Giovedì, 28 Marzo 2024

Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012

Attualmente redattore del mensile Mistero

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Terre joniche una lotta civile N.102 10/12/2011

Una lotta civile, dura ma dignitosa. Diceva Ghandi: “Senza dignità non è possibile servire la comunità”. Si può descrivere in questi termini la lotta intrapresa da ormai oltre nove mesi da parte dei cittadini del comitato “Terre joniche” e dal loro rappresentate Gianni Fabbris. Quest’ultimo stremato, dopo vari giorni di sciopero della fame, è stato ricoverato in ospedale, ma dopo poche ore è uscito per riprendere la protesta. Gli alluvionati hanno vinto una battaglia, ma la guerra. Proprio in questi giorni la vicenda degli alluvionati sembrava essersi risolta per il meglio con l’emanazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri per la sola Basilicata; ancora nessun provvedimento, invece, per la vicina Puglia. Ecco perché Gianni Fabbris dopo una prima interruzione ha ripreso la forma di protesta più acuta e pericolosa. Con l’emanazione dell’ordinanza ora si potrà finalmente procede alla nomina del commissario, attribuendogli i poteri straordinari del caso e, in particolare, quelli di derogare a una serie di norme ordinarie tra le quali il patto di stabilità e le regole europee della libera concorrenza. Si entra così in un percorso di amministrazione straordinaria che permetterà di snellire le procedure e adottare provvedimenti che altrimenti non potrebbero essere assunti (per esempio la sospensione di pagamenti e ratei). Sulla base poi delle determinazioni del commissario dovrà essere emessa una seconda ordinanza che determinerà le risorse ulteriori e ne definirà i criteri di spesa. La Basilicata avrà a disposizione circa 14,5 milioni di euro. Ben diversa, invece, la situazione dell’altra regione coinvolta dall’alluvione del primo marzo scorso. La Regione Puglia ha stanziato solo un milione e mezzo di euro in occasione del presidio e del blocco dei trattori sulla SS Jonica. Appena due giorni dopo il governo è andato in crisi, pertanto non c’è stato il tempo utile per l’emanazione dell’ordinanza che è, comunque, il frutto delle collaborazioni tra almeno tre diversi uffici: Regione, Protezione Civile e Ministero dell’Economia. L’area complessivamente interessata è omogenea, sebbene a cavallo di due regioni. La zona interessata è stata colpita dalle esondazioni di cinque fiumi lucani: Bradano, Basento, Agri, Sinni e Cavone, e il torrente Bilioso; complessivamente la superficie colpita è di circa 500 chilometri quadrati. Epicentro calamitoso è stato il Metapontino, ovvero un’area di circa 120 chilometri quadrati. Il territorio ha subito danni alle infrastrutture, alle reti tecnologiche, alle strutture abitative e produttive e alle aziende agricole e zootecniche. Numerose strutture turistiche sono state cancellate completamente. Il Parco Archeologico è stato sommerso da oltre 80.000 metri cubi d’acqua. Tutti i territori comunali che si affacciano sul Mar Ionio sono stati interessati dai fenomeni alluvionali con un grado di danno diversificato, così come altri territori interni della collina materana. La prima fase d’emergenza degli interventi è stata rivolta all’assistenza dei nuclei familiari sgomberati, alla risoluzione immediata dei problemi di ordine igienico-sanitario determinati dalla morte di un numero ingente di animali da pascolo, al ripristino della funzionalità delle principali arterie stradali e delle reti tecnologiche primarie (elettricità, acquedotti, fognature, comunicazioni). Al fine di favorire il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro, nelle zone più colpite sono state programmate verifiche di staticità alle strutture sgomberate o comunque interessate dall’alluvione, il ricovero di animali recuperati vivi e lo smaltimento a norma di quelli morti (circa 300) con il conseguente sfangamento di strutture pubbliche e private. A fronte di tutto questo la Regione Basilicata ha chiesto e ottenuto lo stato di calamità naturale. Una prima stima dei danni ha evidenziato che sono stati impiegati un milione e 800mila euro per la sola emergenza, ma si tratta di somme minimali. Nel settore agricolo i danni già certificati ammontano a 28,5 milioni di euro, ma i tecnici stimano che si assesterà intorno ai 40 milioni di euro. Le infrastrutture viarie hanno avuto danni stimabili in 50 milioni di euro. Dopo l’emanazione dell’ordinanza di questi giorni, ora si potrà procedere al risarcimento dei danni per le famiglie e per le aziende e alla messa in sicurezza, ma si dovrà impostare un diverso modo di gestire le risorse sul territorio al fine di prevenire altri disastri. Anche perché dallo sciopero della fame alla fame tout court il passo potrebbe essere davvero breve.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.102 10/12/2011