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Il segreto dell'Ofiuco - Gennaio 2016

 

 

 

“Di che segno sei?”. Per coloro che sono nati nel periodo che va dal 30 novembre al 17 dicembre la risposta dovrebbe essere “Sagittario!”. In realtà non è propriamente così. Esisterebbe, infatti, un tredicesimo segno zodiacale da inserire proprio a cavallo tra lo Scorpione e il Sagittario. Si tratta del segno dell’Ofiuco, collegato all’omonima costellazione già menzionata anche da Tolomeo, il padre dell’astrologia classica. Tra le tredici costellazioni dello zodiaco moderno è l'unica che, stranamente, non ha dato il nome a un segno astrologico.

Come mai si è verificata questa mancata attribuzione? Per capirne le ragioni e i risvolti nascosti bisogna procedere con ordine.

Che cos’è lo zodiaco

L’oroscopo, come sappiamo, è formato da dodici segni zodiacali. In astrologia esistono, però, due differenti sistemi zodiacali di riferimento, detti rispettivamente “zodiaco siderale” e “zodiaco tropicale”. Il primo si riferisce alle dodici costellazioni situate sull'eclittica celeste e che riproducono le figure dalle quali prendono il nome proprio i segni zodiacali; il secondo rappresenta, invece, la suddivisione dell'eclittica in dodici parti uguali, indipendentemente dall’ampiezza della costellazione.

Il tredicesimo segno

Proprio tenendo conto di queste considerazioni basilari entra in gioco il segno dell’Ofiuco; questo, come detto, è stato occultato nello zodiaco tropicale e si trova dietro il sole tra il 30 novembre e il 17 dicembre, modificando non solo il riferimento temporale classico del sagittario, ma a cascata anche degli altri segni.

Nel 1970 Stephen Schmidt ha proposto uno zodiaco addirittura di quattordici  segni (includendo anche quello della Balena); nel 1995, invece, Walter Berg e Mark Yazaki hanno avanzato l’ipotesi di uno zodiaco di tredici segni; questa impostazione riscosse un buon successo soprattutto in Giappone.

L'Ofiuco è una grande costellazione, la cui parte meridionale ricade sulla Via Lattea in direzione del centro galattico. Si estende a cavallo dell'equatore celeste e questa posizione la rende visibile completamente da quasi tutte le aree della Terra, ad eccezione di quelle polari. Le stelle più luminose sono α Ophiuchi chiamata “Rasalhague” alla testa della figura e η Ophiuchi, visibile nella parte meridionale. Il periodo più adatto per l'osservazione va da maggio a ottobre, mentre nell'emisfero boreale è una figura tipica del cielo estivo.

I nati sotto questo segno vengono descritti come eremiti, saggi che portano l'illuminazione sulla terra o ancora filantropi, ambientalisti, amanti degli animali e della natura e si battono fortemente per i loro ideali supportati dalla solidità della loro etica; spesso possiedono doti o interessi nel campo del benessere psico-fisico.

Storicamente l’assenza di questo segno nell'oroscopo è imputabile principalmente al fatto che per i Greci e per l'astrologia Vedica i segni non sono semplicemente i corrispettivi delle costellazioni, ma un’arbitraria e precisa suddivisione dell'eclittica solare in dodici parti uguali; il sole transita nella costellazione dell’Ofiuco solo per diciannove giorni, molti di meno rispetto alle altre per esser preso in considerazione. Si tratta solo ed esclusivamente di questo?

L’origine mitologica

Ofiuco significa "colui che porta il serpente" o anche "serpentario" ovvero "colui che domina il serpente”.

La sua rappresentazione tipica è quella di un uomo barbuto con un enorme serpente avvolto attorno al suo corpo. Egli tiene la testa del serpente nella mano sinistra e la coda nella mano destra. L’uomo della rappresentazione mitologicamente è riconosciuto nella figura di Asclepio, il dio della medicina. I Greci, infatti, identificarono Ofiuco proprio con Asclepio, ossia il figlio di Apollo e di Coronis. Secondo la leggenda Coronis tradì Apollo con il mortale Ischys mentre aspettava un figlio da Apollo. In un impeto di gelosia Apollo colpì Coronis con una freccia. Piuttosto che vedere il suo bambino morire, strappò il feto dal grembo della madre e lo affidò a Chirone, il centauro saggio. Egli lo fece crescere come un figlio e gli insegnò le tecniche soprannaturali della guarigione. Asclepio divenne talmente abile nella medicina che non solo riusciva a salvare le vite umane, ma addirittura resuscitava i morti.

Un episodio particolare si verificò, infatti, con Glauco, il giovane figlio del re Minosse; mentre stava giocando cadde dentro un barattolo di miele e vi annegò; mentre Asclepio assisteva alla scena si avvicinò un serpente. Lui prontamente lo uccise con il suo bastone; allora si fece avanti un altro serpente con in bocca un'erba che depose sul corpo di quello morto che magicamente ritornò in vita. Asclepio prese la stessa erba e la pose sul corpo di Glauco e l'effetto magico si ripeté.

Un altro fatto simile si ripeté anche con Ippolito, figlio di Teseo, che morì precipitando dal suo carro. Mentre prendeva le erbe guaritrici, Asclepio toccò per tre volte il torace del ragazzo pronunciando parole propiziatrici e Ippolito ritornò in vita.

Asclepio ricevette dalla dea Atena il dono di cambiare il suo sangue con quello di Medusa la Gorgone. Da allora il sangue che sgorgava dalle vene del suo fianco sinistro era velenoso e portatore di sventure, mentre quello del fianco destro aveva il potere di guarire qualsiasi malattia e persino di fare risorgere i morti.

Ade, dio del mondo dell'oltretomba, si rese presto conto che il flusso di anime morte in transito nel suo regno si sarebbe drasticamente ridotto se questa tecnica soprannaturale di guarigione fosse diventata di conoscenza comune. Protestò con suo fratello Zeus e questi colpì Asclepio con una folgore. Zeus rese Asclepio immortale e lo tramutò nella costellazione dell’Ofiuco.

Il significato nascosto del serpente

Fin qui la cornice mitologica. Partendo da questi aspetti, però, è possibile rintracciarne altri che aprono la strada a un’analisi più approfondita. Certamente la rappresentazione dell’uomo barbuto con il serpente in mano porta al centro dell’analisi proprio il serpente; questo in prima battuta richiama al simbolo fallico, quindi alla capacità riproduttiva e, allargando la visuale, alla creazione come concetto più ampio che si ricollega ovviamente anche alla creazione di matrice biblica. Non a caso il serpente lo ritroviamo in Genesi e nel famoso episodio del peccato originale. Questo animale ha una particolare caratteristica: muta la propria pelle ogni anno, come se ogni volta rinascesse. Ecco, quindi, che ritorna il concetto della rinascita che si può riscontrare anche nella mitologia di Asclepio.

Nell’antico Egitto la costellazione dell’Ofiuco era collegata a un uomo realmente esistito e la cui vicenda era mitizzata in un personaggio dai contorni vaganti storici chiamato Imhotep (“Colui che viene in pace”) vissuto intorno al 3.000 A.C. Diverse fonti lo descrivono come un ministro famoso per esser stato un grande architetto e, soprattutto, per aver fondato la medicina egizia.  A Imhotep, inoltre, è attribuita l'introduzione dell’elemento architettonico della colonna e la costruzione della prima piramide, quella a gradoni di Saqqara nel complesso funerario di Djoser.

Come è possibile notare in questo personaggio e nel suo alone mitologico sono condensati alcuni elementi distintivi che saranno poi ripresi in ambito massonico: la figura del grande architetto come entità suprema, ma richiama anche la figura del costruttore Hiram Abif; alla sua morte è collega il simbolo dell’acacia che spuntò dalla sua tomba come simbolo di rinascita. Potrebbe trattarsi della stessa pianta miracolosa indicata nella storia di Asclepio? Anche in questo caso ritorna prepotente il concetto della rinascita.

Stranamente nella cultura dell’antico Egitto troviamo una rappresentazione del serpente alato tenuto in mano da una donna. Un’immagine che si ricollega a quella classica dell’iconografia cristiana della vergine che schiaccia il serpente sotto il calcagno e che indica la vittoria sul peccato, incarnato proprio dall’animale strisciante.

È importante notare, inoltre, che l’Ofiuco abbraccia un arco temporale a ridosso della festività del Sol invictus che si celebrava il 25 dicembre e che era strettamente collegato ancora una volta al tema della rinascita del sole.

Molto probabilmente, dunque, l’oscuramento del Serpentario è dovuto a un’accurata opera di occultamento di conoscenze e simbolismi che dovevano restare nascosti. Una conferma potrebbe arrivare dal fatto che la parola “serpente” in ebraico si dice “nachàsc” che ha la medesima radice semantica che sta a indicare l’atto di conoscere in anticipo le intenzioni, ma anche la conoscenza mantenuta segreta. Questo concetto è emblematico se pensiamo alla vicenda biblica della tentazione di Eva proprio da parte del serpente, strettamente collegato, guarda caso, proprio all’albero della conoscenza.

Nelle antiche scuole mistiche il simbolo per indicare la parola era proprio il serpente; questo, inoltre, era l’emblema sacro per i faraoni, mentre la setta degli Esseni lo considerava un simbolo terapeutico. Addirittura nel libro di Enoch è descritto un angelo guardiano chiamato “Kashdejan” che aveva enormi conoscenze mediche ed era assistito proprio da un serpente molto sapiente.

A livello esoterico, dunque, il serpente ha una valenza ambivalente: da un lato rappresenta il male, ma è anche il detentore di un sapere riservato. Non a caso nelle vicende bibliche il serpente viene etichettato come il più astuto degli animali, molto probabilmente anche per le conoscenze iniziatiche che aveva; lo stesso serpente convince Eva barattando il peccato con la conoscenza del bene e del male che implica un sapere iniziatico, ma può avere anche un’eccezione medica e riferita al benessere fisico. Il cerchio si chiude: ritornano tuti gli elementi mitologici di Asclepio.

Gli aspetti esoterici

L’iconografia classica dell’Ofiuco, alla luce di queste ultime considerazioni, appare ora più chiara ed è possibile ipotizzare delle linee interpretative.

L’uomo barbuto che tiene in mano il serpente sembra quasi nell’atto di stenderlo. Notoriamente il serpente è sempre rappresentato attorcigliato a un albero, a un bastone o addirittura mentre si morde la coda. Non a caso lo stesso serpente attorcigliato a un bastone è il simbolo delle professioni mediche e richiama alla memoria anche la vicenda biblica di Mosè. Il serpente, dunque, sembra essere collegato al benessere fisico, come si può anche notare tenendo conto della tradizione tantrica di Kundalini, ossia della rinascita dell’energia serpentina attorcigliata e sopita e che può essere ridestata azionando i punti energetici dei chakra. Il Kundalini può generare energia positiva solo distendendosi verso l’alto.

Mettendo a sistema questi nuovi elementi è possibile rintracciare il vero significato del Serpentario e l’ipotetico motivo dell’occultamento di questo segno zodiacale. Al serpente è legato da un lato la conoscenza segreta e iniziatica e dall’altro il concetto della rinascita e della guarigione. Tutto questo ci riconduce al mito della guarigione tramite le erbe miracolose. Possiamo, dunque, concludere che il Serpentario fosse la rappresentazione mediata della trasmissione di conoscenze mediche segrete per la vita eterna?

C’è, infine, un altro episodio molto curioso legato al Serpentario. Il 17 gennaio 1967 fu pubblicato un piccolo opuscolo in lingua francese chiamato "Le Serpent Rouge. Notes sur Saint Germaine de Pres et Saint Sulpice de Paris".

Il libro, guarda caso composto proprio da tredici pagine, era stato scritto da tre francesi: Pierre Feugere, Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker. I tre autori morirono subito dopo la pubblicazione in circostanze poco chiare. Ogni pagina conteneva strani versi riferiti ai segni zodiacali che includevano anche quello dell’Ofiuco.  Sibillini appaiono proprio i versi riferiti al tredicesimo segno:

“Maledicendo i profanatori nelle loro ceneri e coloro che vivono sulle loro tracce, uscendo dall'abisso dove era stato tuffato, compiendo il gesto d'orrore: "Ecco la prova che del sigillo di SALOMONE io conosco il segreto, che xxxxxxxx di questa REGINA ho visitato le dimore nascoste". A questo, Amico Lettore, guardati di aggiungere o togliere uno iota ... Medita, medita ancora, il vile piombo del mio scritto contiene forse l'oro più puro”.

La trasformazione del piombo in oro è l’azione alchemica fondamentale per giungere alla realizzazione della pietra filosofale che, guarda caso, fornisce l’immortalità e la conoscenza assoluta del bene e del male.

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