Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012
Attualmente redattore del mensile Mistero
rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno
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Quali ordini religiosi cavallereschi si sono avvicendati nel territorio lucano? Quali tracce sono ancora visibili? Quali sono i misteri e le curiosità di questo affascinante periodo?
La Lucania è stata una via di passaggio obbligata per giungere in Terra Santa. Questa l’ha resa una terra frequentata dai Templari, dai Cavalieri di Malta e anche dai Cavalieri Teutonici. Il legame con i Templari si può riscontrare già nell’annosa e dibattuta questione della presunta origine lucana del fondatore. È veramente così o si tratta di una leggenda postuma? É accertata la presenza dei Templari a Castelmezzano e a Picciano e la presenza dei Cavalieri di Malta nella Commenda di Grassano.
Certamente affascinante sono poi gli elementi simbolici della maestosa cattedrale di Acerenza. Il volume si avvale di un’appendice multimediale accessibile tramite sistema di inquadramento QR.
Si può già prenotare una copia al seguente indirizzo
«Io non sono Balsamo. La verità su di me non sarà mai scritta, perché nessuno la conosce. Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza e se mi immergo nel mio pensiero rifacendo il corso degli anni, se proietto il mio spirito verso un modo di vivere lontano da colui che voi percepite, io divento colui che desidero. Io sono colui che è. Io sono Cagliostro».
Potrebbe riassumersi in queste frasi la vita di un personaggio enigmatico e misterioso: ma di chi si tratta effettivamente? Giuseppe Balsamo o il conte Alessandro Cagliostro?
La storia e la leggenda si fondono e si confondono. Questo strano personaggio ha avuto una vita davvero particolare: avventuriero, truffatore, mago, veggente, guaritore, esoterista e alchimista.
Dove nasce il mito? Dove finisce la leggenda?
Una vita misteriosa
Giuseppe Balsamo o più semplicemente Cagliostro nacque a Palermo il 2 giugno 1743, figlio di Pietro Balsamo, un venditore di stoffe e di Felicita Bracconieri. Fu battezzato l'8 giugno 1743 con i nomi di Giuseppe, Giovanni Battista, Vincenzo, Pietro, Antonio e Matteo. Sin dalla nascita, dunque, i nomi segnarono il suo destino e la sua vita.
Con la morte del padre, appena dopo la sua nascita, la madre decise di affidarlo a una parente sposata con un farmacista. Qui il piccolo cominciò a familiarizzare con polveri e unguenti.
La sua natura irrequieta e ribelle, però, lo portarono all’espulsione dalla scuola e pur di tenerlo impegnato la madre lo avviò nella bottega di un pittore, dove apprese l’arte del copiare.
L’ambiente della strada era più congeniale con la sua natura sfrontata e incominciò così a vivere di truffe e raggiri. Questo gli costò l’esilio a Messina dove trovò la protezione e la guida del prozio che riuscì a mettere ordine nella sua vita, iniziandolo al mondo esoterico.
A 23 anni si trasferì a Malta, ottenendo dopo due anni di studi, l’ammissione ufficiale all’Ordine dei Cavalieri di Malta; probabilmente da questo momento diventò il conte Alessandro Cagliostro, nome scelto in onore dello zio e gli venne conferito il triplice cavalierato: templare, maltese e rosacrociano.
Non potendo ritornare a Palermo, poiché ricercato, si stabilì a Roma, in un quartiere povero, dove intraprese l’attività di scrivano e copista. Qui conobbe Lorenza Feliciani, figlia di un fonditore di bronzo: una ragazza di quindici anni, bella e ignorante, ma altrettanto abile e scaltra.
La coppia visse di espedienti spostandosi tra la Francia, l’Inghilterra e la Russia. Convinto delle sue capacità, decise di ritornare in Francia e poi a Strasburgo; qui incontrò il principe – cardinale Louis Renè Edouard de Rohan, personaggio al pari suo strano ed enigmatico.
Proprio in questo periodo, però, iniziò a montare un sentimento avverso nei suoi confronti e aumentarono le calunnie; lo accusarono, per esempio, di intrighi e complotti contro la Francia (in seguito al famoso affare del furto della collana), arrivando persino ad additarlo come ebreo per via della conoscenza della cabala di cui non faceva mistero.
Nel novembre del 1783 si trasferì a Bordeaux con l’idea di diffondere il suo rito egiziano massonico, ideato ex novo proprio da lui.
Dopo il suo trasferimento a Roma e in seguito all’intensificarsi delle sue attività massoniche, il Sant’Uffizio ne ordinò il suo arresto insieme alla moglie. La Santa Inquisizione lo accusò, oltre che di eresia, anche di praticare la negromanzia, di aver fondato sette segrete e soprattutto lo condannò a morte per la sua attività massonica. Stanco per le torture e i maltrattamenti subiti, chiese perdono e pronunciò l’abiura d’eretico.
Il pontefice Pio VI, per grazia speciale, gli commutò la pena in ergastolo, da scontare in un carcere di massima sicurezza. Da Castel Sant’Angelo venne quindi trasferito nelle carceri di San Leo. In un primo momento alloggiò nella cella del Tesoro, successivamente, per paura di una evasione, fu trasferito nella cella del Pozzetto (di soli tre metri), dove era calato attraverso una botola dal soffitto. Qui trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita. Morì ufficialmente il 26 agosto 1795. Fu sepolto senza cassa, nella nuda terra e senza alcuna indicazione, con un fazzoletto sul volto e un sasso sotto la testa.
L’enigma della morte
Questa sarebbe la ricostruzione storica ufficiale; ma andò effettivamente così? Secondo alcune ricostruzioni il corpo fu profanato da mercenari di passaggio che portarono con loro il teschio per usarlo come calice. I misteri sulla sua morte non finiscono qui.
Secondo molti studiosi, a distanza di oltre due secoli, questa versione avrebbe ancora diversi punti oscuri: un uomo così astuto avrebbe, già durante la sua prigionia, escogitato vari espedienti per mettere in atto la sua evasione.
Gian Luigi Berti ritiene che Cagliostro non sarebbe morto di apoplessia bensì per un colpo ricevuto in testa sferratogli da un frate cappuccino nel corso di un tentativo di evasione; il corpo, inoltre, sarebbe stato sepolto sotto la torretta di San Leo.
Secondo un'altra ricostruzione il corpo sarebbe stato sepolto nelle catacombe dei Cappuccini a Palermo, insieme ad altri otto mila corpi mummificati; si narra, inoltre, che il corpo venne qui cercato, inutilmente, addirittura anche da Napoleone.
Vi è poi ancora un’altra versione: probabilmente il conte Cagliostro, mago e occultista, conosceva la maniera di controllare le forze della natura e aveva tentato di fuggire dopo aver messo in scena il metodo della cosiddetta morte apparente. Nella fortezza di San Leo c’era l’usanza di gettare i cadaveri dei detenuti comuni giù dalla torre per essere raccolti in seguito e procedere sommariamente al seppellimento. Nel caso dell’illustre prigioniero, però, non si sarebbe più trovato il corpo, dando così luogo a fantasie e a leggende.
Infine, secondo una fantasiosa versione, sarebbe salpato con l'aiuto di amici massoni a bordo di una mongolfiera atterrata su un terrazzamento del colle di San Leo dopo aver simulato una morte apparente.
La vita esoterica
Cagliostro, però, come abbiamo visto, non fu solo un abile imbroglione ma anche un mago, un esoterista, un alchimista e un massone.
A conclusione di un lungo tour europeo che lo portò in Inghilterra, Napoli, Roma e sulla Costa Azzurra, giunto a Bordeaux nel 1783, si ammalò e forse in un delirio febbrile, come è scritto nel compendio del suo processo: «si vide prendere per il collo da due persone, strascinare e trasportare in un profondo sotterraneo. Aperta quivi una porta, fu introdotto in un luogo delizioso come un Salone Regio, tutto illuminato, in cui si celebrava una gran festa da molte persone tutte vestite in abito talare, fra le quali riconobbe diversi de' suoi Figli Massonici già morti. Credette allora di aver finiti li guai di questo mondo e di trovarsi in Paradiso. Gli fu presentato un abito talare bianco, ed una spada, fabbricata come quella che suol rappresentarsi in mano dell'Angelo Sterminatore. Andò innanzi ed abbagliato da una gran luce, si prostrò e ringraziò l'Ente Supremo di averlo fatto pervenire alla felicità; ma sentì da un'incognita voce rispondersi: questo è il presente che avrai; ti bisogna ancor travagliare molto; e qui terminò la Visione».
Dopo questa visione fondò la Massoneria di Rito Egizio. Si autoproclamò Gran Cofto e la moglie, chiamata principessa Serafina e Regina di Saba, divenne Grande Maestra del Rito d'adozione, cioè della loggia riservata alle donne.
L’origine del nuovo rito fu fatta risalire a Enoch ed Elia, secondo una tradizione che vedeva nell'intervento dei due profeti biblici la premessa per un radicale mutamento della vita, con la successiva venuta di un "papa angelico" o dello stesso Cristo. Cagliostro sosteneva che lo scopo del Rito Egizio fosse la rigenerazione fisica e spirituale dell'uomo, il suo ritorno alla condizione precedente alla caduta provocata dal peccato originale; ogni iniziato poteva ottenere questa catarsi grazie all’intervento proprio del Gran Cofto e dei dodici maestri che lo avrebbero assistito per ottanta giorni in varie attività iniziatiche.
Solo lui, però, in qualità di Gran Cofto rimaneva depositario di un mysterium magnum il cui contenuto è rimasto effettivamente avvolto nel mistero.
Con questo ambizioso programma i coniugi si trasferirono a Lione nel 1784, dove esistevano già numerose logge massoniche. Qui riuscì a ingaggiare dodici maestri e comprò un terreno dove avrebbe voluto costruire la sede della sua loggia. I lavori erano ancora in corso quando partirono per Parigi, decisi a raggiungere il traguardo finale: il riconoscimento, da parte della chiesa cattolica, del suo Rito Egizio, ma fu proprio questa spregiudicatezza che gli costò la condanna e l’incarcerazione.
Cagliostro fu anche un grande indovino. In tal senso fu protagonista di vari episodi: come quando, per esempio, ospite nel castello di Saverne, annunciò la morte dell’imperatrice d’Austria, Maria Teresa, che avvenne otto giorni dopo. Inoltre predisse gli avvenimenti politici che sconvolsero la Francia: la rivoluzione del 1789, la morte dei regnanti e la nascita della repubblica.
Guarì, inoltre, moltissime persone ritenute dalla medicina ufficiali senza speranza, somministrando misteriose pozioni a base di erbe e instaurando con loro un rapporto basato sulla fiducia, convinto com’era, infatti, che la maggior parte delle malattie iniziassero nella mente e conseguentemente si manifestassero nel corpo. Guariva imponendo le mani, come un pranoterapeuta, senza uso di altri strumenti, ma fu anche un abile esecutore delle pratiche ipnotiche e magnetiche. Spesso alludeva al fatto di essere in possesso di saperi superiori e segreti e fondamentalmente asseriva l'importanza della sfera spirituale nella guarigione fisica.
Sicuramente il più noto preparato di Cagliostro fu il cosiddetto Elixir di Lunga Vita che alla fine degli '40 del Novecento veniva ancora preparato in alcune farmacie. La ricetta era riportata identica all’originale in un "Manuale pratico di farmacia" ancora nel 1929 e comprendeva i seguenti composti:
ALOE (gr.25)
AGARICO BIANCO (gr. 2.50)
MIRRA (gr. 2)
GENZIANA RAD (gr 2.50)
RABARBARO RIZOMA (gr. 2.50)
ZAFFERANO (gr. 2.50)
ZEDOARIA RIZOMA (gr. 2.50)
ALCOOL (spirito di vino) (gr. 1000)
Sembra che durante i suoi studi alchemici abbia cercato di creare, oltre a filtri d'amore e potenti afrodisiaci, anche la formula della cosiddetta Pietra Filosofale ossia la fabbricazione dell'oro partendo da metalli vili.
Verità o solo mitizzazione di un personaggio a suo modo comunque straordinario?