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Fulcanelli: chi era costui? - Luglio 2023 - Giuseppe Balena

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Fulcanelli: chi era costui? - Luglio 2023

  1. «La nostra stella è unica, eppure è doppia. Sappiate distinguere la sua impronta reale dalla sua immagine e noterete ch'essa brilla con più intensità alla luce del giorno che nelle tenebre della notte». Questi versi sibillini appartengono a un misterioso personaggio di cui si sa ben poco, ma che ha saputo trasmettere nei suoi scritti un complicato e complesso sistema di conoscenze. Il suo pseudonimo è Fulcanelli. Chi era costui? Perché si nascondeva dietro un nome di fantasia? Qual è il contenuto dei suoi libri?

    Il mistero dell’identità

    La fama di Fulcanelli ha raggiunto ogni continente e i suoi libri sono stati venduti in milioni di copie. Sicuramente l'alone di mistero che avvolge questa figura del secolo scorso ha contribuito a fomentare l'interesse anche nei confronti dei suoi scritti.

    Il suo nominativo è stranamente molto diffuso nella cultura popolare: è presente, per esempio, in un brano di Frank Zappa intitolato But who was Fulcanelli? Ma viene citato anche nel famoso libro L'alchimista di Paulo Coelho oltre che nel romanzo Il pendolo di Foucault di Umberto Eco.

    In primo luogo possiamo dire, con relativa certezza, che dietro questo nominativo si nasconda un alchimista. Probabilmente, infatti, l’adozione del suo nome fittizio è riconducibile all'unione delle parole Vulcano ed Helio, ossia due elementi che rimandano ai fuochi alchemici. Molti sono i personaggi che sono stati accostati a questo personaggio: Jean Julien Champagne, René Adolphe Schwaller de Lubicz, Camille Flammarion, Pierre Dujol o Jules Violle. Qualcuno ha pensato anche a Eugène Canseliet, ma egli si è sempre solo dichiarato suo discepolo e curatore delle prefazioni dei suoi libri.

    Un'improbabile e fantasiosa ipotesi vede poi nell'identità Fulcanelli il famoso alchimista rinascimentale Nicolas Flamel, il quale dopo aver dedicato anni di studi sull'elisir di lunga vita l’abbia poi realmente realizzato rimanendo in vita fino al secolo scorso e assumendo appunto l’identità dello scrittore.

    Secondo la ricercatrice Geneviève Dubois, sulla base di lettere, testimonianze e di una dettagliata e paziente ricerca ha avanzato una precisa ipotesi sull’identità: Fulcanelli sarebbe stato in realtà Jean-Julien Champagne, alchimista, artista e pittore parigino, maestro di Canseliet, nato nel 1877 e morto nel 1932 all’età di cinquantacinque anni. Champagne avrebbe goduto di una ventennale e feconda collaborazione con René Schwaller de Lubicz, esoterista ed egittologo a cui avrebbe rubato l’idea e i manoscritti originali per dettarli all’ignaro Canseliet che, in buona fede, li avrebbe fatti pubblicare nel 1926 e nel 1930.

    René Schwaller giunse a Parigi nel 1910, divenendo un allievo di Matisse; a questo periodo risalirebbe il primo contatto con l’ambiente occultista parigino e l’incontro con Champagne. Quest’ultimo, appartenente a un circolo ermetico, aveva ritrovato nel 1913 un raro esemplare degli scritti di Newton, ossia un manoscritto di sei pagine che stimò essere del 1830. Questi fogli probabilmente contenevano il segreto delle manipolazioni alchemiche che avevano permesso la realizzazione dei famosi colori blu e rossi utilizzati nelle vetrate della cattedrale di Chartres. Invano tentò di decifrarlo passando molte ore in laboratorio. Proprio in quel periodo decise di avvicinare Schwaller, conoscendo il suo interesse per l’alchimia. Gli propose, dunque, la decodifica del manoscritto e un’eventuale collaborazione. Schwaller ne rimase colpito e, nonostante non stimasse Champagne, decise di stipulare un accordo: avrebbe versato una somma mensile al pittore per la sua sussistenza, in cambio della quale Champagne avrebbe lavorato all’aspetto operativo. Nel contratto era stata però stipulata una clausola: qualsiasi cosa fosse successa, nessuno avrebbe dovuto sapere dell’esistenza di questo patto, alla cui conclusione si sarebbero separati senza rivelarne a nessuno l’esistenza e senza affrontarne più l’argomento.

    Nel 1916 l’allora sedicenne Eugène Canseliet venne presentato a Champagne, divenendone presto l’allievo. Eugène Canseliet, tra le altre cose, tempo dopo ha dichiarato di essere stato avvicinato da un misterioso personaggio che gli avrebbe detto: «Si può vivere infinitamente più a lungo di quanto l’uomo “non sveglio” possa immaginare. Si può cambiare totalmente di aspetto. Io lo so, i miei occhi sanno. So anche che la Pietra Filosofale è una realtà. Non si potrebbe insegnare l’Alchimia. Tutte le grandi opere letterarie che hanno varcato i secoli contengono una parte di questo insegnamento. Esse sono il prodotto di uomini adulti, veramente adulti, che hanno parlato a bambini. Nessuna grande opera è in difetto sui Principi».

    Secondo la testimonianza di Canseliet, il personaggio identificato come Fulcanelli avrebbe realizzato la Grande Opera (alchemica) nel 1922, in età già avanzata e da allora si sarebbe liberato dei limiti spazio-temporali, entrando così nella ristretta fratellanza di adepti immortali. Proprio in quell’anno, Canseliet, seguendo le dirette istruzioni di Fulcanelli, realizzò la sua prima trasmutazione in una camera dell’Officina del Gas situata in via Taillepied a Sarcelles, cittadina francese non lontano da Parigi: da una certa quantità di piombo vennero prodotti 120 grammi di oro fino, grazie alla Pietra che Fulcanelli aveva portato con sé.

    Il contenuto esoterico delle opere

    Le opere di Fulcanelli sono straordinarie perché, in qualità di alchimista operativo nel senso più antico del termine, cercano di divulgare, partendo dal simbolismo ermetico, i punti principali della Grande Opera illustrandone i principi teorici e la prassi sperimentale.

    Fulcanelli ha scritto Il mistero delle cattedrali nel 1926 e Le dimore filosofali nel 1931 nei quali sono analizzati e spigati i simboli alchemici presenti nelle architetture delle antiche cattedrali gotiche.

    Canseliet ha sostenuto che Fulcanelli abbia scritto anche un terzo libro, Finis Gloriae Mundi, che gli è stato consegnato per la pubblicazione ma poi ritirato in un secondo momento; il titolo di quest'ultimo libro faceva riferimento a un dipinto di Juan de Valdés Leal conservato presso la chiesa della Santa Caridad a Siviglia. Due sarebbero le versioni di questo misterioso trattato, comunque poco compatibili con le altre opere e di dubbia provenienza: una apparve già nel 1988 sulla Tourbe des Philosophes e l'altra fu affidata a Jacques d'Ares.

    Le opere pubblicate possono essere considerate come un eccellente compendio di scienza ermetica attraverso lo studio dell’arte gotica. L’alchimia è stata definita dall’autore come la ricerca della perfezione e il risveglio spirituale affrancandosi dal peso della materia. Lo scopo alla base delle operazioni ermetiche è la permanente purificazione che conduce alla trasmutazione spirituale dell’adepto.
    A partire dal Mistero delle Cattedrali, Fulcanelli intreccia l’analisi approfondita delle chiese gotiche francesi, Notre-Dame de Paris, la cattedrale di Amiens e quella di Bourges, all’esposizione dei significati occulti dei simboli e dei miti esoterici e delle pratiche alchemiche.

    Basandosi su quella che chiama cabala fonetica (anche conosciuta come Lingua Verde) collega l'espressione “arte gotica” non dall'aggettivo gotico nel senso deteriore di “barbaro”, ma da art goth e quindi da argot, rimarcando la sua derivazione da una lingua segreta nota solo agli iniziati che avrebbe ispirato le decorazioni scultoree delle chiese medievali sottoforma d'immagini allegoriche.

    Elementi architettonici come i rosoni e decorazioni pavimentali come i labirinti sono parimenti ricondotti a una simbologia esoterica. La figura della Madonna col Bambino (e specialmente la Madonna Nera) discenderebbe dall'immagine di Iside che allatta il figlio Horus, mentre quella di san Cristoforo simboleggerebbe proprio la figura del ricercatore alchimista.

    Scopo dichiarato dell’autore è illustrare il significato originario e reale della scienza alchemica e, al contempo, ristabilire il valore straordinario dell’arte gotica e della cultura medievale, dimostrando il carattere falso e artificioso delle critiche mosse al medioevo dagli storici e scrittori a partire dal Rinascimento.

    La chiesa gotica è considerata, quindi, il tempio alchemico per eccellenza; essa costituisce la glorificazione muta, ma espressa con immagini dell’antica scienza ermetica. Le cattedrali gotiche sono state costruite dai framassoni per assicurare proprio la trasmissione dei simboli della dottrina ermetica; gli artisti del medioevo testimoniano come questo periodo non conobbe per niente le tenebre dell’oblio della conoscenza ma vide, al contrario, il fiorire di eccezionali opere filosofiche e di trattati ermetici.

    L'autore si augurava, infine, che la sua opera potesse essere d'aiuto a chi volesse accostarsi senza pregiudizi all'alchimia ed esortava il lettore che si volesse cimentare ad essere rigoroso e scrupoloso nella sua ricerca, tenendo sempre bene a mente quattro parole d'ordine: Sapere – Potere – Osare – Tacere.

    Fulcanelli, dunque, nella sua opera sulle cattedrali precisava che: «Quaggiù non esistono né il caso, né la coincidenza, né i rapporti fortuiti; tutto è previsto, ordinato e regolato, e non spetta a noi modificare a nostro piacimento la volontà imperscrutabile del destino».