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Rassegna stampa

 

Notizie ANSA

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L'invasione delle imprese cinesi N.25 15/05/2010

Le imprese della nazione del dragone rosso hanno, ormai, colonizzato a pieno titolo il Belpaese e in particolare le regioni del sud, Puglia e Basilicata in primis. Il fenomeno insediativo delle attività produttive e commerciali cinesi riguarda tutto il territorio della penisola, una vera e propria sindrome cinese. Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto le regione con la presenza maggiore sul loro territorio di piccoli negozi e ambulanti prevalentemente nel settore tessile, dell’abbigliamento, della pelletteria e delle calzature. Quasi novemila attività commerciali ricadono, invece, nell’ambito del settore alberghiero, bar e ristorazione. Nell’ultimo decennio il ritmo di crescita di tali attività è stato impressionante, si parla di oltre il 130%. Complessivamente le imprese cinesi presenti sul nostro territorio nazionale sfiorano circa le cinquantamila unità. Una colonizzazione a tutti gli effetti, un ritmo di crescita solo lontanamente immaginabile per l’economia nostrana che intanto registra, per esempio, in Basilicata dall’inizio dell’anno in corso la chiusura di 1.382 ditte, di cui il 60 per cento circa nel settore del commercio e dei servizi. La Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di attività, poco più di diecimila. Gli imprenditori con gli occhi a mandorla occupano un posto di primo piano anche in Puglia e Basilicata. 2.522 sono gli imprenditori presenti sul territorio campano, 2.077 in Sicilia, segue la Puglia con 1.085. Numeri non di poco conto. Nonostante la crisi economica in atto le imprese cinesi sono cresciute su scala nazionale di quasi l’8%. I dati di crescita nelle singole regioni fotografano in maniera più puntuale la situazione. Sono proprie le regioni del sud a registrare i tassi più alti di crescita parziale. Si parla del 387,5 % in Basilicata, del 390, 9 % in Molise e addirittura del 406 % in Calabria, regione quest’ultima con la punta massima d’incremento nell’ultimo decennio. Il popoloso paese dell’est conferma, dunque, la sua forte propensione imprenditoriale. La forte spinta verso la globalizzazione e i timidi segnali di democratizzazione hanno determinato un tasso di crescita economica senza precedenti che va oltre i confine fino a giungere anche le regioni italiane. In un contesto di congiuntura economica come quello attuale le imprese con le lanterne rosse riescono a resistere sul mercato grazie alla manodopera sfruttata o malpagata. E’ un altro, però, l’elemento determinante del successo economico delle attività cinesi. In un periodo di crisi, infatti, la propensione al consumo si assottiglia notevolmente, di conseguenza i prodotti cinesi a basso prezzo sono l’ancora di salvataggio per molte famiglie. In tal modo stiamo consegnando intere filiere produttive nelle mani dei “colonizzatori” cinesi. Un’autentica invasione di prodotti spesso di scarsa qualità, con buona pace del nostalgico Made in Italy, che non è altro che lo specchio fedele di un consumismo sfrenato che va alla deriva. Tutto, compreso il ciclo di vita dei prodotti, “deve" necessariamente durare poco.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.25 15/05/2010