La Chiave di Salomone - Luglio 2019
«Ricordati, o figlio Roboamo, che allorquando io, Salomone, ricevei da Dio la saggezza, e la conoscenza di tutte le cose, allora rispose Roboamo, d' onde vieni che io non ho lo stesso merito di Salomone mio padre, che ebbe la scienza di tutte le cose create, dall' angelo di Dio, Salomone rispose: ascolta la mia voce, figlio mio, che sentirai delle belle cose; una notte nel coricarmi, mormorando il Santo nome di Dio, domandava l' ineffibile conoscenza di tutte le cose; in allora l'angelo di Dio mi è apparso e mi disse: Salomone la tua preghiera non fu vana al cospetto di Dio, molto più che non domandavi, a vivere molti anni, né molte ricchezze, né la rovina dei tuoi nemici, ma l' intelligenza di fare un buon giudizio, e per questo il Signore ti ha dato un cuor saggio, e molta intelligenza, che nessuno non ne ha mai avuto, e non ne avrà uguale dopo di te».
Questi versi enigmatici appartengono a un manoscritto tanto criptico quanto significativo nell’ambito della tradizione esoterica. Si tratta del prologo dal testo noto come la Chiave di Salomone.
Questo testo è collegato alla figura biblica di Re Salomone. Secondo la Bibbia è stato il terzo re di Israele, figlio e successore di Re Davide. Tra le altre cose viene considerato un medium e un esorcista: un'opera importante che ci dà testimonianza di ciò è il Testamento di Salomone, in cui si narra come il re abbia esercitato il suo potere magico sui demoni per costringerli a costruire il Tempio di Gerusalemme.
Verso la fine del XIX secolo i manoscritti che fanno riferimento alla Chiave di Salomone sono stati recuperati da organizzazioni esoteriche pseudo-massoniche quali per esempio l'Hermetic Order of the Golden Dawn e l'Ordo Templi Orientis.
A proposito di questi manoscritti possiamo distingue due documenti differenti: la Chiave di Salomone e la Piccola Chiave di Salomone.
Che cosa sono e soprattutto cosa nascondono?
La Chiave di Salomone
La Chiave di Salomone, noto anche come Clavicula di Salomone o Clavis Salomonis, è un testo di magia attribuito, ma non certezza assoluta, a Re Salomone. Spiega dettagliatamente quando, come e dove è meglio evocare i 72 demoni ai quali corrispondono 72 sigilli utilizzati per la costruzione del Tempio di Gerusalemme.
Non è certo se il testo pervenuto ai giorni nostri risalga al tardo Medioevo oppure al Rinascimento come riproduzione del documento originale. Molti di questi grimori attribuiti a Re Salomone sono stati scritti in un ampio lasso di tempo, influenzati dai libri molto più antichi dei qabbalisti ebraici e degli alchimisti arabi che a loro volta facevano spesso riferimento alla magia greco-romana. Sostanzialmente, però sebbene con piccole varianti posso essere riconducibili a un testo originale tramandato in prima battuta in forma orale.
La prima citazione storica certa della Clavicula risale allo storico ebreo Giuseppe Flavio, vissuto nel primo secolo d.C.
Esistono poi diverse versioni manoscritte, in seguito stampate clandestinamente; tra questi in particolare uno in greco, risalente al XV secolo (Harleian MS. 5596), menzionato come “Il Trattato Magico di Salomone”. I contenuti sono molto simili a quelli delle Clavicula, infatti, potrebbe trattarsi del prototipo sul quale si basano i successivi testi in italiano oppure in latino.
Un manoscritto in lingua italiana si trova nella Biblioteca Bodleiana. Esiste, inoltre, un certo numero di manoscritti in latino e un testo tradotto in inglese del 1572 dal titolo “The Clavicle of Solomon, revealed by Ptolomy the Grecian”. Esistono, infine, alcuni manoscritti in francese, tutti databili intorno al XVIII secolo.
Il testo, comunque, può essere considerato un manoscritto di magia rituale, cerimoniale e iniziatica e per questo è stato messo all’indice dalla Santa Inquisizione.
L'opera è divisa in due parti: nella prima vengono spiegate le azioni da evitare nell’evocare gli spiriti; nella seconda, invece, si descrivono alcune specifiche e dettagliate arti magiche e contiene istruzioni per la preparazione dei rituali, con il monito che nessuna operazione deve essere intrapresa se prima non è stato tracciato e consacrato il cosiddetto “Circolo Magico”.
La Piccola Chiave di Salomone
La Piccola Chiave di Salomone o Lemegeton Clavicula Salomonis, è un grimorio anonimo del Seicento, ma è anche uno dei più famosi libri di demonologia. Viene citato anche nel romanzo del 2009 “Il simbolo perduto” di Dan Brown.
La Piccola Chiave di Salomone potrebbe essere considerata una continuazione della precedente Chiave di Salomone e contiene dettagliate descrizioni degli spiriti e dei rituali necessari per evocarli e costringerli a eseguire gli ordini del mago chiamato nel testo "esorcista". Vengono date istruzioni dettagliate circa i simboli, le procedure rituali da eseguire, le azioni necessarie per impedire che gli spiriti prendano il sopravvento, i preparativi che devono precedere l'evocazione e il modo in cui costruire gli strumenti necessari per l'esecuzione di tali rituali.
La Piccola Chiave di Salomone è suddivisa in cinque parti: Ars goetia, Ars theurgia goetia, Ars paulina, Ars Almadel e Ars notoria.
Nell'Ars goetia gran parte del materiale è antecedente al Seicento, con alcune parti risalenti al Trecento. Contiene le descrizioni, ancora una volta, dei 72 demòni che si dice siano stati evocati da re Salomone e da lui rinchiusi in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici al fine di soggiogarli alla propria volontà. L’Ars goetia contiene inoltre le istruzioni per costruire un vaso di bronzo simile e l’uso delle formule magiche per invocare senza rischi questi demòni.
Una copia dell'Ars goetia, datata 1314, è stata ritrovata sigillata in un vaso nelle fondamenta di una casa a Massarosa, vicino Viareggio. Se fosse originale, sarebbe la più antica copia esistente.
La seconda parte del grimorio espone i nomi, le caratteristiche e i simboli dei 31 spiriti aerei, buoni e maligni, invocati sempre da Salomone.
La terza parte sarebbe stata scoperta dall'apostolo Paolo ed è suddivisa in due capitoli. Il primo illustra come contattare gli angeli delle varie ore del giorno, i loro sigilli, la loro natura, le relazioni tra questi e i sette pianeti allora conosciuti; il secondo, invece, riguarda gli angeli che governano i segni zodiacali e la loro relazione con i quattro elementi. Questi angeli vengono qui chiamati "angeli degli uomini" poiché ogni persona nasce sotto un segno zodiacale e con il sole posizionato a uno specifico grado di esso.
La quarta sezione illustra come costruire il cosiddetto “Almadel” ovvero una tavola di cera su cui vengono disegnati simboli protettivi: su di essa vengono posizionate quattro candele.
La quinta sezione parla dell’arte rivelata da Dio a re Salomone tramite un angelo. Contiene una raccolta di preghiere mescolate con parole cabalistiche e magiche in varie lingue e istruzioni su come recitare tali preghiere.
Nell’ultima sezione, infine, è descritto come re Salomone abbia ricevuto la rivelazione dall'angelo. L’ultimo capitolo di questo testo contiene un rituale completo per l’evocazione degli angeli preposti al dominio dei quattro punti cardinali denominati "parti del mondo" o "torri".
Significati simbolici ed esoterici
Il rapporto dell’uomo con la magia affonda le sue radici in tempi antichissimi e ha rappresentato da sempre la possibilità di poter in qualche modo modificare la realtà e la percezione della stessa. Tutto questo non in maniera casuale ma cercando di convogliare la potenza derivante dalla magia per scopi benefici o malefici. Ecco, dunque, che a un certo punto è nata la necessità di codificare le pratiche destinate a questi scopi. Queste conoscenze ovviamente avevano un retaggio proveniente spesso da una tradizione antica, iniziatica e misteriosa.
I grimori, per esempio, a un certo punto hanno assolto proprio questa funzione; in particolare i manoscritti riguardanti le Chiavi di Salomone hanno una caratteristica importante sulla quale bisogna soffermarsi.
Nel gergo comune e nell’immaginario collettivo le chiavi servono per aprire le porte e non a caso anche in questo contesto hanno simbolicamente la medesima funzione: spalancare le porte di una nuova dimensione o comunque diversa rispetto alla realtà.
Ecco perché poi, a ben vedere, nei medesimi manoscritti si parla di sigilli, ossia le fessure nelle quali, utilizzando le giuste chiavi, si arriva a una diversa consapevolezza.
Come è ovvio non è necessario solo avere la chiave giusta e individuare il giusto sigillo per aprire la porta su una percezione differente, ma bisogna sapere anche in che modo e in che direzione girare la chiave. Questo è codificato nei manoscritti attraverso i cosiddetti rituali magici.
Nello specifico poi bisogna far riferimento in maniera simbolica a quello che rappresentano la figura di Salomone, il tempio di Gerusalemme e le connotazioni cabalistiche e numerologiche del numero 72.
Salomone era il figlio di Re David e oltre a essere autore di alcuni libri della Bibbia era noto e riconosciuto per la sua sapienza. Inoltre ha costruito il primo tempio di Gerusalemme nel 967 a.C. A livello religioso, ma anche simbolico ed esoterico, il tempio rappresenta il corpo dell’uomo, ossia l’involucro all’interno del quale però è costudito il sacro ovvero l’anima, proprio come il tempio di Gerusalemme custodiva il sancta sanctorum; ecco perché deve essere solido ed ecco perché numerosi passi della Bibbia si soffermano sulla sua costruzione e sulle dimensioni.
Risulta, pertanto, significativo ed enigmatico che secondo quanto riportato nel testo della Chiave di Salomone lo stesso abbia costretto 72 demoni a dare un contributo nella costruzione del tempio. Secondo quanto riportato nella Bibbia la costruzione fu affidata a un certo Hiram Abiff che è diventato poi una figura leggendaria soprattutto nella tradizione massonica. Secondo la versione della storia utilizzata nel tradizionale rituale massonico, l'architetto Hiram Abiff è stato ucciso da tre operai che lavoravano alla costruzione del tempio, nel tentativo di estorcere informazioni segrete proprio in merito alla costruzione. Hiram non rivelò nulla e da allora si è creato il mito della “parola segreta” che in ambito massonico è nota come” parola perduta” e nella Cabbala come il “nome ineffabile”. “Nome ineffabile”, stranamente ma non tanto, viene nominata, come abbiamo visto in apertura, anche nel prologo della Chiave di Salomone quando si parla di “l'ineffibile conoscenza di tutte le cose”.
Non di poco conto e sorprendente risulta poi il parallelismo riguardante il numero 72: i cabalisti medievali attribuivano al nome di Yahweh 72 lettere e ritenevano anche che 72 fossero i nomi divini.
Infine poi, come stabilito anche nei manoscritti in oggetto, il cerchio e il triangolo sono due elementi fondamentali utilizzati per l'evocazione proprio dei 72 spiriti. Il mago deve stare all'interno del grande cerchio e lo spirito si crede che debba comparire nel cerchio all'interno del triangolo; anche il "Pentacolo di Salomone" serve a costringere gli spiriti evocati a comparire al suo interno.
A questo punto, però, forse meglio fermarsi qui: un passo oltre e si varca pericolosamente la soglia della realtà per giungere al confine nebbioso della magia.