto il sole. Un bando “nuovo” che stenta a prendere forma, costellato da problemi vecchi. I termini di consegna della documentazione da parte dei soggetti imprenditoriali collocati in posizione utile nella graduatoria sono scaduti da tempo e sono stati prorogati dalla Regione sine die. I settori d’investimento dovrebbero essere quelli rivolti a potenziare, sviluppare e valorizzare i settori strategici della meccanica, chimica, materie plastiche, riciclaggio materiali usati, produzioni innovative, energia, chimico farmaceutico e la mobilità e l’osservazione della terra. Non si parla, invece, delle infrastrutture carenti e delle bonifiche ancora da effettuare. Il rilancio non può prescindere da questi due elementi fondamentali. Intanto ai mesi si sommano gli anni e l’inquinamento, dovuto principalmente alla presenza di amianto e mercurio, inibisce anche il ritorno alle origini, cioè alle attività agro-pastorali. Una doppia beffa: una zona industriale in declino, dove per giunta sono rimasti solo i veleni di scarto. Com’è lontano quel nostalgico 13 luglio 1959 quando a Salandra Scalo arrivarono in visita Emilio Colombo in compagnia addirittura di Enrico Mattei e dell’allora presidente della Repubblica Antonio Segni. Le istituzioni, le forze sindacali e le associazioni di categoria, ognuno secondo i propri ambiti d’interesse, hanno fatto abbastanza per salvare industrie come l’Anic e la Liquichimica? Nella valle di lacrime per ora si produce ben poco; si continuano a produrre, invece, le lacrime di quanti si sono ammalati e si ammalano a causa dell’inquinamento delle produzioni industriali del passato. Diceva Enrico Mattei: “il destino è nelle mani di chi lo sa maneggiare”.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.49 13/11/2010