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L'ombra lunga dell'Agenzia per le emergenze - Ottobre 2016

 

«Nella nostra società, quelli che sanno perfettamente ciò che sta succedendo sono anche quelli che meno riescono a vedere il mondo così com’è». Emblematica e significativa risulta la frase del visionario e controverso George Orwell, autore del famoso romanzo distopico “1984”. L’autore propone nel suo libro una visione cupa di un futuro ipotetico, ma forse abbastanza probabile, dove ogni aspetto della società è iper-controllata e l’identità individuale è completamente annientata. Potere, controllo e schiavitù: tre parole che dipingono scenari preoccupanti, di cui la storia dell’umanità purtroppo è costellata. Basti pensare, per esempio, all’esperienza dei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale. Quando furono scoperti dalle forze alleate, capitanate dall’esercito americano, ci fu un grande moto di indignazione a livello mondiale. “Mai più una simile tragedia…” si diceva, ma a quanto pare l’uomo ha la memoria corta.

Nuovi campi di concentramento?

Quando si parla dei campi di concentramento l’immaginario collettivo è legato a visioni funeste: morte, dolore e disperazione. Sarebbe impensabile, dunque, costruire nuovi campi di concentramento? Secondo alcune notizie riservate, ma che da tempo pian piano stanno trapelando, sembrerebbe proprio di no. A quanto pare negli Stati Uniti, infatti, esisterebbero già oltre ottocento strutture costruite o ristrutturate in particolare nell’ultimo decennio. Strutture che secondo alcuni potrebbero svolgere proprio la funzione di moderni campi di concentramento. Il dato preoccupante, però, è che sembrerebbero già pronti e in alcuni casi anche operativi. Per fare cosa? Ovviamente le informazioni sono frammentarie e non ufficiali, sebbene comunque esiste in rete un discreto quantitativo di foto e video. Si tratta effettivamente di campi di concentramento? Di detenzione? O cos’altro? Tutti i campi sarebbero attraversati da vie ferrate e molti disporrebbero anche di un aeroporto nelle vicinanze. La maggioranza dei campi avrebbe una capacità ricettiva media di circa 20 mila persone e complessivamente attualmente potrebbero accogliere circa 2 milioni di persone. Molti siti sarebbero campi di concentramento utilizzati durante la seconda guerra mondiale per internare i concittadini di origine giapponese, tedesca e italiana.

Secondo la tesi più accreditata si tratterebbe di strutture costruite e gestite dalla FEMA (Federal Emergency Management Agency) ossia l’agenzia federale americana incaricata di gestire le situazioni di emergenza. Ovviamente non si conosce con precisione l’ubicazione di tutti i campi, ma a quanto pare sarebbero un numero considerevole, distribuiti in tutto il territorio americano.

La FEMA 

La FEMA è stata creata il 1° aprile 1979 attuando l'ordine esecutivo n. 12127 del presidente Jimmy Carter. Essa ha concentrato in un’unica struttura le attività di varie agenzie governative quali: la Federal Insurance Administration, la National Fire Prevention and Control Administration, il National Weather Service Community Preparedness Program, il Federal Preparedness Agency e la Federal Disaster Assistance Administration.

Nel 1993 Bill Clinton ha trasformato la direzione della FEMA in un dipartimento di gabinetto del governo, ampliando notevolmente e ulteriormente i suoi poteri.

Dal 2003 ha assunto anche la gestione con ampia autonomia della difesa civica in accordo con il Dipartimento della Difesa che ha proprio il compito di preparare e proteggere i cittadini, per esempio, nell'eventualità di un attacco militare. 

Lo scopo dichiarato della FEMA è di “ridurre la perdita di vite e di proprietà e proteggere la nazione da tutti i rischi, compresi disastri naturali, atti di terrorismo e altri disastri provocati dall'uomo, e appoggiare la nazione con un sistema basato sul rischio, e onnicomprensivo, di gestione delle emergenze, composto da preparazione, protezione, risposta, recupero e mitigazione”.

Nell’ambito delle attività di questa agenzia rientrano principalmente due programmi. Il primo è il “Readiness Exercise 1984” (REX-84) che riguarda tra l’altro anche l'implementazione della legge marziale, lo spostamento massiccio della popolazione in caso di grave crisi, l'arresto e la detenzione arbitraria in presenza di determinate condizioni. Una prova del programma è stata tenuta dal 5 al 13 aprile 1984. È stata guidata dalla FEMA e dal Dipartimento della Difesa con il coordinamento di altre trentaquattro agenzie e dipartimenti federali. Il programma “REX-84” prevederebbe anche la chiusura temporanea di molte basi militari per convertirle in prigioni. Simili esercitazioni, su larga scala, in particolare quelle di preparazione alle emergenze, nel corso degli anni sono state compiute a scadenza regolare.

L’altro programma riguarda, invece, l’operazione “Garden Plot” ed è gestito in collaborazione con l'esercito degli Stati Uniti e la Guardia Nazionale sotto il controllo dello US Northern Command (NORTHCOM); ha lo scopo di fornire appoggio militare di carattere federale durante eventuali disordini civili interni. È importante notare che una norma dell'Atto di Autorizzazione di Difesa Nazionale, firmato dal presidente Obama l'ultimo dell'anno nel 2011, ha riconosciuto al governo il potere straordinario di arrestare e detenere cittadini americani senza nessun processo in casi particolari al fine di garantire l’ordine pubblico.

Per ben tre volte si è rischiato che la FEMA potesse prendere il controllo: la prima durante la presidenza Reagan nel 1984 e due volte durante la presidenza Bush, nel 1990 e 1992. In tutte e tre le occasioni non ci sono state, però, le condizioni sufficienti per dichiarare la legge marziale.

La FEMA potrebbe essere investita dei suoi ampi poteri, per esempio, in caso di minaccia nucleare, sommosse in varie città degli Stati Uniti, una serie di disastri nel paese con un reale pericolo su larga scala per la popolazione, attacchi terroristici diffusi, una recessione economica o una calamità naturale di enormi dimensioni.

Di fatto, la FEMA ha speso solo circa il 6% del suo budget per le emergenze nazionali; il grosso dei finanziamenti è stato adoperato per la costruzione di edifici sotterranei che assicurino la governabilità in caso di emergenza interna o esterna; un’altra parte consistente dei finanziamenti è stata spesa ed è utilizzata attualmente per l’allestimento proprio di alcune strutture particolari.

I campi FEMA

Queste strutture sono disseminate in molti stati americani e alcune hanno caratteristiche davvero particolari; in particolare le ritroviamo in Alabama, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Florida, Georgia, Hawaii, Illinois, Indiana, Kansas, Kentucky, Louisiana, Massachusetts, Minnesota, Montana, Nebraska, Nevada, New jersey, New Mexico, New York, Ohio, Oklahoma, Pennsylvania, Tennessee, Texas, Utah, Virginia, Washington e Wisconsin. Secondo alcune indiscrezioni sembrerebbe che anche molte basi militari canadesi abbiano le stesse caratteristiche.

A un primo aspetto sembrano dei campi militari, infatti dispongono di recinsioni e barricate che servono a creare delle aree "off limits". L'entrata nei campi è controllata con un sistema di identificazione sia per gli occupanti sia per eventuali visitatori.

Nei confronti degli appaltatori che hanno costruito i campi sono state fatte delle richieste ben precise e particolari: fornitura per trattamenti medici, moduli per la ristorazione, docce mobili e spazi per le attività di "ricreazione morale e di benessere".

La FEMA, inoltre, ha costruito trecento unità mobili sofisticatissime che garantiscono l’autosufficienza per almeno un mese. Tali veicoli sono dislocati principalmente in cinque aree degli Stati Uniti. Sono dotati di sistemi di comunicazione avanzatissimi e ciascuno di essi contiene un generatore in grado di fornire elettricità a centoventi abitazioni; fino ad ora, però, non sono mai stati adoperati in caso di calamità, quindi dovrebbero servire per attività ben precise e riservate.

La stranezza più evidente, però, e quella che fa anche più scalpore è la presenza in alcuni siti di oltre 500mila bare di plastica da sei posti ciascuna. Queste bare non sono biodegradabili e hanno una guarnizione che le rendono perfettamente ermetiche. A che cosa potrebbero servire? Non è dato saperlo con precisione. Un’altra stranezza che aumenta notevolmente il mistero intorno a questi campi riguarda l’acquisto da parte di alcuni stati americani di ghigliottine automatiche, molto probabilmente destinate proprio a queste strutture.

Alcuni siti sarebbero dotati anche di particolari strutture che hanno l’aspetto di enormi forni. Allora la domanda, prima di ipotizzare scenari di qualsiasi tipo, diventa lecita: come saranno utilizzate queste strutture? Qual è la loro reale funzione?

A cosa servono i campi FEMA?

L’effettiva funzione attuale e soprattutto quella futura non è certa e non ci sono elementi sufficienti per avanzare ipotesi credibili; la vicenda, comunque, da anni desta molta preoccupazione ed è costellata da molti punti interrogativi.

A quanto pare le strutture gestite dalla FEMA non sono tutte uguali e possono essere classifiche essenzialmente in tre tipi. Il primo tipo, seguendo le voci complottistiche, avrebbe in toto l’aspetto di un campo di prigionia classico, il secondo sembrerebbe più un campo di protezione e il terzo, infine, potrebbe essere considerato addirittura un agglomerato urbano indipendente e autosufficiente.

Il primo tipo è caratterizzato dalla presenza di un doppio filo spinato lungo il perimetro; inoltre, lungo tutto il campo, sono presenti torrette di controllo con alcune sentinelle. L’ingresso è spesso rivolto all’esterno della prima recinzione (in modo da non essere accessibile da eventuali detenuti) ma allo stesso tempo è protetta anche da intrusioni esterne. La struttura del campo è ad anelli concentrici indipendenti e all’interno di essi sono presenti baracche prefabbricate in legno.

Il secondo tipo è impostato più o meno alla stessa maniera del primo, ma con alcune fondamentali differenze: le recinzioni non hanno le sporgenze con il filo spinato dal lato interno come in quello precedente; questo potrebbe far pensare che chi sta dentro non è considerato un prigioniero o in generale non è considerato una minaccia; inoltre le torrette sono quasi sempre dentro il campo e comunque distanti dalla recinzione. Infine, sono presenti una serie di postazioni in cemento armato poste, comunque, spesso vicino agli ingressi e richiamano alla memoria le tipiche postazioni delle mitragliatrici delle aree militarizzate.

Nel terzo tipo, infine, non ci sono recinzioni vere e proprie e le difese perimetrali sono più ampie. Al suo interno non si trovano baracche in legno ma camper e roulotte bianche oppure case prefabbricate antivento con parecchi comfort e una dotazione di energia elettricità indipendente; intorno alla zona abitabile si alternano canali d’acqua (probabilmente da usare per l’irrigazione) e aree coltivabili a riso e altre colture. Anche in questo caso la struttura ha una forma ad anelli concentrici.

Negli ultimi due tipi di campi di cui abbiamo parlato è presente una struttura di difesa centrale fortificata idonea a ospitare per giorni un numero consistente di persone; sono presenti check-point utili per controllare accuratamente gli ingressi. Sembrerebbero punti di controllo per lo smistamento delle persone delle aree a rischio terrorismo o quelli presenti nelle zone di guerra urbana, simili a quelli già visti, per esempio, nello stato d’Israele o dopo le guerre di Afghanistan e Iraq.

È probabile che i tre tipi di campi abbiano scopi differenti, soprattutto in considerazione del fatto che l’organizzazione governativa ha preparato diversi tipi di piani di emergenza in funzione delle varie situazioni che potrebbero verificarsi. Si tratta solo di questo?

Sebbene non è certo lo scopo per il quale potrebbero essere utilizzati questi campi, di certo alimentano le teorie complottistiche secondo le quali la presenza e il potenziamento di questi siti sarebbero funzionali alle attività presenti e future del Nuovo Ordine mondiale, dove avrebbero un ruolo prioritario proprio gli Stati Uniti d’America. Si aprono, così, scenari cupi e preoccupanti come profetizzato ancora una volta da Orwell quando diceva: «Se vuoi un'immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano…per sempre».