Il numero perfetto. Un noir tutto lucano N.63 26/02/2011
“Non sarò mai quello che sono, sapete quello che sono stato. Vivrete angustiati l’estenuante notte: tormenti, insidie, nefasti accadimenti”. Inizia con il casuale ritrovamento di un pezzetto di carta pergamenata dove sono scritte queste frasi sibilline il thriller legal noir “Il numero perfetto” di Michelangelo Volpe edito da AltroMondo Editore. Un susseguirsi incessante di colpi di scena imbastiti in una trama avvincente che fa dell’opera prima di Volpe un Codice Da Vinci tutto lucano. Sono proprio i posti che quotidianamente da oltre cinque anni frequenta per lavoro lo stesso autore gli scenari di una serie di omicidi che squarciano, fortunatamente solo nella finzione letteraria, la pace dei sonnacchiosi borghi della provincia lucana. Un enigmatico Nessuno, spietato serial killer, tiene in scacco un’intera regione e il pool anticrimine. Il romanzo di Volpe è una corsa disperata contro il tempo in un groviglio di storie. E’ l’esplorazione della dimensione del male e della sua deriva nell’intimo animo umano. Sono personaggi imperfetti quelli che si muovono nel libro del giovane autore, travolti loro malgrado dalla ferocia del male. Vite comuni sacrificate nel gioco più grande di forze maligne. Entità che si muovono attraverso i secoli nelle più alte sfere per mantenere il proprio potere, fino a un finale inaspettato. Michelangelo Volpe, nato nel 1978, dal 2005 è ufficiale giudiziario presso la Corte d'Appello di Potenza. Da oltre quindici anni è anche autore di componimenti poetici.
Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?
Volevo dare corpo alla mia fantasia, con il forte desiderio di mettermi alla prova e sfidare le mie capacità, strutturando una trama che potesse essere complessa ma lineare e allo stesso tempo avvincente, insidiosa e sorprendente.
Quali sono gli scrittori noir ai quali s’ispira?
Certamente Dan Brown, Faletti e il mio concittadino Donato Carrisi. Il mio stile è, però, del tutto diverso. L'intento è stato quello di intrecciare la realtà all'immaginazione, i fatti di cronaca alla suggestione e mettere in evidenza soprattutto le contraddizioni esistenziali della vita.
Uno degli elementi portanti del suo libro sono i luoghi della Basilicata. In fase di scrittura questi sono stati funzionali alla trama o viceversa?
E' la trama a esser funzionale ai luoghi richiamati, perchè volevo realizzare una vicenda criminale verosimile e, perciò, ambientarla nei borghi che visito quotidianamente è stato pressoché automatico. Volevo far conoscere alcune abitudini dei lucani e i paesaggi che contraddistinguono questa terra, stuzzicando allo stesso tempo la curiosità dei lettori.
Alla luce del suo romanzo quale connotazione ha il male?
Il male è superficiale, dunque, può estendersi ovunque. Esiste perchè non c'è la volontà, a volte, di pensare alle azioni che si compiono e lì dove non c'è pensiero la mediocrità ha il sopravvento.
Il libro appena uscito è il primo di una trilogia. Ci può fornire qualche anticipazione per le prossime pubblicazioni?
Conto di terminare la trilogia in due anni. Il secondo sarà un "prequel"; rispetto al primo, dunque, ci sarà un ritorno al passato e sarà possibile capire meglio gli avvenimenti cruciali de “Il Numero Perfetto". Il terzo avrà un epilogo del tutto rivoluzionario e innovativo.
Pubblicato sul settimanale Il Resto N.63 26/02/2011