Dislessia problema diffuso ma poco conosciuto N.68 02/04/2011
Sono almeno un milione e mezzo i ragazzi italiani affetti da dislessia, eppure la sindrome classificata tra i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) è poco conosciuta e spesso sottovalutata. La dislessia non è una malattia né problema mentale, ma una disabilità dell'apprendimento di origine neurobiologica. Il disturbo deriva da un deficit nella componente fonologica del linguaggio. Nel 2007 il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato un’apposita legge per regolamentare il problema; si tratta di uno strumento normativo unico a livello nazionale, ma finora poco applicato in concreto. E’ stato costituito anche un osservatorio regionale con compiti di monitoraggio. Manca, invece, ancora una figura di garante che sia interlocutore privilegiato tra le istituzioni scolastiche e le famiglie interessate. Il piano regionale integrato per il diritto allo studio prevede, per la prima volta, lo stanziamento di un contributo che i comuni potranno devolvere alle famiglie con soggetti affetti da dislessia per l’acquisto di strumenti e materiali finalizzati alle attività di studio quotidiano in casa. Tali risorse saranno assegnate alle famiglie che attestano un reddito Isee non superiore a 11.305,72 euro. L’erogazione del contributo non potrà, comunque, superare l’80% del costo dell’attrezzatura. La legge regionale potrebbe diventare uno strumento importante in funzione di una diagnosi precoce del disturbo. Se il bambino dislessico, infatti, è sottoposto a un metodo d'apprendimento usuale, egli riuscirà solo con un grande dispendio di energia e concentrazione a ottenere risultati accettabili. I problemi maggiori sorgono quando i bambini dislessici non sono compresi. Questo li porta spesso a perdere la propria autostima, spingendoli verso forme di depressione o comportamenti ansiogeni più o meno acuti. Ne parliamo con Cristina Corazza responsabile materana dell’Associazione Italiana Dislessia.
Come si riconosce un bambino dislessico?
Dal rallentamento dell’apprendimento scolastico anche già in prima elementare. Solitamente cambia l’umore, le aspettative scolastiche del bambino e dei genitori sono deluse, per cui cala la motivazione dello stesso verso la scuola. Nella scrittura, invece, si riscontrano difficoltà a tenere il rigo e a organizzare lo spazio nel foglio; inoltre varia la grandezza dei caratteri e il tratto grafico è più rigido. Nella lettura si manifesta, invece, con difficoltà a fondere le lettere, a discriminare quelle visivamente simili e a mantenere il ritmo della classe. Il bambino dislessico ha difficoltà anche a copiare dalla lavagna e a ricordare i compiti.
A chi devono rivolgersi i genitori dei bambini dislessici?
Alle strutture competenti, private o pubbliche, purché accreditate per seguire il protocollo standard della diagnosi.
Com’è seguito un bambino dislessico?
Rispettando i suoi tempi e le sue vie preferenziali di apprendimento e parallelamente facendo riabilitazione, lavorando sui suoi punti deboli e rafforzando le sue capacità con metodologie specifiche.
Quanto è diffusa tale problematica in Basilicata?
Come nel resto della penisola, cioè colpisce circa il 4% della popolazione in età scolare; in media un bambino per classe.
Quali sono le difficoltà riscontrate in Basilicata nelle azioni di contrasto a tale disturbo?
Spesso nelle scuole manca la giusta sensibilizzazione a utilizzare adeguate strategie affinché questi bambini possano seguire serenamente il programma scolastico, anche con l’uso di strumenti compensativi (ad esempio calcolatrice e computer) dove sia necessario
Pubblicato sul settimanale Il Resto N.68 02/04/2011