L’autoritratto di Acerenza è di Leonardo N.23 01/05/2010
Si terrà sabato 8 maggio presso l’auditorium del Museo Universitario di Chieti l’atteso convegno che sancirà la definitiva attribuzione della tavola lucana, anche nota come autoritratto di Acerenza, al poliedrico uomo rinascimentale per eccellenza, Leonardo Da Vinci. Il comitato scientifico, costituito dal Museo delle Antiche Genti di Lucania e dal Museo Universitario delle Scienze Biomediche di Chieti diretto dal Prof. Luigi Capasso, attraverso il seminario scientifico, porterà all’attenzione del grande pubblico i risultati degli studi condotti in questi mesi. La scoperta della tavola è avvenuta, come spesso accade, quasi per caso nel gennaio del 2009 a seguito ad alcune ricerche condotte in un palazzo aristocratico dallo studioso di arte medievale Nicola Barbatelli. Lo studioso Barbatelli è impegnato da tempo nella ricerca di opere d’arte inedite e questa volta ha fatto centro. Il ritratto, infatti, era storicamente conosciuto come ritratto di Galileo Galilei ma dalla scritta “PInxit mea” posta sul retro lo studioso ha capito che invece poteva essere ricondotto a Leonardo. Il ritratto è un olio su tela di 60x44 centimetri raffigurante il busto e il viso di tre quarti con un cappello in testa e presumibilmente raffigurante l’artista all’età di circa cinquanta anni. L’autoritratto sarebbe addirittura antecedente a quello più famoso custodito attualmente presso la Biblioteca reale di Torino. La scoperta, in realtà, è stata fatta a Salerno dove risiede la famiglia aristocratica dei Segni originaria della Toscana ma stabilitasi ad Acerenza, piccolo borgo in provincia di Potenza, già nel XVI secolo. La famiglia dei Segni, effettivamente, ebbe rapporti frequenti con il genio toscano. Gli elementi che farebbero propendere per l’attribuzione della pala non sono pochi. La grafologa Silvana Iuliano afferma che la grafia del motto «Pinxit mea» può essere attribuita, con buona probabilità, alla mano scrivente di Leonardo da Vinci. Inoltre il ritratto è fatto su legno di pioppo, proprio come la Monna Lisa, e contiene in sé l’uso prospettico con l’angolo di 22.50 gradi e rispetta il rapporto proporzionale con il numero aureo (altra fisima tutta leonardesca). Questa clamorosa scoperta è forse solo l’inizio dell’ennesimo enigma che lega Leonardo alla Basilicata. E’ probabile che Leonardo si sia recato in Basilicata per studiare i pitagorici a Metaponto. Inoltre proprio la cattedrale di Acerenza dedicata al Santo Martire Canio o Canione nasconde in sé non pochi simboli templari e gli ultimi studi hanno individuato parecchi elementi comuni tra il mondo templare e il sapere leonardesco. C’è ancora molto da scoprire quando si parla del genio toscano, a questo punto anche un po’ lucano.
Pubblicato sul settimanale Il Resto N.23 01/05/2010