Crisi: alternative al consumismo sfrenato N.90 17/09/2011

Consumare, consumare, consumare. Questo è il grido di battaglia a più voci che quotidianamente arriva dai media per uscire dalla recessione economica. Se i soldi, però, concretamente non ci sono, come si può consumare? E’ stato questo il tema trattato a Ferrandina in occasione della festa regionale del cittadino consumatore. Forse, in realtà, il titolo della manifestazione è volutamente provocatorio perché non c’è molto da festeggiare sotto il chiar di luna della manovra finanziaria governativa; se di festa si può parlare, questa si sta consumando a danno del consumatore cittadino. La tavola rotonda dal titolo: “Crisi: che pensare? Che fare?” è stata promossa dall’Adiconsum Cisl provinciale e ha visto la partecipazione di Pierantonio Lutrelli in qualità di moderatore, del segretario generale Adiconsum Basilicata Angelo Festa, del sindaco di Ferrandina Saverio D’Amelio, del dirigente regionale dell’Agenzia delle entrate Franco Di Biase, del presidente della Fondazione Lucana Antiusura Basilio Gavazzeni, del segretario generale USR CISL Basilicata Nino Falotico e del segretario generale Adiconsum nazionale Pietro Giordano. L’Adiconsum è un’associazione di consumatori con oltre 122mila associati costituita nel 1987 su iniziativa della CISL. Spiega Angelo Festa: “Come Adiconsum siamo convinti che occorre un grande senso di responsabilità da parte di tutti per rilanciare un'economia che deve tener conto del processo inarrestabile della globalizzazione. Occorre cambiare le regole per fare in modo che la finanza non prevalga sulla produzione, il profitto sul lavoro umano. Per rilanciare il paese evitando che i costi della manovra pesino unicamente sulla famiglia, caldeggiamo la tassa sulle transazioni finanziarie; l’equiparazione della tassa sulle rendite finanziarie (eccetto titoli di stato) alla media europea del 20%; la lotta all'evasione fiscale, la tassa sui patrimoni sopra due milioni di euro, il taglio delle accise sulla benzina, lo sblocco delle infrastrutture e una politica di liberalizzazioni, a partire dal settore dei carburanti”. Come ha precisato Di Biase la tutela del cittadino prossimamente sarà sempre più nelle mani dei singoli comuni ai quali è affidato il compito di utilizzare e sfruttare le potenzialità rivenienti da un’equa riscossione dei tributi locali in accordo con i principi dell’istituendo federalismo municipale. Particolare attenzione, invece, secondo Don Basilio Gavezzeni bisogna prestarla al fenomeno dell’usura: “Spingere verso un consumismo sfrenato significa alimentare l’indebitamento e possibili fenomeni usurai. Bisognerebbe, invece, spingere sul lavoro e sulla produttività. I veri responsabili della crisi sono le lobby economiche, quali per esempio il Wto e la Banca Mondiale, soggetti lontani dai reali problemi dei consumatori. Il mercato e l’economia hanno bisogno di limiti morali e giuridici”. A questo proposito risulta illuminante l’esempio di Nino Falotico che sposta l’attenzione sul piano politico: “La politica in maniera trasversale pensa solo a salvare se stessa,   ma non il paese. Le vicende di questi giorni lo confermano. La situazione è paragonabile a un treno in corsa verso un burrone, ma i viaggiatori litigano inutilmente sul da farsi mentre il precipizio si avvicina inesorabilmente”. A pagare in senso figurato e reale saranno i cittadini inghiottiti nella spirale perversa della crisi economica ormai prossima alla recessione. Infatti, a conclusione dei lavori Giodano, segretario nazionale Adiconsum, precisa: “Non usciremo in fretta da questa crisi e sicuramente non ne usciremo come siamo entrati. L’inasprimento dell’Iva al 21% avrà un effetto negativo sui consumi e a cascata sulla produzione e quindi sulla riduzione delle ore di lavoro. Un circolo vizioso pericoloso”. Gli interrogativi “Crisi: che pensare? Che fare?” restano sullo sfondo in un clima di forte incertezza. Forse la “festa” del consumismo sfrenato dei decenni scorsi è davvero finita.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.90 17/09/2011

Crisi: alternative al consumismo sfrenato