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Matera la città “magica” - Febbraio 2017 - Giuseppe Balena

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Matera la città “magica” - Febbraio 2017

 

«Questa è la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antichissima civiltà. Chiunque veda Matera non può che restarne colpito, tanto è direttamente espressiva e toccante la sua dolente bellezza. In essa vive la miseria nobile e civile dei contadini, filtrata attraverso l’eterno del tempo, continua sotto tutti i soli e tutte le piogge, ripiegata su sé stessa, chiusa nella terra come una cosa preziosa, di fronte a un mondo ostile». Queste le parole con le quali Carlo Levi, scrittore torinese esiliato in Basilicata dal fascismo, descriveva la città dei Sassi nel 1952. La “dolente bellezza” esprime con tutta la forza espressiva il senso di una città unica, incastonata nel bel mezzo del Sud Italia, in un territorio particolare già a partire dalla sua conformazione geologica. Una città “magica” e non solo per la sua bellezza. Alcuni luoghi della città, infatti, sono punti di interesse esoterici non di poco conto che nascondono conoscenze e simboli stratificati nel tempo.

Uno sguardo sulla città

La prima cosa che nota un viaggiatore che arriva a Matera è certamente l’unicità della conformazione del territorio. Un paesaggio lunare che richiama alla memoria i luoghi caratteristici del Medio Oriente e proprio con questi si contende il primato tra le città più antiche al mondo. Un territorio solo in apparenza inospitale che, invece, paradossalmente è stato abitato a partire da tempi antichissimi proprio per la naturale predisposizione degli anfratti rocciosi a essere utilizzati come dimore primitive.

Matera, infatti, è denominata anche la "Città dei Sassi": i caratteristici rioni del centro storico originario sono costituiti da case scavate nella roccia e a essa aggrappate da tempo immemorabile, sospese e in bilico in una dimensione surreale.  I Sassi sono stati nominati nell'assemblea di Cartagena de Indias (Colombia) il 9 dicembre 1993 Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, primo sito dell'Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento. Questo complesso e affascinante ecosistema urbano di case-grotta erano certamente abitate già dal Neolitico. Le origini di Matera, come detto, sono molto remote e ne è testimonianza il ritrovamento nel territorio circostante di alcuni insediamenti senza soluzione di continuità.  I Sassi sono inseriti in una profonda gravina, ossia una particolarissima conformazione idrogeologica tipica delle Murge a cavallo tra Basilicata e Puglia, dove l'acqua ha scavato nei millenni la roccia calcarea creando dei canyon profondissimi e aridi.

Questo suggestivo panorama ha ispirato innumerevoli registi; per citarne solo alcuni: Pasolini con “Il Vangelo secondo Matteo”, Mel Gibson con “La Passione di Cristo”, i fratelli Taviani con “Il sole anche di notte” e “Allosanfan”, Tornatore con “L'Uomo delle stelle” e Francesco Rosi con” I tre fratelli” e “Cristo si è fermato ad Eboli”.

La “magia” di Matera

La pianta del nucleo urbano più antico di Matera vista dall'alto si presenta con la stessa forma di un'omega greca. A questa lettera in genere viene attribuita la valenza della conclusione di un ciclo o, comunque, del termine della vita. Nella particolare conformazione urbana della città si può notare un’inversione di questo significato. È interessante notare, infatti, come in passato i tetti a volte delle case servivano come loculi per la sepoltura: i vivi sottoterra e i defunti in superficie. Così riportava il cronista Verricelli nella sua “Cronica de la città di Matera” nel 1595: «in Matera li morti stanno sopra li vivi». Un posto magico, dunque, dalla valenza esoterica notevole che richiama alla mente il motto alchemico “come sopra così sotto” e mette in contatto simbolicamente il microcosmo con il macrocosmo e il sotterraneo con la superficie. Un concetto questo che ritroviamo anche nella formula del Padre Nostro “come in terra così in cielo”. All'imbrunire gli abitanti accendevano i loro lumi al di fuori delle abitazioni, così allo spettatore che guardava dall'alto, i Sassi si illuminavano come un cielo stellato; quindi a Matera, concludeva il cronista cinquecentesco, come i morti sono sopra i vivi, il cielo e le stelle si possono vedere al di sotto dei piedi degli uomini. In passato tale immagine aveva talmente impressionato i visitatori che un'interpretazione suggestiva farebbe risalire l'origine del nome Matera al greco “metereon” ossia meteora, che indica proprio il cielo stellato.

Altri studiosi, invece, ricollegano il toponimo a “mater” ovvero alla "madre terra" e a “matheria” o “materies”, termini che indicavano la legna da taglio o da costruzione, in riferimento alle zone boschive in cui la città sorgeva; altri ancora collegano il toponimo al termine ebraico “Me terah” che starebbe a indicare l’acqua pura. Come si può notare si tratta di ipotesi che celano significati fortemente simbolici. Allargando, poi, lo sguardo anche all’origine del primo nome della regione e cioè quello di Lucania, secondo alcuni storici questo deriverebbe dal latino "lucus" che significa ancora una volta bosco. Secondo altri storici, invece, il nome Lucania potrebbe avere la stessa radice semantica della parola "luci" o addirittura richiamerebbe i "Luci", lontanissimi progenitori giunti dall’Oriente attraverso le coste illiriche intorno al 1.500 a.C. Quest’ultima ipotesi troverebbe un collegamento diretto anche con l’evidenza etimologica del nome della città di Matera, come già detto, nel riferimento al cielo stellato.

Matera può essere considerata a tutti gli effetti una città alchemica per la suddivisione in due piani; proprio per questa è conosciuta anche come la “città sotterranea”. Lungo tutto il centro storico corrono, infatti, un fittissimo dedalo di sotterranei, di cunicoli e anfratti: un’altra misteriosa città a specchio rispetto a quella presente in superficie. In passato questo complesso sistema sotterraneo è stato utilizzato in maniera ingegnosa per la regimentazione delle acque; questa particolarità è stata presa in considerazione ed è stata determinante per l’attribuzione del riconoscimento di patrimonio dell’umanità. In quest’ottica l’ipotesi che il nome della città possa derivare, come detto, dal termine ebraico “Me terah” (acqua pura) assumerebbe una valenza particolare. Il concetto dell’acqua che scorre nel mondo sotterraneo dal punto di vista simbolico ha molti significati anche ambivalenti che si possono sintetizzare attraverso il richiamo di quattro concetti fondamentali: vita, morte, rinascita e purificazione della vita. Per gli antichi le grotte, le gole profonde, le aperture nel terreno e le fenditure erano considerati delle zone di accesso al mondo dei morti. Per esempio è da notare che l’Acheronte ha una parte sotterranea del suo corso che poi sfocia nella palude detta Acherusia, giusto dove si collocava l’ingresso agli inferi (Odissea X, 513).

La cattedrale misteriosa

Matera si presenta come un vero e proprio percorso iniziatico bidirezionale dal basso verso l’alto e viceversa che mette in contatto idealmente il mondo materiale con quello spirituale passando attraverso gli anfratti della Gravina, uno stato intermedio e una sorte di limbo a metà strada tra il mondo sotterraneo e quello di superficie. La parte visibile più importante dove idealmente culmina il percorso iniziatico è costituita dalla cattedrale collocata nella parte più alta della vecchia civita. I lavori di edificazione si conclusero nel 1270 nel luogo dove già esistevano le rovine di un monastero benedettino dedicato a Sant’Eustachio. L’impianto stilistico complessivo è tardo romanico. Nella facciata è presente un rosone a sedici raggi con piccole figure umane che sembrano sorreggerlo e donarlo alla Vergine e al Bambino, anch’essi presenti sulla facciata e incorniciati da esili colonnine in marmo bianco che sostengono piccoli archetti pensili. La prima figura in alto ha un’identità certa: si tratterebbe dell’Arcangelo Michele che sconfigge il Drago. Le altre figure sono tre telamoni e potrebbero richiamare elementi della mitologia greca; in particolare la raffigurazione posta in basso potrebbe essere riconducibile al mito di Atlante, ossia il figlio di Zeus che lo costrinse a tenere sulle spalle l'intera volta celeste. Nella parte laterale si possono notare dei protomi, ossia volti umani e animali dalle espressioni inquietanti.

L’altro elemento esoterico della cattedrale è certamente il rosone centrale. Questo dal punto di vista architettonico rappresenta un motivo decorativo a forma di finestrone circolare applicato alla facciata, ma, in realtà, simbolicamente indica una ruota a raggi che secondo la tradizione cristiana esplicita il dominio di Cristo sulla Terra. Questo elemento, inoltre, indica anche la ruota della fortuna ossia la ciclicità del destino umano. Il significato simbolico del rosone è pertanto in stretta relazione con il cerchio che, come "linea infinita", senza inizio e senza fine, simboleggia Dio e l’eternità.

Tra sacro e profano

Il Duomo è dedicato alla Madonna della Bruna che è anche la protettrice della città. La festa patronale si celebra il 2 luglio di ogni anno sin dal lontano 1389, quando Papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera, istituì la festa della Visitazione.

All’origine dell’appellativo della "Madonna della Bruna" sono attribuite diverse ipotesi: la prima è che derivi dal termine altomedioevale longobardo “brùnja” che indicava la corazza, ossia la protezione dei cavalieri; altri, invece, sostengono che derivi da Hebron, città della Giudea dove la Vergine si recò per la visitazione a Elisabetta; infine un'ultima ipotesi è che il nome derivi dal colore olivastro del viso della Vergine. Proprio quest’ultima possibilità metterebbe in rapporto questo culto con quello antichissimo di Iside, presente nella cultura egizia e solitamente raffigurata come una donna vestita con una lunga tunica che recava sul capo il simbolo del trono. Più tardi, in associazione con Hathor, è stata raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole. Potrebbe sembrare solo una coincidenza ma nello stemma della città è raffigurato proprio un bue.

La festa più importante per i materani ha delle peculiarità degne di note e certamente uniche. La statua della Madonna della Bruna viene ogni anno issata su un nuovo carro trionfale e portata in processione per le vie cittadine. Il caratteristico mezzo di trasporto è realizzato in cartapesta ed è trainato da quattro coppie di muli; giunto in Cattedrale compie tre giri della piazza in segno di benedizione della città e subito dopo la statua della Madonna viene fatta scendere dal carro per essere deposta nella cattedrale; così inizia l'ultima parte del tragitto verso la piazza centrale dove il carro viene assaltato e distrutto dalla folla. Questo è un rito collettivo di rinascita e di rigenerazione antichissimo, originale e unico.

L'origine della tradizione della distruzione del carro è narrata da una leggenda secondo la quale i Materani, per evitare che il quadro della Madonna fosse rubato e distrutto dai Saraceni che assediavano la città, lo nascosero prima su un carretto e poi, messo in salvo il quadro, distrussero loro stessi il traino pur di non far cadere le sacre immagini nelle mani degli infedeli. Alcuni storici locali, invece, sostengono che nel XVI secolo il conte Giovan Carlo Tramontano, all'epoca signore di Matera, avesse fatto grandi promesse al popolo materano per dare maggiore solennità alle celebrazioni del 2 luglio, compreso un carro nuovo ogni anno. I cittadini materani così, per mettere alla prova il mal sopportato tiranno, assaltarono il carro trionfale costringendo il conte a mantenere la sua promessa. Le prime testimonianze concrete sull'esistenza di un carro trionfale rimandano tuttavia all'anno 1690.

È importante notare come la tradizione della distruzione del carro si possa mettere in relazione con la mitologia astronomica della costellazione del Gran Carro e quindi dell’Orsa Maggiore; a questa costellazione è legato il mito di Crono, padre di Zeus, che ogni anno inghiottiva i figli partoriti dalla moglie Rea. Un giorno, però, la moglie per salvare il proprio figlio consegnò una pietra avvolta in fasce, portando in salvo il bambino in una grotta. L’assalto al carro potrebbe essere la rappresentazione della vendetta distruttrice di Crono; non a caso il cosiddetto “strazzo” del carro avviene proprio subito dopo la deposizione della madonna con il suo bambino.

Il castello fiabesco

Gli elementi esoterici della città lucana non finiscono qui. Esiste, per esempio, in pieno centro e a pochi metri dalla piazza centrale un curioso e stravagante palazzotto che da molti anni attira l’attenzione dei passanti e dei turisti. Lo stabile si sviluppa su tre piani ed è conosciuto come il “castello fiabesco”. La villa è stata costruita nell’800 e si compone di quattro stanze. Per tanti anni ha intimorito i bambini, convinti che all’interno ci fossero dei fantasmi. Ma perché è così strano questo edificio? Principalmente perché è avvolto da un fitto mistero già per la sua strana conformazione: la sua facciata è contorniata da figure geometriche, da merletti e da guglie arabeggianti. Sulla parte esterna poi è presente una curiosa frase latina “donec Erunt Ignes” che vuol dire “finché saranno i fuochi”. Si tratterebbe di un’espressione utilizzata da Fulcanelli per indicare il “Fuoco Segreto, l'Agente Spirituale Universale, l'Anima Mundi”, senza la quale ogni operazione è vana. Nel suo libro,Le Dimore Filosofali”, scrive che senza questo “Fuoco Segreto” né la Vita esisterebbe né potrebbe evolversi: «la nostra nascita è il risultato della sua incarnazione; la nostra vita, l'effetto del suo dinamismo; la nostra morte la conseguenza della sua scomparsa». All’ingresso principale si può accedere tramite due scale; sul pianerottolo della prima scala è disegnato un quadrato di colore rosso che contiene un ottagono ispirato alla forma del maniero di Castel del Monte. Nell’altra scala, invece, è disegnato un quadrato magico che ricorda un labirinto dove al centro è disegnato un fiore con otto petali. È importante notare, dunque, la presenza costante del numero otto che richiama la figura geometrica dell’ottagono e di riflesso i suoi particolari significati esoterici collegati alla resurrezione e all’infinito. Il numero otto lo ritroviamo anche nella venerazione della Madonna della Bruna perché la sua istituzione è collegata all’avvenimento biblico della Visitazione, ossia la visita che Maria Vergine fece alla sua parente Elisabetta dopo avere ricevuto l'annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo. Tale ricorrenza ricade il 2 luglio, proprio otto giorni dopo il 25 giugno quando si celebra San Giovanni Battista, data per altro molto importante anche negli ambienti massonici.

Le curiosità non finiscono qui: sulla parete presente sul fianco sinistro si nota un quadrato di parole conosciuto come il “Sator”, ossia una misteriosa iscrizione latina costituita con le parole in forma di quadrato magico palindromo: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS. La caratteristica principale di questa iscrizione è che si può leggere in tutti i versi; una raffigurazione simile è stata rinvenuta anche negli Scavi di Pompei, ma il suo vero significato è avvolto ancora nel mistero.

Matera, dunque, è davvero una città magica e misteriosa che non finisce mai di stupire per la sua bellezza e per le sue curiosità: da capitale dei contadini a Capitale Europea della Cultura nel 2019, mantenendo intatto il suo fascino millenario.