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L'alba del transumanesimo - Febbraio 2018 - Giuseppe Balena

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L'alba del transumanesimo - Febbraio 2018


 

«Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente». Nel versetto biblico Genesi 2:7 viene raccontata in maniera lapidaria la creazione dell’uomo grazie all’intervento di Dio che provvede inoltre a dotare il corpo di un’anima. Il processo della creazione divina dell’uomo appare completo e complementare: corpo e anima.

All’impostazione teologica legata al creazionismo nel XIX secolo si è aggiunta e contrapposta quella evoluzionista sostenuta da Darwin in seguito ai suoi studi proprio sull’evoluzione della specie. In questi anni si sta assistendo a un ulteriore passaggio epocale che potrebbe fondere insieme le due teorie e portare verso un nuovo stadio evolutivo dell’uomo sospinto dalla vorticosa evoluzione tecnologica: un nuovo formato di essere umano che al tradizionale binomio corpo e anima sostituisce quello fatto di carne e chip, realizzando di fatto così il sogno che da tempo rincorrono i futurologi. Si sta facendo strada un nuovo umanesimo tecnologico non troppo distante rispetto all’intelligenza artificiale prospettata nei romanzi di fantascienza per esempio di Isaac Asimov.

Il transumanesimo

Il transumanismo è un movimento culturale in grande ascesa negli ultimi anni che ha come obiettivo principale quello di sfruttare i benefici derivanti dai progressi tecnologici e scientifici per raggiungere evidenti miglioramenti per la salute, l’allungamento della vita e il potenziamento delle capacità intellettive. Il transumanesimo o transumanismo è anche abbreviato e indicato con le formule >H o H+ o H-plus. Il termine transumanesimo è stato utilizzato per la prima nel 1957 da Julian Huxley nel libro “Transhumanism” nel quale lo stesso autore specificava che «l'uomo che rimane umano, ma che trascende se stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana».

La cultura transumanista ha alcune figure storiche di riferimento: Giovanni Pico della Mirandola, Ruggero Bacone, Friedrich Nietzsche, Filippo Tommaso Marinetti e Pierre Teilhard de Chardin.

Il concetto di transumanesimo è contiguo con quello di postmodernità che prospetta invece nello specifico una spiccata interazione dell’uomo con le macchine intese come protesi tecnologicamente avanzate; tutto ciò al fine di migliorare le condizioni umane o comunque supportarle nelle attività.

I transumanisti sono a favore dell'utilizzo e della sperimentazione delle nuove tecnologie emergenti, tra le quali l'ingegneria genetica sull'uomo, la crionica (la conservazione del corpo umana a basse temperatura nella speranza di poter ripristinare le funzioni vitali) e l’uso avanzato della tecnologica integrata all’interno del corpo umano. L’idea di prospettiva è che molto presto l'intelligenza artificiale possa superare quella umana.

Il ricercatore Anders Sandberg si spinge oltre affermando che «il transumanesimo è la filosofia che afferma che noi possiamo e dobbiamo svilupparci a livelli, fisicamente, mentalmente e socialmente superiori, utilizzando metodi razionali». La maggior parte dei transumanisti non crede in un'anima umana trascendente, ma confida nella compatibilità della mente umana con l'hardware dei computer, con l'implicazione teorica che la coscienza individuale e le potenzialità intellettive possano un giorno essere trasferite o emulate su un supporto digitale, secondo la tecnica denominata "mind uploading", ossia la copia e la conservazione in supporti informatici.

Nell libro del filosofo svedese Nick Bostrom “Superintelligence” si prospetta addirittura un futuro dominato dalle macchine che sovrastano in maniera preponderante l'uomo. Bostrom ha ipotizzato anche che la realtà nella quale viviamo possa essere in definitiva una simulazione creata da eventuali esseri intelligenti al di fuori di essa.

Tutto già previsto…

È curioso e allo stesso tempo sorprendente rilevare che in verità ciò che si potrebbe profilare in un prossimo futuro ormai incombente era stato già previsto in numerose opere letterarie e cinematografiche. Tra queste, in particolare, c’è in ordine cronologico senza dubbio “Frankenstein” il famoso romanzo di Mary Shelley. Non mancano riferimenti più recenti, come per esempio la serie televisiva americana che già nel 1974 portava al grande pubblico queste tematiche. Si tratta del telefilm “L’uomo da sei milioni di dollari” che narra la vita del colonnello Steve Austin menomato a causa di un incidente durante una missione nella quale perde le gambe, il braccio destro e l'occhio sinistro. Su di lui viene effettuata una ricostruzione bionica all'avanguardia che sostituendo gli organi danneggiati con arti bionici gli permette di avere delle potenzialità aggiuntive e sorprendenti. Successivamente lo stesso tema fu sfruttato da diversi altri soggetti cinematografici, come ad esempio nel film “Robocop”. Anche in “Guerre Stellari” i due robot protagonisti sono in realtà una prima visione futuristica di soggetti di sintesi tra un apparato automatizzato e un essere umano. Suggestivo, inoltre, anche il film “Blade Runner” di Ridley Scott che già nel 1982 descriveva un mondo tecnocratico popolato da replicanti. Solo due anni dopo usciva nelle sale cinematografiche anche “Terminator” dove ancora una volta si narrano le vicende di un robot dalle sembianze umane. Un passo avanti nell’ambito di questo scenario è certamente l’arrivo nelle sale della trilogia di “Matrix” che impone non solo una riflessione sul rapporto tra le macchine e l’uomo, tema per altro già affrontato negli anni precedenti, ma si spinge oltre addentrandosi in una prospettiva di più ampio respiro perché si ipotizza la commistione tra la realtà e la dimensione virtuale.

Un aspetto comune importante da cogliere in queste opere è certamente la compenetrazione della natura umana con quella per così dire robotica, cioè i nuovi soggetti ibridi provano emozioni, si comportano come gli umani e interagiscono con gli stessi. Come spesso accade la finzione cinematografica anticipa e spesso profetizza concetti e situazioni che entrano poi dopo poco a pieno titolo nella vita quotidiana e nella realtà.

Il futuro alle porte

Androidi, cyborg, robot e umanoidi. Il futuro prossimo sarà realmente caratterizzato e popolato da questi nuovi soggetti? Per ora il processo in corso sotto gli occhi di tutti riguarda una simbiosi sempre più stretta della tecnologia con il corpo umano e con le attività della vita quotidiana.

L’impianto del microchip sottocutaneo, per esempio, ormai è stato ampiamente sperimentato e testato anche sull’uomo; il suo utilizzo da un lato è prospettato per coadiuvare alcune semplici attività quotidiane come per esempio aprire le porte, comandare il computer e accendere le luci di casa; dall’altro potrebbe essere utilizzato per immagazzinare informazioni biometriche e a carattere sanitario.

Sempre in ambito medico sono in fase di sperimentazione avanzata l’utilizzo di protesi che sono direttamente connessi con il sistema nervoso, creando un modello unico e integrato di comunicazione di dati e impulsi nervosi. L’introduzione delle protesi tecnologicamente avanzate non servono solo a livello terapeutico e per risolvere problemi di salute ma secondo gli esponenti del transumanesimo potrebbero avere anche un utilizzo cosiddetto “bionico” ossia per potenziare alcune funzioni o interi organi del corpo umano; per esempio potrebbero essere utilizzate per migliorare la resistenza cardiaca, l’udito, la vista o la funzionalità degli arti.

Le applicazioni più controverse dei principi del Transumanesimo riguardano, però, la nascita e la morte degli individui. In primo luogo, si sta facendo strada l’eugenetica embrionale e prenatale, ossia la possibilità di effettuare una vera e propria selezione degli embrioni senza difetti e patologie o addirittura l’eliminazione di quelli malati.

C’è poi una prospettiva che ha sempre interessato l’uomo: l’eliminazione della morte e del deperimento fisico. Di fatto esistono già alcuni centri che realizzano la cosiddetta crioconservazione delle persone decedute nella speranza di poterle riportare in vita in un futuro non precisato e quindi utilizzare soluzioni terapeutiche che nel frattempo si sono sviluppate e perfezionate.

Qualcuno si spinge anche oltre ipotizzando la possibilità di effettuare una scansione della matrice sinaptica dell’individuo al fine di riprodurla in un secondo momento in un computer. In questo modo sarà possibile utilizzarla separatamente e magari provvedere al trasferimento del vissuto soggettivo da un corpo biologico deceduto a un altro.

Questi scenari aprono la strada veramente a forme umane ibride con una serie di interrogativi dal punto di vista soprattutto etico. In attesa del nuovo modello di essere umano che metta in connessione diretta pensiero, cervello e macchina, riecheggiano le parole di Albert Einstein: «Un giorno le macchine risolveranno tutti i problemi, ma mai nessuna di esse riuscirà a formularne uno».