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Rassegna stampa

 

Notizie ANSA

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Acqua sporca N.83 16/07/2011

L’acqua dei depuratori lucani è torbida. L’intero sistema regionale di depurazione, infatti, presenta numerose criticità. In alcuni casi mancano gli impianti, in altri sono obsoleti o in cattivo stato. L’Acquedotto Lucano, in qualità di ente gestore, ha sotto il suo controllo ben 173 depuratori, 123 in provincia di Potenza e 50 nel materano. Allo stesso ente sono affidate, inoltre, le attività di controllo igienico e sanitario che condizionano la qualità delle acque di balneazione e di quelle per scopi potabili e irrigui. Sul sito internet di Acquedotto Lucano è possibile rintracciare la dichiarazione d’intenti riguardanti gli investimenti finalizzati a ridurre gli effetti inquinanti delle acque reflue urbane sui corsi d'acqua. Nonostante le dichiarazioni, però, sono lo stato di conservazione e la gestione dei depuratori le maggiori criticità gestionale ereditate nel 2003. Questa situazione è imputabile all’eccessivo numero di piccoli impianti di depurazione (circa 270) ricevuti in eredità dalla vecchia amministrazione; le problematiche sono sia di natura tecnica sia, soprattutto, relative ai costi di gestione elevatissimi. Sono, in particolare, le foci dei fiumi a risentire maggiormente del cattivo funzionamento dei depuratori. Le foci dei fiumi Basento e Sinni, ma anche quella dell’Agri e il canale a valle del depuratore di Nova Siri in località Torre Bollita, sono i punti di massimo inquinamento secondo i rilievi delle analisi fatte lo scorso anno da Goletta Verde di Legambiente. In sostanza circa 150 mila cittadini lucani non godono di un servizio di depurazione adeguato. A tal proposito la sentenza n. 335/2008 della Corte Costituzionale ha introdotto il principio secondo il quale gli utenti residenti in comuni sprovvisti d’impianti centralizzati di depurazione, o dove questi fossero temporaneamente inattivi, non sono tenuti al pagamento della relativa tariffa. Moltissimi utenti di Acquedotto Lucano, pertanto, hanno provveduto a inoltrare domanda per chiedere la sospensione e la restituzione del pagamento della tassa. Secondo l’Adoc (Associazione per la difesa e orientamento dei consumatori), come si evince dalla tabella, in Basilicata ci sono quattordici comuni non serviti da depuratori e trentotto serviti solo parzialmente; pertanto, il 39,6% dei comuni presentano seri problemi di depurazione delle acque. Il problema non è nuovo: già nel dossier “Mare Monstrum 2009”, redatto da Legambiente, si parlava di “allerta” per la condizione delle foci dei fiumi Agri e Basento. Si legge nel dossier: “Per la Basilicata dati fortemente negativi sono stati registrati alle foci dei fiumi. Una situazione che non stupisce, considerando che la rete di depurazione regionale arriva a coprire solo il 74% del territorio, lasciando la Basilicata al quart’ultimo posto nella classifica delle regioni italiane per capacità di servizi di depurazione e fognatura.” Non pochi paesi lucani, infatti, hanno reti fognarie che scaricano a cielo aperto. E’ il caso di Castro Nuovo Sant’Andrea, i cui reflui fognari finiscono nel torrente Serrapotamo e quindi nel fiume Sinni che alimenta l’invaso della diga di Montecotugno. Problemi analoghi anche per i comuni di Chiaromonte, Fardella, Calvera e Carbone, le cui fogne dovevano essere collegate al depuratore consortile di Senise. Con l’arrivo del caldo c’è da scommettere che l’intera faccenda inizia a puzzare sul serio.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto  N.83 16/07/2011