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Notizie ANSA

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Addio all’ente irrigazione ma chi lo risanerà? N.106 14/01/2012

Il presidente del consiglio Mario Monti sta togliendo anche l’acqua. Dal primo gennaio 2012 l’ente irrigazione, di fatto, non esiste più. A cancellarlo ci avevano provato, invano, almeno sette governi. Ci è riuscito l’ultima finanziaria, fissando il termine per la soppressione al 30 giugno prossimo. Il provvedimento, infatti, all’art. 21 commi 10 e 11  prevede che “al fine di razionalizzare le attività di approvvigionamento idrico nei territori delle Regioni Puglia e Basilicata, nonché nei territori della Provincia di Avellino, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’Ente per lo sviluppo dell’Irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania (meglio conosciuto come Eipli - Ente irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia) è soppresso e posto in liquidazione. Le funzioni del soppresso ente con le relative risorse umane e strumentali, nonché tutti i rapporti attivi e passivi, sono trasferiti, entro 180 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, al soggetto costituito o individuato dalle Regioni interessate”. Stavolta, però, le istituzioni regionali di Puglia e Basilicata sono arrivate prima. A nulla sono valsi i richiami da parte del commissario Saverio Riccardi che si è appellato persino al senatore Emilio Colombo per evitare la chiusura. Quest’organismo è stato costituito il 18 aprile 1947 con decreto dell’allora capo provvisorio dello stato. Dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, l’ente è stato al servizio di un territorio di oltre tre milioni di ettari, pari a circa il 10% di quello nazionale. La sua funzione principale riguardava l’antico problema dell’approvvigionamento idrico nei territori di competenza. In sostanza in questi anni ha svolto una funzione di programmazione, ricerca, progettazione, realizzazione e gestione di opere volte a ricercare, reperire, captare, invasare, addurre e distribuire sempre maggiori volumi di acque a uso plurimo. Nell’ultimo trentennio è diventato, però, uno dei simboli della tendenza, tutta italiana, a creare carrozzoni per poi riempirli di debiti. Ora, dopo le ultime disposizioni governative, si dovrebbe riparte da Acqua spa, società creata appositamente per gestire i grandi schemi idrici. Acqua spa è una società attualmente totalmente partecipata dalla Regione Basilicata, ma nella quale ben presto potrebbero inserirsi con una partecipazione societaria tutte le altre regioni interessate (in particolar modo Puglia e Campania) e le competenti amministrazioni. L’ex Eipli conta attualmente circa 130 dipendenti e un buco debitorio reale di qualche milione di euro. I suoi principali clienti sono i due acquedotti (Aqp e Acquedotto Lucano), l’Ilva e i consorzi di bonifica; proprio con questi ultimi sono in essere i contenziosi più importanti a causa delle morosità delle bollette non pagate. Puglia e Basilicata sono pronte a farsi carico dei posti di lavoro, della gestione ordinaria e di parte dei debiti, ma chiederanno al Ministero dell’Agricoltura che mantenga l’impegno a erogare i 30 milioni di euro promessi nell’ambito dell’ultimo piano di risanamento. Il problema è che nessuno si vuole accollare il maxi-debito contratto in quasi 65 anni di attività: 250 milioni relativi soprattutto a spese per il personale ed esposizioni nei confronti degli acquedotti. Più di sei milioni e mezzo di euro riguardano, invece, il contenzioso legale. L’ente non ha solo debiti, ma anche un importante patrimonio immobiliare (molti impianti e le tre sedi di Bari, Potenza e Avellino) che, comunque, non bastano a colmare il buco debitorio. Bisognerà investire capitali freschi, anche a fronte di una revisione delle tariffe. La Puglia spinge affinché i consorzi di bonifica paghino un po’ meno, a fronte di un sensibile aumento di costi per gli utenti industriali, con l’obiettivo evidente di spingere l’Ilva a non utilizzare più acqua potabile (250 litri al secondo) ma acqua depurata. Il nuovo ente gestore avrà in carico un patrimonio non indifferente costituito da numerose dighe e traverse (Diga del Pertusillo sul fiume Agri - Spinoso (Pz), Diga di Ponte Fontanelle sul Torrente Camastra - Trivigno (Pz), Diga di Serra del Corvo sul torrente Basentello - Gravina di Puglia (Ba), Diga del Sinni, Diga di Conza della Campania sul fiume Ofanto - Consa della Campania (Av), Diga di Saetta, Diga di Acerenza sul fiume Bradano e Diga di Genzano). I numeri sono di tutto rispetto: un miliardo di metri cubi di acqua e 600 milioni di metri cubi di rifornimenti per il potabile, l’irriguo e l’uso industriale. Si attende, dunque, solo il passaggio delle competenze al nuovo ente gestore entro il 5 maggio prossimo. In quella data per l’ente irrigazione si potranno recitare i versi di manzoniana memoria: “Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale”.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.106 14/01/2012