Giovedì, 28 Marzo 2024

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Un patto per salvare la Basilicata N.84 23/07/2011

Anno 2011: la Basilicata è in crisi economica. Per il 2012 si sta, invece, lavorando. Si chiama, infatti, “Obiettivo Basilicata 2012” il patto di sistema per il lavoro e la crescita sottoscritto in questi giorni a Potenza tra il governatore lucano Vito De Filippo, il presidente regionale della Confindustria Pasquale Carrano e i tre segretari regionali sindacali Antonio Pepe (Cgil), Nino Falotico (Cisl) e Carmine Vaccaro (Uil). Negli intenti dei firmatari l’accordo non è la somma delle buone intenzioni per il 2012, ma un insieme di misure concrete per il rilancio economico regionale; a conferma di questo, infatti, il patto dovrebbe avvalersi di una dotazione finanziaria di circa 150 milioni di euro spalmati su sedici assi d’intervento. Il documento rappresenta un fatto nuovo nella storia amministrativa lucana nell’ottica della concertazione sociale di vari stakeholders (portatori d’interessi): imprese, istituzioni e parti sociali. L’accordo arriva in momento difficile dal punto di vista economico. La Basilicata, infatti, è la regione più povera d’Italia. Le ultime rilevazioni Istat, riferite al 2010, sono allarmanti: in Italia sono un milione e 156mila le famiglie in condizioni di povertà assoluta per un totale di 3 milioni e 129mila persone (il 5,2% della popolazione residente). Se si considera poi la povertà relativa si arriva a 8 milioni e 272mila persone (13%). La Basilicata ha il triste primato della regione più povera con un’incidenza della povertà del 28,3%, ben sopra la media del 21,5% del Mezzogiorno. In pratica un lucano su quattro è povero poiché ha un reddito inferiore a 900 euro l’anno. Dal 2008, inoltre, in Basilicata sono stati bruciati oltre undicimila posti di lavoro. Proprio sulla base di questi dati l’accordo di questi giorni è quanto mai necessario e urgente. Il patto, pienamente operativo solo dal 2012, si muove attorno a tre punti chiave: meno burocrazia, maggiore competitività e maggiori opportunità occupazionali. La parte più sostanziosa riguarda le misure per accrescere l’occupazione. In particolare: credito d'imposta per gli investimenti delle aziende che non licenziano e che assumono a tempo indeterminato giovani laureati e diplomati con meno di 35 anni (20 milioni di euro), un pacchetto di convenienze localizzative, strumenti negoziali come il contratto di sviluppo e il contratto di rete, la diffusione della banda larga, il contrasto all'economia illegale e al lavoro irregolare, una serie di misure una-tantum riguardanti i buoni lavoro per alleviare le condizioni di oltre 1.700 lavoratori in mobilità in deroga; una parte importante riguarda, inoltre, il rilancio delle opere pubbliche, soprattutto di edilizia residenziale e cooperativa e di recupero dei centri storici (25 milioni di euro). Sono previste anche misure di sostegno alla nuova imprenditorialità e all'auto-impresa soprattutto giovanile (15 milioni di euro) e la sburocratizzazione e semplificazione delle procedure amministrative. A proposito di quest’ultima misura a breve si dovrebbe varare una legge regionale ad hoc e si dovrebbe costituire una specifica task-force. Altre misure riguardano il microcredito (9 milioni di euro), il fondo di garanzia (6 milioni di euro) e il fondo per il “venture capital” ossia il finanziamento “avventuroso” d’imprese in settori ad alto tasso di sviluppo (10 milioni di euro). I firmatari si sono, infine, impegnati a vigilare sull’attuazione delle misure, mettendo in campo da subito le azioni necessarie. Ora De Filippo si accinge a portare il documento in giunta per dare corso da subito agli impegni. Tutto perfetto o quasi. Perché non si è fatto niente di tutto questo nel recente passato? Ora si deve aspettare il 2012. La speranza è che il 2012 non sia, invece, l’anno del definitivo tracollo economico, con buona pace dei Maya.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.84 23/07/2011