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Il lato oscuro di Harry - Maggio 2016 - Giuseppe Balena

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Il lato oscuro di Harry - Maggio 2016

“Ci si abbandona a sogni che non possono e non devono essere turbati” afferma Albus Silente, il mentore di Harry Potter. A guardare le cifre della saga, forse, è proprio vero. Si parla di 450 milioni di copie in dieci anni, traduzioni in 77 lingue e tiratura iniziale italiana del primo volume conteggiate in 20mila copie: sono questi i numeri impressionanti del caso editoriale mondiale degli ultimi anni. Di certo i sogni di J.K. Rowling (pseudonimo di Joanne Murray), autrice dell’intera opera non sono stati turbati, anzi. Nel marzo del 2006 la rivista statunitense Forbes ha stimato le sue ricchezze in un miliardo di dollari, in pratica la prima persona a diventare miliardaria esclusivamente scrivendo libri; inoltre è anche la seconda donna più ricca del Regno Unito, dopo la regina Elisabetta II. Come si arriva a tanto successo?

La saga di Harry Potter

La storia di Harry Potter è una serie di romanzi fantasy suddivisa in sette volumi con le corrispettive trasposizioni cinematografiche; il lavoro di stesura è durato cinque anni a partire dall'inizio degli anni novanta e si è concretizzato poi con le pubblicazioni edite tra il 1997 e il 2007.

L'opera è ambientata nell'Inghilterra degli anni novanta e descrive le avventure del giovane mago Harry Potter e dei suoi migliori amici Ron Weasley ed Hermione Granger. L'ambientazione principale è la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove vengono educati i giovani maghi del Regno Unito. La scuola si trova in Scozia ed è raggiungibile immergendosi nel muro del binario 9 e ¾ della stazione di King's Cross di Londra, città magica europea per eccellenza.

Il racconto prende le mosse con Albus Silente, preside della scuola, che è costretto ad affidare il piccolo Harry Potter agli zii materni; il ragazzo ha un passato non chiaro dove certamente gioca un ruolo importante la strana cicatrice che ha sulla fronte. Rubeus Hagrid, il guardiacaccia della scuola di Hogwarts, infatti, gli racconta che i suoi genitori sono stati assassinati dal più grande mago oscuro di tutti i tempi, il cui nome è Lord Voldemort.

Ogni libro della serie rappresenta un anno nella vita di Harry dagli undici ai diciassette anni; i primi sei libri descrivono anche ogni singolo anno scolastico trascorso nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Simbolicamente si tratta di un viaggio iniziatico che progressivamente comporta un incremento della conoscenza dell’arte magica.

Tutta la storia è ambientata nel mondo reale, ma si sviluppa anche in un mondo magico parallelo che convive da sempre con quello delle persone comuni non magiche definite “babbani.

Il secondo livello di lettura  

Fin qui tutto ciò che è scritto nei libri e che è stato abbastanza fedelmente riportato negli episodi dei film, ma proseguendo con un’analisi più approfondita si scoprono cose interessanti. C’è molto altro, disvelando la patina di buonismo di cui è ammantato.

Harry Potter buono o cattivo? Solo un maghetto occhialuto frutto della fervida immaginazione della sua ideatrice? Si è scomodato addirittura un papa; secondo Papa Benedetto XVI, infatti, la saga del giovane mago protagonista dei fortunati romanzi di Joanne K. Rowling «è una sottile seduzione che corrompe i giovani cristiani». Basti pensare, poi, alle parole di Voldemort quando dice «non esiste il bene e il male, esiste solo il potere» o ancora quando il provetto mago e i suoi amici si esprimono dicendo «giuro solennemente di non avere buone intenzioni».

In primo luogo si nota in ciascuno dei libri che l'atmosfera generale è un po' più cupa rispetto a quello che lo precede; il filo conduttore dei vari volumi è comunque sempre la lotta del piccolo mago con Voldemort che assume varie sembianze; solo nel quarto episodio c’è il primo faccia a faccia, quando lo stesso Voldemort prende forma nel corpo di Peter Minus. Il tutto, ovviamente, condito da una sequela di incantesimi con creature magiche e rituali in luoghi fantastici. Addirittura in alcuni casi i protagonisti parlano con gli spiriti. La trovata geniale dell'autrice che ha poi decretato il successo è stata riproporre in chiave giovanile e moderna le grandi leggende del passato: il mito di Merlino, l’incontro con gli Unicorni e i Centauri, la sfida ai Draghi, il canto ammaliatore delle Sirene e il tema del labirinto.

Voldemort, "il Signore delle tenebre", il cui nome viene pronunciato stentatamente, per lo più sostituito da "Tu-Sai-Chi", sembrerebbe un’allusione all'usanza ebraica di non pronunciare il nome
di Yahweh. Inoltre in tutti gli episodi non manca la celebrazione del Natale, svuotato però di ogni significato cristiano e lasciando quasi emergere implicitamente la valenza pagana della festa del sole che rinasce.

Il mondo tenebroso di Harry è un chiaro contrasto tra i buoni e i cattivi; il bene è sempre premiato e il male castigato: in realtà, però, i parametri morali sono capovolti perché anche i buoni ricorrono alle stesse armi dei cattivi.

Nel quarto episodio, in particolare, i sortilegi si moltiplicano e diventano facilmente quasi malefici, fino alla tragedia sanguinosa di uno stregone nero, Codaliscia, che uccide un compagno di Harry in un cimitero davanti ai suoi occhi. Poi ha luogo uno strano rituale, durante il quale il terrificante Voldemort riunisce il suo spirito in un corpo umano.

Le pratiche magiche sono molteplici: telecinesi, ovvero lo spostamento degli oggetti a distanza; materializzazione e smaterializzazione, divinazione attraverso gli specchi o immergendosi nell’acqua. Tutte pratiche potenti esercitate dai buoni spesso in maniera simpatica. In questi anni, come conseguenza, tanti bambini e ragazzi hanno cominciato a interessarsi di magia e occultismo e a desiderare di diventare maghi e streghe.

Forti e trasversali sono, poi, i riferimenti alla mitologia classica; gli esempi più palesi sono rappresentati dai maridi, dalle sirene di omerica memoria, dai centauri, dai cavalli alati, dai lupi mannari, dalle chimere, dalle manticore, dagli ippogrifi e da molte altre creature magiche ereditate della tradizione greco-romana. Fra tutti salta agli occhi il rifermento a Cerbero, il leggendario cane a tre teste che faceva la guardia al mondo dei morti. Vi è spazio anche per i troll, i famigerati mostri della mitologia nordica.

Una curiosità, inoltre, conferma l’essenza esoterica di tutta l’opera: Harry Potter ha la stessa data di nascita della sua autrice, il 31 luglio; la stessa anche di una delle più celebri esoteriste dell’Ottocento: Madame Blavatsky. In Ucraina, sua terra natale, per tradizione chi nasce la notte tra il 30 e il 31 luglio possiede grandi virtù ed è chiamato a fare grandi cose. Inoltre a Hogwarts si studia la divinazione proprio sul libro di testo di una certa Cassandra Vablatsky. Un anagramma che richiama senza dubbio proprio il nome della celebre occultista.

Il terzo livello di lettura

Nei romanzi di Harry Potter vi è ancora un ulteriore livello di lettura, ancora più celato. Aspetti meno evidenti e più criptici che però puntano al più vasto panorama esoterico e simbolico. Si possono riscontrare moltissime citazioni, dalla mitologia celtica a quella greca, dall'alchimia alla criptozoologia e si attinge a piene mani anche dagli stereotipi classici legati alla magia.

Prima di tutto la numerologia. Harry Potter inizia la sua avventura all’età di undici anni. Questo numero ha un valore simbolico molto forte nei circoli esoterici. A farla da padrone, però, è certamente il numero sette che ricorre spessissimo: non a caso anche la storia è divisa in sette volumi. Tale numero è ritenuto magico e divino. Il sette richiama, infatti, i cicli della terra e l’armonia dell’universo. Questa sua unicità è ribadita dal fatto che è il risultato della somma del tre (simbolo dello spirito o del maschile) e del quattro (simbolo della materia o del principio femminile). Anche la presenza della mandragola in uno degli episodi ci riconduce alla dualità maschio /femmina perché proprio la sua radice è caratterizzata da una peculiare biforcazione che ricorda tradizionalmente la figura umana (maschile e femminile).

Non mancano i riferimenti alle società segrete, espressi con maggiore evidenza in particolare in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”. Altro elemento importante si riscontra nell’ultimo episodio e nello specifico nel simbolo con cui vengono rappresentati i “Doni della Morte”: una sorta di occhio triangolare dalla pupilla verticale; all’interno dello stesso vi sono un cerchio e una linea retta che spacca in due triangolo e cerchio.  Il triangolo simboleggia il “Mantello dell’Invisibilità”, il cerchio, invece, raffigura la “Pietra della Resurrezione” e la linea, infine, rappresenta la “Bacchetta di Sambuco”. Questo simbolo, se lo si guarda attentamente, ricorda molto da vicino la piramide con l’occhio al centro che è uno degli emblemi dell'Ordine degli Illuminati.

Tre oggetti (mantello, pietra e bacchetta) che danno al suo possessore il dono di elargire la vita e la morte e la possibilità di preservarsi da quest’ultima. Questa è una tematica massonica: come dimostra, infatti, il rituale di iniziazione in cui si mette in scena la morte e la resurrezione dell’iniziato. Nel primo episodio addirittura appare in bella mostra anche un pavimento a scacchi, con un chiaro riferimento al tempio massonico.

I richiami ai circoli esoterici non son isolati, ma costanti: in tutta la saga il compito, per esempio, di recapitare i messaggi è affidato al gufo, animale questo da sempre associato alla notte e alle tenebre, oltre ad essere chiaramente un riferimento al Bosco Boemo e agli incontri a sfondo esoterico che in esso si tengono. 

Inoltre Harry scopre, suo malgrado, di parlare il “Serpentese”, ossia il linguaggio dei rettili. In tutte le tradizioni antiche, a partire da quella ebraica biblica, in cui il rettile sinuosamente arrotolato all'albero della conoscenza tenta Adamo ed Eva con il frutto proibito, altro non è che un simbolo del discernimento fra bene e male. Il serpente, infatti, rappresenta proprio la conoscenza, intesa come mezzo per l’uomo di elevarsi a conoscenze superiori e iniziatiche.

Nel primo romanzo della serie, “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, vi sono altri chiari riferimenti
all’esoterismo: la pietra filosofale, per esempio, è la mitica sostanza che, secondo gli alchimisti, dovrebbe tramutare il metallo vile in oro. Un’altra particolarità della pietra sarebbe quella di ricreare l’elisir di lunga vita. Nel romanzo vi è anche una citazione a Nicolas Flamel. Si pensa che sia stato l’unico a trovare la pietra filosofale e a ricavarne l’elisir. Altri elementi alchemici sono rintracciabili anche nel secondo libro con la figura del mostruoso Basilisco, un chiaro collegamento all' Uroboros. Nella trattazione classica questo simbolo rappresenta l’eterna ciclicità che ha inizio da una fine precedente e una fine che genera un nuovo inizio. Sempre nel secondo libro vi è anche un richiamo alla Fenice, il mitico uccello di fuoco che rinasce dalle proprie ceneri. Tutto questo è un chiaro principio alchemico che associa la morte a una sorta di rinascita.

Un elemento particolare, poi, appena accennato ma rilevante è il potere curativo del sangue di Harry Potter; evidentemente un’allusione importante al sangue di Cristo e a tutte le tematiche ad esso collegato.

Perfino le quattro “Case” in cui è divisa Hogwarts potrebbero avere radici di riferimento nelle diverse fasi previste dal processo alchimico. “Tassorosso” rappresenterebbe il servizio e il sacrificio di coloro che lavorano in silenzio per aiutare l’umanità, definita alchemicamente “rubedo”; “Corvonero” rappresenterebbe il mago e l’iniziato al principio della sua opera quando gli insegnamenti sono ancora nel buio interiore e la luce non è ancora arrivata per far germogliare le sue potenzialità (“nigredo”); “Serpeverde” sarebbe la forza che controbilancia e che se non è adeguatamente guidata può sfociare nella distruttività, in pratica è una delle due accezioni di “albedo”; “Grifondoro”, infine, incarnerebbe l’altra accezione di albedo, ossia la trasmutazione. Harry Potter appartiene proprio a quest’ultima casa.

Insomma, in sostanza, dietro l’apparente bonario maghetto britannico si nasconde un mondo tutto da scoprire con buona pace della sua stessa fortunata autrice che ancora per bocca di Albus Silente da un leggio a forma di gufo fa dire: «La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi se solo uno si ricorda di accendere la luce».