Venerdì, 29 Marzo 2024

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Ritagliatti 2016: i corti che fanno il teatro

C’è bisogno di teatro? Sì, c’è ancora bisogno di teatro: è questa la risposta che giunge dalla sesta edizione della manifestazione del concorso nazionale dei corti teatrali “Ritagliatti” che si è tenuta il 9 aprile 2016 presso l’auditorium parrocchiale S. Giuseppe Artigiano di Matera e presentata dalla giornalista Antonella Losignore. L’evento promosso dalla UILT  Basilicata (Unione Italiana Libero Teatro), come ogni anno, s’inserisce nella celebrazione della giornata mondiale del teatro. Anche in questa edizione è stata ampia e variegata la partecipazione; in particolare, dopo la fase di selezione, alla serata finale, con la possibilità di mettere in scena corti di circa quindici minuti, hanno partecipato le seguenti compagnie teatrali: Associazione Artistico Culturale “La Torre del Drago” Bitritto  (Bari) con “Rabbia di Lupo” di Luigi Facchino e regia di Luigi Facchino; “Centro di Cultura Teatrale Skené” di Matera con “Questi figli amatissimi” di Roberta Skerl e con la regia di Lello Chiacchio; “Compagnia Teatrale I Resti di Amleto” di Mesagne (Brindisi) con “Dialogo con Edipo” tratto da “La Tomba di Antigone” adattamento di Maria Zambrano e regia di Cesare Pasimeni; “Futura Compagna SenzArte” di Montescaglioso (Matera) con “La fattoria degli animali” di George Orwell e l’adattamento e la regia di Cinzia Suglia; Gruppo Teatrale “Tutto Esaurito” di Matera con “Divise” di Franco Sciannarella e la regia di Franco Sciannarella; “Associazione Ramulia” di Agrigento con “Sotto il sole di primavera ”di Lillo Zarbo e la regia di Lillo Zarbo.

“Cosa può dire il teatro? Tutto! Il teatro può dire tutto” ha detto Anatòlij Vasìl’ev portavoce del messaggio della giornata mondiale del teatro 2016. “Ammassi di corpi rabbiosi e
nudi. Il teatro è sempre stato e ci sarà per sempre - continua il regista russo - C’è bisogno di ogni specie di teatro. E fra le molte e diverse forme di teatro, quelle arcaiche saranno le più richieste. C’è bisogno di teatro di ogni genere”. Ecco, l’edizione targata 2016 di “Ritagliatti” è stato tutto questo e molto altro grazie alla forza espressiva del teatro, quello vero che trasuda dai corti portati in concorso. Il teatro a scena aperta, senza sipario, che ha trasmesso l’emozione vibrazionale dei personaggi interpretati dagli attori e che parlano agli spettatori, come parte terza ma primaria, in un’alchimia che solo il teatro può creare.

Il primo premio della giuria di qualità come miglior corto è stato assegnato al “Centro di Cultura Teatrale Skené” di Matera con il corto “Questi figli amatissimi” di Roberta Skerl e con la regia di Lello Chiacchio. Spaccato, volutamente caricato di comicità, della vita domestica di una famiglia “normale” che volge quasi al tragicomico quando s’intrecciano le vicissitudini  della quotidianità; allora l’unica chiave di lettura e l’unica difesa possibile sono l’ironia e l’autoironia che tende al sarcasmo quando sulla scena arriva una figlia che cambia corso universitario a cadenza regolare e un figlio che ritorna a casa e porta il figlio di nome Enea che la sua compagna ha avuto però con un’altra persona; allora è pungente la battuta: “Enea è il figlio di Troia”.

Miglior attrice secondo la giuria dei giornalisti è stata segnalata Giampiera Di Monte della “Compagnia Teatrale I Resti di Amleto” di Mesagne (Brindisi) che ha interpretato “Dialogo con Edipo” tratto da “La Tomba di Antigone” adattamento di Maria Zambrano e regia di Cesare Pasimeni; questo corto si è aggiudicato anche il secondo posto nella classifica stilata dalla giuria tecnica. Un dialogo toccante tra Antigone e suo padre; un confronto figurato e reale a distanza e sulla distanza che scenicamente si traduce nella rappresentazione del padre con i piedi legati e la stessa Antigone bendata nell’estremo tentativo di immedesimarsi nella cecità visiva e affettiva del padre. È una contaminazione completa, vicendevole e continua fino alla finale e reciproca liberazione fisica e dei pensieri, perché la condanna a vivere è più crudele della condanna a morte.

La palma di miglior attore, invece, è stata assegnata a Luigi Facchino dell’Associazione Artistico Culturale “La Torre del Drago” di Bitritto (Bari) che ha interpretato “Rabbia di Lupo”; un dialogo intimo e a tratti violento con il proprio sé da parte di uno scrittore in crisi, portato in scena con l’ottima sponda interpretativa nel ruolo dell’alter ego da Francesco Latorre. La scena è avvolta così da un senso di sospensione tra il tempo che passa, i ricordi che restano, i sogni e la paura di vivere.

Al terzo posto si è classificato il corto “Sotto il sole di primavera” di Lillo Zarbo facente parte dell’Associazione “Ramulia” di Agrigento. Un monologo soffuso con la sonorità del dialetto siciliano che fa riecheggiare storie di immigrazione e di guerra che troppo spesso vengono dimenticate.

Degni di nota anche gli altri due corti in concorso. “Futura Compagna SenzArte” di Montescaglioso (Matera) ha proposto “La fattoria degli animali” di George Orwell con l’adattamento e la regia di Cinzia Suglia; un condensato significativo del celebre libro dello scrittore britannico, arguto visionario delle dinamiche politiche e dei comportamenti umani in un’analisi di contesto dove si gioca sull’inversione di ruolo tra uomini e animali e sulla sovrapposizione degli stessi istinti predatori. La sintesi è la disillusione nei confronti delle sovrastrutture che prendono il comando. Il corto “Divise” di Franco Sciannarella del gruppo teatrale “Tutto Esaurito” di Matera è, invece, la rappresentazione di due sorelle divise dalla guerra; si gioca sulla doppia eccezione del termine “divise”, nel senso di separate, ma anche come indicazione delle divise militare. Divise per colpa delle divise. Le due sorelle si parlano attraverso il muro che rappresenta la divisione generata dalla guerra; un muro che in scena è reso “umano” e rappresentato proprio dalle comparse disposte in fila, perché la guerra è essenzialmente un fatto umano e soprattutto disumano.

Il teatro è tutto questo; nell’ultima edizione di Ritagliatti è possibile rintracciare un fil ruoge spesso evidente, altre volte nascosto e da scoprire: il teatro è nudità e dualità. La nudità dei piedi sul palcoscenico, del corpo che recita, del contatto a pelle, la nudità dell’anima in cerca della realtà, la nudità dei comportamenti umani nella guerra interiore e in quella fatta con le armi. Perciò il teatro diventa elaborazione anche della dualità: Antigone e suo padre, le due sorelle separate dalla guerra, gli uomini e gli animali nella “Fattoria degli animali” di Orwell, dello scrittore con sé stesso e del reduce di guerra con i propri pensieri.

Allora, ritornando alla domanda iniziale e richiamando ancora il messaggio della giornata mondiale del teatro, si può certamente dire che: “E solo di un certo teatro non c’è bisogno: il teatro dei giochi politici, della trappola politica, il teatro dei politici, della politica; il teatro del terrore quotidiano, singolo o collettivo; il teatro dei cadaveri e del sangue sulle piazze e nelle strade, nelle capitali e nelle province, fra religioni ed etnie”.

Pubblicato nella rivista Scena numero speciale 2016