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Il rito arboreo del Maggio di Accettura N.27 29/05/2010 - Giuseppe Balena

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Il rito arboreo del Maggio di Accettura N.27 29/05/2010

L’antico rito arboreo del piccolo centro rurale di Accettura in provincia di Matera quest’anno si è svolto il 25 maggio, il martedì di Pentecoste come vuole la tradizione. In concomitanza con i solenni festeggiamenti del santo patrono San Giuliano in largo San Vito, principale piazza del paese, viene innalzato un gigantesco albero alto circa 35 metri accompagnato da un’ovazione generale e prolungata. Il tronco, generalmente di cerro, viene “maritato” grazie all’innesto di una cima di un sempreverde, nell’occasione un agrifoglio. Il rito arboreo è una tradizione popolare molto diffusa nel sud Italia, in particolare Basilicata e Calabria, ma anche in Umbria e nel Lazio. Il rito è celebrato anche in altri centri della Basilicata come per esempio Oliveto Lucano, Castelmezzano e Pitrapertosa. La festa di Accettura, però, è certamente un unicum nel suo genere. Un unicum per la partecipazione popolare e soprattutto per l’atmosfera particolare che si respira a metà strada tra il sacro e il profano. Il rito, da sempre, ogni anno segue un preciso canovaccio in linea con la tradizione. Il clou della festa è la domenica di Pentecoste e nei due giorni successivi. Un folto manipolo di uomini chiamati “maggiaioli” il giorno dell’Ascensione si recano nel vicino bosco di Montepiano e dopo una vivace discussione decidono di abbattere e poi sfrondare il cosiddetto “Maggio” il cerro più alto del bosco che verrà poi trasportato in paese da una quindicina di buoi. Contemporaneamente un altro gruppo di boscaioli si recano presso la foresta di Gallipoli Cognato alla ricerca di una grande cima di agrifoglio che sarà poi trasportata a spalla per circa quindici chilometri fino in paese. Il tronco fecondato dalla cima è innalzato nella piazza al cospetto del santo patrono. Poco dopo inizia la tradizionale scalata a mani nude. I più coraggiosi che riescono a raggiungere la cima sono ricompensati con dei premi in natura. Il rito nasconde in sé non poche valenze antropologiche. La scalata del ceppo rappresenta la supremazia dell’uomo sulla natura. E’, però, allo stesso tempo anche il compromesso che l’uomo fa con la natura stessa. L’albero, infatti, con i suoi frutti è certamente l’elemento più rappresentativo della natura amica dell’uomo e la sua primaria forma di sostentamento. Allo stesso tempo, però, è un rito propiziatorio di fecondità e di rinascita. La festa, infatti, cade proprio a maggio, mese primaverile di rinascita della natura. L’ascesa verso il cielo attraverso il tronco ha una netta connotazione pagana e simbolicamente rappresenta la volontà dell’uomo di unirsi al divino. La festa diventa di anno in anno un appuntamento fisso anche per i visitatori di fuori regione e per gli emigranti tanto che è stata inserita nella guida Unesco del circuito Fetes du soleil ossia tra le 47 feste più belle dei paesi del Mediterraneo. Quest’anno la fase conclusiva della festa è stata allietata dal concerto del cantante Luca Carboni.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.27 29/05/2010