Giovedì, 28 Marzo 2024

Giornalista iscritto all'Albo Nazionale dal 2012

Attualmente redattore del mensile Mistero

rivista dell'omonima trasmissione televisiva di Italia Uno

 

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La gruviera dell'oro nero

Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere. Qualcuno in Basilicata è convinto di poter mantenere e custodire un segreto che, però, è sotto gli occhi di tutti. Quel “contadino” è prima di tutto un cittadino. Fuor di metafora e restando, però, in ambito culinario non è, invece, certamente un segreto che la Basilicata sia diventata una gruviera a causa delle estrazioni petrolifere che abbondano sul proprio territorio.

De Filippo docet

Eppure non tutti sono concordi su quest’aspetto. Il presidente della giunta, Vito De Filippo, in occasione del consiglio regionale sul Memorandum ha affermato: “Sulla base degli accordi del 1998 in Basilicata l’Eni avrebbe dovuto realizzare 54 pozzi; ad oggi ben 9 non saranno più realizzati e altri 15 nel frattempo sono stati chiusi o posti in non produzione, con buona pace di chi continuamente, ancora in questi giorni, paventa una regione-gruviera, alla mercé indiscriminata delle compagnie petrolifere. Non un pozzo in più è stato autorizzato né al momento prevediamo di autorizzarne, in assenza del consenso delle popolazioni locali e degli sviluppi legati alla attuazione del Memorandum, a suo tempo sottoscritto tra regione e governo”.

Cosa dicono i dati del ministero?

A rispondere a queste affermazioni sono numerose associazioni, comitati, movimenti e organizzazioni presenti sul territorio regionale. In un documento congiunto ribadiscono che la Basilicata è, di fatto, già una gruviera. Sono stati realizzati ben 473 pozzi minerari tra attivi, sterili ed esauriti: 202 nel potentino e 271 nel materano. Attualmente sono attivi 68: 43 insistono nel materano e 25 in Val d’Agri. A questi occorre aggiungere quelli di prossima attività. A parlare sono i dati espressi nel decreto ministeriale del 23 gennaio 2012 definito “Aggiornamento del programma dei lavori della concessione di coltivazione Val d’Agri”. Il programma autorizzato dal decreto prevede la perforazione di tre pozzi di ricerca: “Pergola 1” (Marsiconuovo) e “Sant’Elia 1” (Marsicovetere), situati su delicati bacini idrici; “Serra del Monte Montemurro” (Viggiano), invece, vicino alla diga del Pertusillo e in un’area a rischio sismico. Inoltre, bisogna aggiungere le perforazioni di ulteriori sei pozzi di coltivazione. La regione Basilicata, al di fuori di quanto previsto dal decreto ministeriale, ha autorizzato per il progetto di work over (nuova perforazione) i pozzi “Monte Alpi 1” e “Monte Alpi 2”, localizzati in località Carleo di Viggiano. Il sodalizio delle associazioni, pertanto, prende atto che i dati del governatore sono ben diversi da quelli visionabili sul sito ufficiale dell’Unmig (Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse) di pertinenza del Ministero dello Sviluppo Economico.

Tutela di ambiente e cittadini

Restano, comunque, alcune perplessità. La regione Basilicata sta attivando procedure per nuovi pareri “Via” (Valutazione Impatto Ambientale) per nuove istanze di ricerca di idrocarburi in un territorio che ha già 12 permessi di ricerca, 22 concessioni estrattive e 2 campi di stoccaggio del gas. Non si parla, invece, della redazione da parte delle società petrolifere dei piani ingegneristici dei singoli pozzi a tutela delle falde idriche del sottosuolo e del finanziamento degli studi epidemiologici nelle aree attualmente sottoposte a estrazione. Richieste tanto necessarie quanto fattibili, ma si sa, a qualcuno piace mangiare il formaggio con le pere, illudendosi di mantenere il notorio segreto della sua bontà che, invece, è noto a tutti.

 

Pubblicato sul settimanale L'Altravoce N. 4 02/06/2012