Stargate: sotto il cielo degli egizi
“And I'm not frightened of dying” è l’incipit di una delle più famose canzoni dei Pink Floyd. “Non ho paura di morire”: forse era questo il pensiero che accompagnava i faraoni dell’antico Egitto al momento del topico trapasso. La canzone di riferimento è “The great gig in the sky” (Il grande spettacolo nel cielo). Il libro “Stargate – Il cielo degli egizi” di Massimo Barbetta, edito da Uno Editori, è una ricerca inedita e accurata proprio sul grande spettacolo del cielo visto dagli egizi e, più in generale, sulle loro conoscenze astronomiche, partendo dall’analisi dei soffitti delle tombe dei sovrani e dei dignitari della XVIII, XIX e XX dinastia. Il tutto corredato da un ampio supporto fotografico e da molti riferimenti bibliografici. Una nuova matrice conoscitiva incrociata con i riferimenti dei principali testi letterari dell’antico Egitto come i “Testi delle Piramidi”, i “Testi dei Sarcofagi” e il “Libro dei Morti”.
Lo studio focalizza l’attenzione sull’analisi di quelli che tecnicamente sono conosciuti come “decani”, ossia le fasce verticali di cielo che si estendono dall’orizzonte visivo dell’osservatore fino all’eclittica; gli antichi egizi nutrivano quasi una venerazione per questi spazi perché strettamente collegati con la genesi e la vita stessa degli dei che governavano il mondo conosciuto e, quindi per estensione, considerati luoghi di riferimento per l’origine dell’universo stesso. A queste zone erano associate, inoltre, miti e leggende legati prevalentemente all’aldilà.
L’originalità del lavoro proposto da Barbetta consiste nell’aver individuato i numerosi punti di contatto tra le conoscenze astronomiche e i riferimenti narrativi dei testi sacri, fino a scoprire in alcuni casi alcune errate diciture geroglifiche riportate nelle tombe; questi refusi, dovuti molto probabilmente a trascrizioni non corrette da parte degli scribi, hanno rischiato così di edulcorare la trasmissione della conoscenza storica di alcuni elementi importanti della cultura e della filosofia egizia. A tal proposito, per esempio, in riferimento anche al titolo del libro, si scopre che il termine “sba” era semanticamente rilevante per indicare sia il concetto di “stella” ma anche quello di “portale”.
Il focus della trattazione riguarda lo studio della cosmogonia, ossia dell’origine dell’universo. Gli egizi avevano capito con molto anticipo, sicuramente grazie alle loro sterminate conoscenze astronomiche, che i concetti di spazio e di tempo erano interconnessi. In particolare pensavano che il tempo fosse infinito; lo si evince, principalmente, analizzando l’impianto rappresentativo che avevano proprio riguardo l’origine dell’universo; questo era strettamente collegato al “Nu” ossia una distesa di acque cosmiche celesti comprendenti la terra e il “Duat” ossia il “Mondo Infero”. Da questo posto immaginario aveva avuto origine la creazione tramite il bocciolo del Loto o mediante l’Uovo cosmico. La barca di Ra, con la presenza del faraone, attraversava proprio queste acque per raggiungere il luogo abitato da misteriosi progenitori. Il faraone, in qualità di vicario del dio, aveva il compito di portare loro il pane per il sostentamento. Ci potrebbe essere, a tal proposito, un riferimento alla comunione cristiana-cattolica?
In stretta connessione con questi concetti, soprattutto con l’idea infinita e circolare del tempo, ritroviamo anche il serpente attorcigliato all’uovo, di chiara tradizione orfica e più in generale il riferimento all’Ouroboros, ossia al serpente che si morde la coda.
Il mito della creazione, però, non è solo questo. Si scopre così, per esempio, che per gli antichi egizi l’oca, animale totemico rappresentativo del dio Amun, rivestiva un ruolo importante nella genesi e nella creazione dell’universo. Questa visione si fa ancora più interessante se collegata proprio all’uovo primordiale prodotto dal dio Ptah, artefice del “Zep Tepi” ossia il primo tempo della creazione; il potere creativo in questo contesto si generava dal potere vibrazionale dei suoni; lo starnazzare dell’oca primeva secondo la leggenda aveva rotto il silenzio proprio nella distesa delle acque primigenie.
Il pensiero, quindi, corre ai primi versetti del vangelo di Giovanni dove si fa riferimento proprio alla potenza creatrice del verbo.
Tematiche di grande fascino e ancora non totalmente svelate nella loro interezza. Sta di fatto che, certamente, gli egizi avevano conoscenze fuori dal comune e per alcuni versi avulse dal contesto storico. Allora, ritornando al riferimento musicale iniziale dei Pink Floyd, i faraoni non avevano paura di morire forse perché avevano accesso a conoscenze iniziatiche che li rendevano immortali.
Pensando un film: Stargate - La porta delle stelle di Roland Emmerich (1994)
Pensando una canzone: The great gig in the sky, Pink Floyd – Album: The dark side of the moon (1973)
La citazione
«Questa ricerca, si propone, invece, come un moderno “uovo di colombo”, di considerare la teologia e la cosmologia dell’Antico Egitto, unitamente all’astronomia egizia, non come due discipline assolutamente antitetiche e fra loro lontane, ma come due proficui aspetti di una stessa medaglia interpretativa».
MASSIMO BARBETTA
L’autore
Massimo Barbetta è nato nel 1961; medico oculista, appassionato degli studi classici e delle lingue antiche: latino e greco, e, in forma amatoriale, di ebraico e geroglifico. Da oltre 15 anni è cultore della storia medievale, della cultura e delle leggende dei sumeri, dei babilonesi, degli ebrei, dei greci e dei romani. Collaboratore delle riviste “Mystero”, “Archeo-Misteri” ed “UFO-Notiziario”, è membro del “C.I.R.P.E.T.” (Comitato Interdisciplinare per le Ricerche Proto-storiche e Tradizionali) e partecipa da anni, con personali relazioni, a congressi e conferenze su questi temi. Da più di 12 anni si occupa attivamente di ricerche e approfondimenti sulla cultura dell’Antico Egitto e sull’Archeo-Astronomia, avendo pubblicato le sue ricerche in oltre 40 articoli, in questi e altri campi di indagine, sulla rivista “Archeo-Misteri”.
Scheda tecnica del libro
Autore: Massimo Barbetta
Casa editrice: Uno Editori
Luogo pubblicazione: Orbassano (to)
Prefazione: Mauro Biglino
Pubblicazione: Settembre 2015
Formato: 14x20 cm
Pagine: 304
Prezzo: 15,70