Mercoledì, 13 Novembre 2024

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L'enigma della Hypnerotomachia Poliphili - Ottobre 2023

  1. Il protagonista del romanzo La misteriosa fiamma della regina Loana di Umberto Eco, a un certo punto della narrazione, porta in discussione nella sua seduta di laurea uno strano libro dal titolo difficile e quasi impronunciabile: Hypnerotomachia Poliphili. Tradotto letteralmente sarebbe

    Combattimento amoroso di Polifilo in sogno: uno strano titolo per un libro. Cosa tratta questo libro antico con un titolo così astruso?

    Lo stesso libro viene anche menzionato nella prima scena del film La nona porta di Roman Polański (1999). Vi è poi un romanzo del 2004 che si basa proprio su questo strano testo: si tratta de Il codice del quattro di Ian Caldwell e Dustin Thomason.

    Perché così tanto interesse nei confronti di questo libro?

    Più di un semplice libro…

    Il volume è un romanzo allegorico con 169 illustrazioni xilografiche stampato a Venezia da Aldo Manuzio il Vecchio nel dicembre 1499.

    L'edizione originale dell'Hypnerotomachia Poliphili è un capolavoro tipografico ed è da molti considerato il più bel libro nella storia della stampa. È celebre, infatti, proprio per la qualità e la nitidezza tipografica, ottenuta con l'utilizzo di un carattere romano appositamente inciso da Francesco Griffo.

    Le immagini a corredo del testo mostrano, in elaborate scene, le strutture architettoniche e i personaggi che il protagonista incontra nei suoi sogni. Le illustrazioni sono forse la parte migliore del libro: lo stile grafico di delicata ispirazione classica è al contempo semplice e ornato, in perfetta armonia con i caratteri tipografici usati nel testo.

    Lo stile delle illustrazioni xilografiche ha avuto una grande influenza sugli illustratori inglesi del tardo XIX secolo, come Aubrey Beardsley, Walter Crane e Robert Anning Bell.

    Il testo è stato attribuito a diversi autori (tra cui, oltre allo stesso tipografo Aldo Manuzio, anche a Leon Battista Alberti, Giovanni Pico della Mirandola e Lorenzo de Medici).

    Un acrostico contenuto nel testo però, formato dalle iniziali dei 38 capitoli, indicherebbe l'autore dell'opera in un certo Francesco Colonna.

    Lo psicoanalista Carl Gustav Jung aveva una grande ammirazione per questo libro, ritenendo che le immagini oniriche preannunciassero la sua teoria degli archetipi.

    La trama

    Nelle prime pagine è indicata una strana dedica di un certo Leonardo Grassi di Verona, probabile committente, indirizzata all’urbinate Guidobaldo di Montefeltro, noto ai più come figlio di Federico da Montefeltro.

    Il tema trattato si colloca nella tradizione del romanzo cavalleresco, secondo le convenzioni dell'amor cortese, un tema caro anche agli aristocratici del Quattrocento.

    La storia narrata si svolge nel 1467 e si sviluppa attraverso elaborate descrizioni di scene dove il protagonista è Polifilo (il cui nome deriverebbe dal significato di amante di molte cose, dal greco polú e philos); egli vaga in una sorta di paesaggio onirico bucolico-classico in cerca della sua amata Polia.

    Il racconto descrive un sogno erotico, ma anche un viaggio iniziatico, metafora della trasformazione interiore e della ricerca dell'amore platonico. Il viaggio iniziatico richiama alla mente quello di un altro grande romanzo dell'antichità, ossia le Metamorfosi di Apuleio.

    La vicenda narrata inizia con Polifilo insonne perché la sua amata si è allontanata da lui. Il protagonista viene trasportato in una foresta selvaggia, dove si perde, incontra draghi, lupi, fanciulle e meravigliose architetture, poi fugge e si riaddormenta.

    Quindi si sveglia in un secondo sogno, sognato all'interno del primo, durante il quale alcune ninfe lo conducono dalla loro regina e lì gli chiedono di dichiarare il suo amore per Polia. Polifilo dichiara il suo amore e poi due ninfe lo conducono davanti a tre porte. A quel punto sceglie la terza porta e lì scopre la sua amata. I due sono condotti da altre ninfe in un tempio per la cerimonia del fidanzamento. Lungo la strada passano attraverso cinque processioni trionfali che celebrano la loro l'unione. Successivamente Polifilo e Polia sono trasportati nell'isola di Citèra su un'imbarcazione con Cupido come nocchiero; lì vedono un'altra processione trionfale che celebra ancora una volta il loro amore.

    La narrazione è ininterrotta, ma a questo punto si inserisce una seconda voce: Polia descrive l'erotomachia dal suo punto di vista.

    Poi Polifilo riprende la narrazione mentre Cupido appare in sogno a Polia e la costringe a tornare da Polifilo (svenuto come morto ai suoi piedi) e lo riporta in vita con un bacio.

    Venere, a questo punto, benedice il loro amore e gli amanti finalmente sono uniti. Quando Polifilo sta per prendere Polia tra le sue braccia questa si dissolve nell'aria e Polifilo si sveglia definitivamente.

    I significati simbolici

    Il testo è scritto in una lingua forse volutamente difficile definita polifilesco: un misto di italiano e latino, ricco di parole coniate da radici greche e latine, oltre a termini ebraici e arabi presenti anche nelle illustrazioni. Il libro contiene anche alcuni geroglifici egiziani, naturalmente con un significato idealizzato e non filologico, non essendo stato ancora decifrato all'epoca. Lo stile dell'autore è elaborato, descrittivo e caratterizzato da un ampio uso di superlativi.

    Bisogna innanzitutto partire dal titolo nella sua versione estesa che recita Hypnerotomachia Poliphili, ubi humana omnia non nisi somnium esse docet atque obiter plurima scitu sane quam digna commemorat ovvero, tradotto in volgare: La Hypnerotomachia di Polifilo, cioè pugna d’amore in sogno, dov’egli mostra che tutte le cose humane non sono altro che sogno et dove narra molt’altre cose degne di cognitione.

    La prima lettera di ogni capitolo, decorata in modo elaborato, come già detto, forma un acrostico: POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT (frate Francesco Colonna amò intensamente Polia).

    Chi è Francesco Colonna? Ci sarebbero almeno due ipotesi. Una prima fa riferimento a Francesco Colonna principe romano, dal 1484 signore di Palestrina, frater dell’Accademia Pomponio Leto; questa consorteria si riproponeva di tornare all’antica religione pagana, progettando di assassinare addirittura il Papa. Pomponio Leto fondó l’accademia e i suoi accoliti frater erano soliti partecipare a riti orgiastici, omosessuali e probabilmente magici. Leto, inseguito dalle autorità papali, per accuse di eresia, era stato incarcerato per sodomia proprio negli anni in cui fu scritto il romanzo (1467 o successivi) e proprio a Venezia. I riferimenti alla cultura egizia e alla mitologia pagana potrebbero portarci in quella direzione.

    L’altro Francesco Colonna potrebbe essere un frate domenicano di origine veneziana che tra il 1467 e il 1477 risiedeva nel convento Santi Giovanni e Paolo a Treviso, nella stessa città dove abitava Polifilo. Il frate è stato esiliato a Venezia nel 1477 perché “troppo rilassato” cioè sensibile alle lusinghe materiali. Morì nel 1527 quasi centenario. Nel libro è stata celata forse la sua storia d’amore clandestina, magari idealizzata con il nome di Polia?

    Ritornando ai significati nascosti del testo possiamo dire che forse l’intento finale potrebbe essere quello di mostrare come tutte le cose per cui l’uomo combatte, compreso l’amore e la vita stessa, in fondo, non siano nient’altro che un sogno.

    Probabilmente il teso ha anche un altro livello di lettura che potrebbe essere collegato all’esaltazione di una spiritualità libera da dogmi e imposizioni, in cui l’anima seguirebbe il suo naturale percorso verso la rinascita; in effetti l’opera fa riferimento alla mitologia greco-romana, ma si possono cogliere anche numerosi accenni al cristianesimo primitivo e ai culti iniziatici di Iside e Osiride.

    Alla luce di queste considerazioni si può leggere l’Hypnerotomachia Poliphili come un percorso iniziatico in cui l’eroe, dopo varie avventure tra sogno e realtà e dopo aver passato anche un’esperienza di morte e risurrezione, raggiunge e completa una trasformazione interiore e la libertà spirituale.

    È probabile il testo volesse offrire una specie di sintesi della lunga tradizione dei culti misterici e della tradizione sapienziale; bisogna ricordare, infatti, inoltre che il bisogno di riunificare varie tradizioni, religioni e filosofie era molto sentito proprio dai filosofi rinascimentali. In tal modo il testo andrebbe ricondotto a un preciso filone che va sotto il nome di romanzi misteriosofici.

    Il messaggio nascosto del testo potrebbe essere, dunque, l’amore inteso come evoluzione spirituale e trasformazione partendo dalla prima forma del desiderio concupiscente, ossia la passione puramente sensuale che è di fatto una complicata lotta interiore tra anima e corpo. Quando Polifilo se ne libera, può finalmente presentarsi al cospetto di Venere, perché solo allora è pronto per vivere pienamente un amore più elevato. La bellezza e l’amore a quel punto vengono percepiti non solo con i sensi, ma anche con l’anima; il percorso di Polifilo non ha il fine di sacrificare i sensi, ma di purificarli, elevarli e affinarli.

    Forse il messaggio autentico di tutto il testo si può capire immergendosi con anima pura nell’allegoria della storia ma anche interpretando nel modo giusto le sibilline frasi finali: «Felix Polia, che vive sepolto. Luminoso Marte Polifilo a riposo. Ti ha già svegliato dal sonno». Poi ancora: «Ma se potessi vedermi sbocciare, sarebbe grande…L'immagine dell'universo meravigliosa…L'ombra cade. Il fiore è secco, non è mai tornato in vita. Arrivederci».