La Basilicata a rischio sismico N.103 17/12/2011
Domenica 23 novembre 1980 ore 19:34. Un momento che ha segnato per sempre la storia recente della Basilicata. Una forte scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter della durata di circa 90 secondi squarcia la tranquillità di una vasta zona a cavallo tra Campania e Basilicata. Sono passati molti anni, ma la paura e l’angoscia sono ancora vivi nella popolazione lucana. Vivi a tal punto da ripresentarsi non solo nei ricordi, ma anche nella realtà. In queste settimane, infatti, la zona del massiccio del Pollino, al confine con la Calabria, è stata interessata da oltre 520 scosse telluriche. Secondo Giampaolo Giuliani, ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i laboratori Nazionali del Gran Sasso, la situazione è molto simile a quella che ha preceduto il terremoto in Abruzzo. In particolare, l’aumento dell’attività sismica interessa una faglia verticale lunga circa 30 km; il fatto che tutto si stia verificando in un fuoco ben particolare potrebbe lasciare prevedere un incremento dinamico all’interno della faglia stessa, dovuto a una particolare attività sotto la crosta terrestre che interessa l’area. Fino a questo momento tutto sotto controllo: le scosse hanno raggiunto il grado massimo di 3.6. Quest’attività tellurica è un fenomeno che si trascina ormai dal settembre del 2010. Nei giorni scorsi i tecnici dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) si sono recati sul Pollino per installare quattro nuovi sismografi che serviranno a monitorare meglio lo sciame sismico a Rotonda, Orsomarso, Castelluccio e Santa Domenica Talao. La zona, come si sa, è a elevato rischio sismico e in passato si sono già registrate scosse di una certa importanza. Come quella del 9 settembre 1998, quando alle 13. 28 un terremoto di magnitudo 5. 6 ha colpito la zona del lagonegrese con epicentro proprio tra i comuni di Rotonda, Lauria, Castelluccio Inferiore e Castelluccio Superiore. In quell’occasione, purtroppo, si è registrata anche una vittima. La Regione Basilicata, dal canto suo, non dispone ancora di una rete sismologica propria e l’unico progetto di collaborazione con l’Università della Basilicata è fermo ormai da tempo. Lo sciame sismico ha, però, messo in allerta le istituzioni e la popolazione. Infatti, sebbene sia impossibile prevedere un terremoto, è importante, comunque, essere preparati. Nei prossimi giorni in Basilicata si svolgeranno alcune iniziative di educazione alla prevenzione che vedono il coinvolgimento dei Dipartimenti Nazionale e Regionale di Protezione Civile, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e la Direzione Scolastica Regionale. In particolare, alle scuole sarà proposta la visione di due filmati realizzati dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia riguardanti i comportamenti da tenere in caso di terremoti. Dalla teoria, però, nel frattempo si sta passando ai fatti: è stata allestita, infatti, una minitendopoli accanto all’istituto comprensivo “Don Bosco” di Rotonda. Aumenta, dunque, la preoccupazione soprattutto da parte degli abitanti della zona interessata. Al fine di fare chiarezza sulla situazione in divenire sono stati divulgati alcuni approfondimenti basati sui dati forniti dall'Ingv e dall'Ufficio Rischio sismico e vulcanico del Dipartimento della Protezione civile. Si legge sul sito dell’Ingv: “Nella zona di confine tra le province di Potenza e Cosenza è in atto una sequenza sismica. Non c'è, almeno fino a questo momento, un terremoto principale seguito da repliche di minore intensità, ma si stanno verificando scosse di energia paragonabile tra loro, distribuite in maniera casuale nel tempo”. Lo studio delle sequenze sismiche, come quelle in atto nella zona del Pollino, non consente di fare ipotesi sulla possibilità che si verifichi o meno una scossa molto più forte in grado di produrre danni seri a cose e persone. La Basilicata è in grado di fronteggiare un evento simile? Dopo il terribile terremoto del 1908 Giuseppe Mercalli affermò: “La sismologia non sa dire quando, ma sa dire dove avverranno terremoti rovinosi e sa pure graduare la sismicità delle diverse province italiane, quindi saprebbe indicare al governo dove sarebbero necessari regolamenti edilizi più e dove meno rigorosi, senza aspettare che prima il terremoto distrugga quei paesi che si vogliono salvare”.
Pubblicato sul settimanale Il Resto N.103 17/12/2011