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Attualmente redattore del mensile Mistero

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Notizie ANSA

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Il verde sbiadito dell'oasi di San Giuliano N.27 29/05/2010

Può sbiadire un’area verde? Può un’area naturalistica perdere il verde lussureggiante quasi mangiato per magia dal degrado dei rifiuti lasciati da chi si è ingozzato ben bene dopo un pranzo pantagruelico all’aperto? Si, tutto questo può succedere, anzi purtroppo succede. E’ il caso dell’Oasi della riserva naturale di San Giuliano nel territorio della provincia di Matera, tra i comuni di Miglionico e Grottole, nella parte del medio corso del fiume Bradano. L’oasi non è più una riserva naturale ma un ricettacolo innaturale di rifiuti. Uno scenario a dir poco desolante. Degrado e sporcizia, automobili che accedano liberamente nonostante l’area protetta. Da un mese a questa parte si è aggiunto un altro problema a rendere ancora più deprimente lo scenario. Molti alberi di eucalipto sono stati selvaggiamente capitozzati, ossia si è proceduto a un’operazione indiscriminata di taglio della chioma laterale e delle rispettive gemme. Ad allarme e non poco sono le dichiarazioni di Domenico Rizzi responsabile materano del WWF. «La capitozzatura degli alberi è una pratica che non trova alcuna giustificazione tecnico-agronomica. Si può e si dovrebbe intervenire sempre in modo diverso. Potare, certo, ma non capitozzare in quel modo. C’è una bella differenza. Anche se le piante poi rimettono rami e foglie, non va bene. La pratica della capitozzatura, infatti, indebolisce sempre e comunque l’albero e se ripetuta negli anni può portare la pianta ad ammalarsi seriamente e dunque a morire. Non c’è malattia, attacco di insetti, attacco di funghi, mancanza di spazio che possa giustificare una pratica selvaggia come la capitozzatura. L’arte cesoria e la tecnica agronomica posso sempre risolvere la questione in modo diverso. Se poi l’albero è pericolante o irrimediabilmente malato lo si può e lo si deve abbattere. Non è certo il caso degli eucalipti di San Giuliano». La cosa è davvero sconcertante anche perché passa nell’indifferenza più assoluta. E’ importante ricordare, infatti, che l’oasi con i suoi 2.500 ettari è la riserva naturalistica più grande della provincia di Matera e dal 2003 è stata inserita nell’elenco delle Zone Ramsar cioè aree umide d’interesse internazionale per la fauna acquatica. Intorno al lago sono presenti nuclei di macchia mediterranea, boschi naturali igrofili, di conifere ed eucalipti. Le zone rupestri della gravina ospitano importanti specie di cui alcune endemiche del Sud come la Campanula pugliese e il Pisello odoroso. All’interno della riserva sono state censite circa 200 specie di uccelli: cicogne, gru, spatole, aironi rossi, aironi bianchi maggiori, morette tabaccate, avocette, cavalieri d'Italia. Avremmo voluto parlare dell’istituzione del museo naturalistico, dell’attività di Birdwatching, del centro di educazione ambientale, del centro recupero rapaci o ancora della possibilità di far navigare le barche a vela, invece ci ritroviamo per l’ennesima volta a fare i conti con una natura di un verde sempre più sbiadito per colpa della gestione daltonica dell’uomo.

 

Pubblicato sul settimanale Il Resto N.27 29/05/2010