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Eccheccevò la tragicomica ricerca del lavoro N. 107 21/01/2012

“Eccheccevò” è la contrazione della frase “E che ci vuole”. Espressione abusata nel gergo comune per indicare una cosa semplice, facile da realizzare e immediata. Questa espressione, certamente, non può essere utilizzata, visti i tempi che corrono, nell’ambito della ricerca del lavoro e dell’agognato posto “al sole”. Il posto, invece, spesso è solo per i soliti noti. A bruciarsi al sole, invece, sono le speranze di un vero e proprio esercito di persone che, soprattutto al sud e in Puglia e in Basilicata, fanno fatica a trovare un lavoro. Succede così che la ricerca del lavoro si trasformi esso stesso in un lavoro, ossia un impiego a tempo pieno, remunerato alla fine spesso con uno sconforto sempre crescente. Allora non resta che prenderla con filosofia e, magari, cercare di sdrammatizzare. Come ha fatto il regista potentino Rocco Messina che ha condensato in un corto di circa otto minuti la paradossale condizione del giovane disoccupato moderno. Il video, visibile su youtube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=eHTbYydIQzc, ha raggiunto quasi le 130 mila visualizzazioni, a testimonianza del fatto che in realtà l’argomento, sebbene trattato in chiave ironica, è molto sentito. In poco tempo è diventato il corto più cliccato d’Italia. Il cortometraggio è stato girato con un budget irrisorio alla fine del 2003, ma ha assunto un carattere profetico, vista la crisi occupazionale attuale. La vera esplosione sulla rete è stata raggiunta, però, nel 2009 quando Youtube Italia l’ha scelto come filmato di prima pagina, ossia una sorta di copertina di quell’immenso contenitore dove tutti i cybernauti del mondo pubblicano video d’ogni tipo. In questi anni Messina ha ricevuto il premio della critica al “Cortodrome “di Fasano e al “Lucania Film Festival”. “Eccheccevò”, inoltre, si è classificato al primo posto a “Effetto pace” di San Giorgio del Sannio e ha ottenuto un grande successo al festival nazionale per il centenario della Cgil a Terni. La chiave del successo è stata l’uso sapiente dell’ironia nel trattare un tema dai risvolti drammatici. Nel video il povero candidato interpretato dallo stesso regista, pur di essere assunto, si sottopone addirittura a prove fisiche di resistenza. Viene sottoposto a frustate, a prove in apnea e addirittura a un incontro di lotta greco romana. Pur di lavorare bisogna essere pronti a tutto. Non è mica così semplice occupare un posto dietro una scrivania. Bisogna essere preparati. L’aspirante impiegato del video è più un superman che un semplice ragazzo desideroso di lavorare, magari alle prese semplicemente con una penna, con il ticchettio di una tastiera e con le classiche scartoffie d’ufficio. I concorsi, si sa, hanno prove multiple, perché bisogna testare fino in fondo la preparazione e la resistenza fisica dei candidati. Allora arriva anche la prova teorica. I quesiti di cultura generale richiedono la massima preparazione. Sapere la capitale dell’Armenia e il numero preciso dei suoi abitanti, magari non è strettamente necessario salvo che non si aspiri a un posto al National Geografic. Eppure il protagonista del video oltre a dimostrarsi un superman, sfoggia una cultura enciclopedica, rispondendo a tutte le domande “particolari” proposte dalla commissione. Addirittura risponde anche alla domanda sibillina: “Chi è nato il 29 marzo 1939?”. Per la cronaca si tratta di Mario Girotti, in arte Terence Hill. A questo punto la commissione giudicatrice, sorpresa e anche un po’ indispettita dalla preparazione dell’aspirante impiegato, non può che arrendersi. Finalmente il Signor Coviello ottiene il suo posto di lavoro e può svolgere la mansione per la quale è stato “faticosamente” assunto: semplicemente mettere i timbri su una montagna di carte. Complimenti. Una storia eccessiva? No, forse solo “eccessivamente” realistica. “È il frutto – sottolinea Messina – dell’esperienza di un’amica che in un concorso pubblico trovò una domanda su una valletta di Mike Bongiorno. In realtà, all’epoca - racconta il regista - stavo preparando un altro corto che richiedeva una lavorazione maggiore. Quando venni a sapere che facevano il “Potenza film festival” decisi di realizzare “Eccheccevò”. Lo feci in maniera artigianale con la convinzione che quel corto sarebbe nato e finito lì. Grazie all’aiuto di parenti e amici, come Antonio Di Stefano e Vincenzo Buono, ho potuto dare vita al film a costo zero”. Ai tanti disoccupati non resta, dunque, che sorridere amaramente. I tanti “Signor Coviello” nella realtà sono degli eroi per davvero perché continuano a sperare nell’assunzione anche solo per mettere i timbri.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N. 107 21/01/2012