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Una speranza per curare la sclerosi multipla N. 62 19/02/2011

Umanizzare il rapporto medico-paziente per consentire all'ammalato di affrontare meglio la sfida che la patologia gli pone davanti. E' questo il tema sul quale sabato 5 febbraio si sono confrontati scienziati e medici esperti nel corso del convegno organizzato dal Centro Studi e Ricerche Mercure a Viggianello, in provincia di Potenza. Le conclusioni della giornata di studio sono state affidate all’intervento telefonico di Nicoletta Mantovani, vedova del tenore Luciano Pavarotti, che si sta battendo per il riconoscimento delle cure per la Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebrospinale) nell'insorgenza della Sclerosi Multipla. I malati di Sclerosi Multipla in Italia sono circa 60mila con una prevalenza di 81,5 casi ogni 100mila abitanti e un'incidenza di 4-5 nuovi casi all'anno ogni 100mila abitanti. Il termine scientifico completo della malattia è sclerosi a placche, ossia una malattia infiammatoria cronica demielinizzante che colpisce il sistema nervoso centrale. Le cause della Sclerosi Multipla non sono ancora note e gli scienziati concordano sul fatto che si tratti di una malattia multifattoriale causata dalla presenza concomitante di più fattori. Nel convegno si è discusso di una delle possibili cause di questa malattia, ossia l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Il primo a parlarne è stato Paolo Zamboni, un noto chirurgo vascolare di Ferrara. Un giorno a sua moglie fu diagnosticata la sclerosi multipla. Il professore iniziò a studiare la malattia e si accorse che i malati presentavano restringimenti e occlusioni delle vene che drenano il sangue al cervello con un’incidenza di molto superiore al normale. Così iniziò a sperimentare un intervento di angioplastica per curare la Sclerosi Multipla. Questo intervento comportò una regressione notevole della malattia in numerosi pazienti. La ricerca è ora in fase sperimentale, ma è estremamente promettente. Nonostante il metodo Zamboni sia da tempo conosciuto in tutto il mondo e venga già praticata anche in alcuni centri italiani come Reggio Emilia, Napoli e Catania, non c’è ancora il riconoscimento ufficiale da parte del ministero della Salute. A novembre scorso alcune regioni quali Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia hanno ricevuto il via libera da parte del Ministero e stanno mettendo in atto tutte le procedure utili alla sperimentazione. In Basilicata, intanto, il movimento Cittadinanzattiva in collaborazione con il Tribunale per i Diritti del Malato di Matera si sta adoperando già da alcuni mesi presso le competenti istituzioni sanitarie regionali affinché sia garantito alle persone affette da insufficienza venosa cronica cerebro spinale il diritto alla cura a carico del Servizio Sanitario Regionale. L’Assessore Martorano e il Direttore Generale del Dipartimento Sanità della Regione Basilicata hanno assicurato il loro impegno ma, fino ad ora, senza risultati concreti tanto che l’Azienda Sanitaria di Matera ancora non garantisce le cure necessarie e si rifiuta di rimborsare le spese affrontate da pazienti che vanno a curarsi all’estero. Il professor Zamboni, già contattato dal Tribunale del Malato di Matera, ha espresso la sua disponibilità a collaborare con le strutture sanitarie lucane. Qualcosa, forse, inizia a muoversi e in attesa di dati scientifici confortanti per i malati c’è il barlume di una speranza in più.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N. 62 19/02/2011