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Notizie ANSA

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Valbasento e Tito Scalo ancora tra i siti d’interesse nazionale N.68 02/04/2011

Si sapeva. E’ un fatto noto ormai da tempo che la zona industriale Val Basento, a cavallo tra le due provincie lucane, e la zona di Tito Scalo in provincia di Potenza siano zone inquinate. Ciò che invece, forse, si faceva finta d’ignorare è che queste due zone rientrano a pieno titolo tra quelle più inquinate d’Italia. Questo, sebbene preoccupante, non è tutto. I due siti lucani menzionati fanno parte della lista nera dei 44 siti italiani a rischio tumori per i residenti secondo quanto pubblicato in allegato all’ultimo numero della rivista «Epidemiologia e Prevenzione» pubblicata dall’Associazione italiana di epidemiologia. Alla ricerca hanno collaborato gli esperti dell’Istituto superiore di sanità della sede romana dell’Organizzazione mondiale della sanità. Le zone contaminate sono note con l’acronimo Sin (Siti d’interesse nazionale) e sono state mappate nell’ambito del Progetto Sentieri, ossia in uno specifico studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento. I siti d’interesse nazionale hanno una gestione separata rispetto agli altri siti contaminati poiché le operazioni di bonifica sono coordinate direttamente dal Ministero dell’ambiente con il supporto tecnico dell’Istituto superiore di sanità, dell’Enea e delle Arpab competenti per territorio. Questi siti hanno, inoltre, grande rilevanza ambientale sia per le superfici interessate sia per le tipologie di contaminazioni presenti. L’area industriale dell’ex Liquichimica di Tito presenta fabbricati e impianti parzialmente demoliti, silos e serbatoi fatiscenti all’interno dei quali permangono quantitativi di ammoniaca, fosfogessi, scorie siderurgiche e amianto. A ridosso dell’area interessata abitano oltre 6mila persone. Il sito è stato dichiarato d’interesse nazionale con il D.M. dell’8 luglio 2002. La Valbasento, invece, ha un’estensione di oltre 1500 km², con circa 40mila persone distribuite su sei comuni. Ha visto la sua massima espansione negli anni ’80 con l’insediamento del polo chimico. Il sito è stato dichiarato da bonificare con l’art. 14 della legge 179 del 31 luglio 2002. Il decreto del Ministero dell'ambiente in data 26 febbraio 2003 l’ha riconosciuta poi come area da sottoporre a interventi di caratterizzazione, di messa in sicurezza d'emergenza, di bonifica e ripristino ambientale e da assoggettare ad attività di monitoraggio. Numerose le criticità legate alle produzioni che si svolgevano in loco; tra queste in particolare: clorosoda, cloruro di vinile, mercurio e polivinile cloruro (PVC). Preoccupante è, inoltre, la presenza di cumuli di amianto rivenienti dalla dismissione della ex Materit. Alcuni sacchi, peraltro, restano ancora in bella mostra e senza i minimi requisiti di sicurezza sul ciglio della Basentana. Che fine ha fatto il protocollo dei siti d’interesse nazionale? A quasi dieci anni di distanza dal riconoscimento come siti d’interesse nazionale entrambe le zone restano ancora inquinate, ma al danno c’è la beffa. Roberta Pirastu, epidemiologo dell’Istituto superiore di sanità, ha dichiarato: “il tasso di mortalità, in 27 siti per gli uomini e in 24 per le donne, è superiore alla media italiana. Il tasso di mortalità causato, invece, da tutti i tipi di tumore è superiore alla media regionale in 28 siti per gli uomini e in 21 per le donne. Nei 44 siti si sono stati 10mila decessi di cui 4mila per tumori, in eccesso rispetto ai riferimenti regionali. E’ una prima conferma del fatto che tutti i siti realmente rispondevano a un criterio di rischio sanitario esistente”. Anche questo, purtroppo, si sapeva. Ciò che non si sa è se e quando saranno effettivamente bonificati i siti.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.68 02/04/2011