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Rassegna stampa

 

Notizie ANSA

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Multe europee e consulenze d'oro N.83 16/07/2011

La Basilicata isola felice? Non proprio, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento. Una recente sentenza della Corte Europea di Giustizia ha condannato la Basilicata e altre quattro regioni italiane per inadempienza agli obblighi di prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Secondo quanto comunicato dall’esecutivo dell’Unione Europea, alla scadenza del termine del 30 ottobre 2007, numerosi impianti funzionavano senza essere dotati delle relative autorizzazioni; tale situazione persisteva anche allo scadere del termine previsto nel parere motivato inviato da Bruxelles il 2 aprile 2009. Le autorità competenti non erano, infatti, neanche in possesso delle informazioni relative al numero di impianti presenti sul territorio nazionale. “Grazie” anche alla Basilicata, dunque, l'Italia non rientra nei parametri europei richiesti per la tutela ambientale. La sentenza del 31 marzo ha così dichiarato la Basilicata inadempiente poiché non ha attuato le procedure necessarie tramite gli organi competenti che avrebbero dovuto emettere le autorizzazioni ambientali relative agli impianti industriali e successivamente controllare in modo opportuno le stesse, così come prescritto nella direttiva 2008/1/CE del 2008. Questa prevede misure intese a evitare oppure, qualora non sia possibile, a ridurre le emissioni delle attività nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Il tutto al fine di assicurare un livello elevato di protezione dell’ambiente. In particolare sarebbe stato necessario: applicare le migliori tecniche disponibili, evitare fenomeni d’inquinamento significativi, utilizzare in maniera efficace l’energia, adottare le misure necessarie per prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze, evitare qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva delle attività e ripristinare le condizioni ambientale del sito. Nel caso specifico la Regione Basilicata ha agito in maniera negligente e con colpevole ritardo. Infatti, non ha rilasciato le cosiddette Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) istruite dal Dipartimento Ambiente regionale. Si tratta in sostanza delle autorizzazioni di cui necessitano alcune aziende per uniformarsi ai principi dettati dalla comunità europea. Ventiquattro le inosservanze lucane arrivate all’attenzione dell’organo di giustizia europea. La nota della Commissione Europea del 14 aprile precisa, inoltre, che entro ventiquattro mesi bisognerà rispettare i vincoli imposti dalla sentenza emessa dalla Corte. In tutta risposta l’assessore regionale all’ambiente, Agatino Mancusi, è corso ai ripari provvedendo a stanziare 151 mila euro per rinnovare per ulteriori dodici mesi i contratti di collaborazione per cinque professionisti con alto livello di professionalità; gli stessi che si sarebbero dovuti già occupare della questione. Questa volta saranno così bravi e solerti da ottemperare alle richieste della corte nella metà del tempo richiesto dallo stesso organo europeo? Il parlamentare europeo, Sergio Silvestris (Pdl-Ppe), ha presentato un'interrogazione alla Commissione Europea chiedendo che "venga valutato lo stato dei fatti in Basilicata". "A fronte della condanna della Corte, trovo inaccettabile - ha sottolineato Silvestris - che il Direttore Generale della Regione Basilicata abbia stanziato 151 mila euro per rinnovare il contratto ai cinque collaboratori esterni, ben pagati, che erano stati assunti per risolvere le inadempienze della regione, ma che si sono rivelati un fulgido esempio di inefficienza e di mancata professionalità e produttività". Forse la regione Basilicata è un’isola felice proprio per questo e non per gli standard di tutela ambientale.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.83 16/07/2011